Il 29 ottobre 1787, a Praga andava in scena per la prima volta Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, amichevolmente abbreviata solo Don Giovanni, e così passata ai posteri. Scritta da un Mozart trentunenne su libretto di Lorenzo Da Ponte e, secondo la leggenda, terminata di comporre la sera stessa della prima, a poche ore dall’inizio, l’opera segna un momento cruciale nella storia del Teatro – che le leggende siano poi vere o meno.

A duecentoventinove anni da quella rappresentazione, nel dicembre 2016, quegli stessi strumenti tornano a suonare a Milano per la prima volta in Italia, con la prospettiva di spostarsi poi, il gennaio prossimo, alla Pergola di Firenze. Ma non sono solo gli strumenti a essere originali: il libretto è proprio il primo manoscritto di Praga, e non quello di Vienna, composto l’anno dopo per il pubblico austriaco e di gran lunga più rappresentato. Così, un team di artisti di cui Barnaba Fornasetti (erede dell’omonima azienda di arti decorative) si fa catalizzatore gratta via le incrostazioni della storia per riportare Don Giovanni alla sua antica grandezza. “È certamente una tra le opere più rappresentate al mondo”, dice Fornasetti, “ma non per questo interpretata nella giusta chiave. Proprio riportarla alle origini le ha reso la sua contemporaneità”.

Perché è questo che sono, Mozart in generale e l’opera in particolare: contemporanei. Don Giovanni non è solo, oltre ogni ragionevole dubbio, uno dei massimi capolavori del repertorio mozartiano: dà anche vita a quel famigerato mito moderno che è, appunto, quello del Don Giovanni.

Ma a questo connubio di antichità e modernità concorrono anche altri fattori: in primis, la formazione dell’orchestra, autenticamente mozartiana. I trenta elementi della Silete Venti! di Milano, alle direttive di Simone Toni, si collocano secondo un’ingombrante disposizione longitudinale, con gli archi contrapposti ai fiati, inseguendo quell’impatto sonoro settecentesco di cui oggi rimane appena una vaga eco. “I teatri hanno perso il loro potere”, sospira Toni: e allora che Don Giovanni possa restituirglielo!

Certo, l’effetto può essere, e ce lo si augura, destabilizzante: non tanto per gli strumenti scaraventati direttamente dall’Età dei Lumi in una buca d’orchestra del nuovo millennio, ma soprattutto perché la potenza del Mozart originale è capace di mettere a nudo l’interiorità di chi ascolta – magari anche senza capire. “E poi,” continua Toni, “destabilizzare non è mai un male, in un universo così omologato”.

Le repliche fiorentine, dal 10 al 13 gennaio 2017, si inseriranno nel calendario degli eventi di Pitti Immagine Uomo 91, proprio per il legame a doppio filo tra il progetto e il mondo di moda e design. Ma non si tratta solo di una festa del costume: secondo le parole di Tommaso Sacchi, capo segreteria cultura del Comune di Firenze, in occasioni del genere un senso di comunità e di totalità pervade il capoluogo toscano. E se, come sostiene la vicesindaca Cristina Giachi, il teatro è lo specchio della società in cui è collocato, l’immagine che questo specchio rimanda sarà più che mai allettante.

E non è neanche solo una rappresentazione di Don Giovanni, per quanto straordinaria, aggiunge poi Marco Giorgetti, direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana: è l’occasione di proporre qualcosa di nuovo e bello che possa cambiare il rapporto con il pubblico e con la società fiorentina.

Date e orari

Mar 10 gennaio 2017, ore 20:15

Gio 12 gennaio 2017, ore 20:15

Ven 13 gennaio 2017, ore 20:15

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