E’ ormai diventata credenza popolare il fatto che i film d’animazione siano indirizzati a un pubblico prevalentemente infantile. Nel 1985 nacque in Giappone uno studio che sfatò e tuttora sfata questa superstizione, producendo una vasta gamma di lungometraggi con temi molto forti e concetti di difficile comprensione per un pubblico di bambini, lo Studio Ghibli. I fondatori, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, diedero alla luce il loro studio in seguito al successo riscossa da “Nausicaä della valle del vento”, progetto animato dalla società Tokuma Shoten, che inoltre partecipò alla fondazione del Ghibli. All’inizio, forse, nessuno dei fondatori e dello staff pensava veramente che lo Studio sarebbe esistito a lungo; “Facciamo un film. Se viene bene, ne facciamo un altro. Se è un flop, allora finisce lì…”, questa era il loro pensiero iniziale.

Nel 1986 lo studio esordisce con il suo primo film, che ne garantì la continuità, “Laputa – Castello nel cielo”(esplicito riferimento all’isola descritta ne “I viaggi di Gulliver” di J. Swift), diretto da Miyazaki; ebbe un grandissimo successo e venne premiato in Giappone come miglior film d’animazione.

1988, Isao Takahata porta sul grande schermo “Una Tomba per le Lucciole”. Il film racconta le disavventure di due bambini durante la seconda guerra mondiale, evidenziando gli aspetti più terribili e devastanti che il conflitto ha portato nella vita delle persone; inoltre mostra anche scene di distruzione, sofferenza e morte; non di certo indicate a un pubblico nella giovane età.

Miyazaki non è stato da meno in quanto a tematiche forti, infatti, una parte della sua filmografia è incentrata sulla critica verso, ad esempio, lo sfruttamento oltremodo fuori misura della natura mostrato né “La Principessa Mononoke” del 1997. La storia, ambientata nel periodo Muromachi (1336-1573)  in Giappone, narra il conflitto fra spiriti della natura e l’essere umano che in questo periodo sfruttava in modo eccessivo le risorse delle grandi foreste giapponesi per scopi quali la produzione di armi e il controllo sui commerci.

“I Racconti di Terramare”, realizzato da Goro Miyazaki (figlio del co-fondatore dello studio), prende spunto dalla serie di romanzi e racconti di “Earthsea” di Ursula Kroeber Le Guin. Il film prende in considerazione il dissidio fra bene e male all’interno dell’uomo e la paura verso la morte.

L’opera più recente di Miyazaki, “Si alza il vento”, è la biografia di  Jirō Horikoshi, un ingegnere aereonautico giapponese che visse durante il secondo conflitto mondiale. Non c’è più critica, il film è incentrato sul tema del sogno, Jiro è un sognatore, vuole diventare un pilota, ma la sua miopia glielo impedisce e allora diventa un progettista, ispirato dall’ingegnere italiano Caproni. Nonostante, come quest’ultimo afferma, gli aerei siano usati per scopi militari, il sogno di Jiro di costruire un bellissimo velivolo si è realizzato. Miyazaki descrive le emozioni più elevate, lo splendore di essere vivi in questo pianeta, unito all’esigenza di continuare a vivere nonostante tutto.

Il tutto contornato da una tragica storia d’amore: un amore puro, pieno di problemi e non sempre caratterizzato dal classico e scontato lieto fine. Lo ritroviamo spesso come centro di molti lungometraggi dello studio come “I sospiri del mio cuore”, “Il castello errante di Howl” e “Arietty-Il mondo segreto sotto il pavimento”.

Questo studio e i suoi film dimostrano come, tramite una tecnica del cinema oggi considerata “per bambini”, si possa trasmettere messaggi ed emozioni così forti che possono essere comprese a pieno solo da un pubblico adulto. Forse quando accompagniamo i nostri figli o nipoti al cinema a vedere il Disney o magari il Ghibli in sala, dovremmo sederci sulla poltrona pensando che stiamo guardando un film vero e proprio e non un mero passatempo per bambini e fare più attenzione a quello che il regista, tramite musiche e animazioni, vuole trasmettere al pubblico, ma che solo noi “grandi” possiamo capire.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Studio_Ghibli
“Hayao Miyazaki-Le insospettabili contraddizioni di un cantastorie” di Alessia Spagnoli

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