“È dalla piccola patria, la famiglia, che ci si affaccia alla grande patria”.

Sin dall’epoca di Napoleone il concetto di famiglia era fondamentale all’interno di una società. Concetto, quello di rispetto e di famiglia, ancor più radicale e profondo se si parla di un onlus, di un associazione volta ad accogliere i migranti, un problema grandissimo in Italia e non solo.

In Italia sono tante le comunità e i centri di accoglienza per coloro che chiedano asilo ma il centro d’accoglienza “i Girasoli” a Mazzarino ( in Sicilia, provincia di Caltanissetta)  è considerato uno dei migliori per efficienza e professionalità. Nasce nel 2004 quando si occupava di persone con disturbi psichici, mentre è dal 2007 che si occupa dei ragazzi in cerca di una nuova vita, di una nuova opportunità. L’associazione “i Girasoli” è presieduta da Calogero e Cettina che assieme agli operatori istruiscono i ragazzi e proprio Cettina in un’ intervista di 3 anni fa diceva: “Facciamo un lavoro di accoglienza che punta alla relazione prima di tutto. I ragazzi vengono coinvolti  direttamente in tutto quello che facciamo perché accoglienza è soprattutto relazione che si costruisce ogni giorno a poco a poco con un delicato lavoro di tutti”. Da qualche anno vengono  ospitati ragazzi da tutta Italia volenterosi di aiutare e quattro ragazze coetanee degli ospiti del centro di accoglienza  una settimana fa sono partite alla volta di Mazzarino con delle aspettative derivate prevalentemente di preconcetti infondati da persone inconsapevoli di cosa veramente si occupa un centro di accoglienza. Le ragazze al ritorno erano visibilmente emozionate e hanno descritto questa esperienza come unica, molto profonda, che si basava sull’amicizia e come raccontano, tutt’ ora sono rimaste in contatto con i ragazzi del centro i quali sono coccolati come figli dagli operatori. Hanno definito l’esperienza di stare a contatto con i ragazzi come un ondata di energia, un impegno che produce ricchezze e nuove consapevolezze a chi le vive. Le ragazze sono state guidate da Cettina la quale appena arrivate ha suggerito loro di sentirsi come in vacanza, una vacanza istruttiva, piena di valori. Altro aspetto presente quotidianamente nel centro di accoglienza è la musica e più specificatamente la musica di Bob Marley che ha un effetto di tranquillità, di felicità con un ragazzo che confidandosi raccontava che in una canzone del cantante giamaicano si parlava che in futuro ci sarà una casa per tutte le persone senza tetto. Un’ esperienza toccante sotto tutti i punti di vista, che cambia la concezione su degli aspetti molto profondi come potrebbe essere anche un semplice verbo come “sbarcare” che Cettina ha insegnato a non pronunciare perché a sbarcare sono le merci e non le persone e perchè dal mare possono arrivare anche cose belle e non solo scarti.

Fiducia, resilienza e energia. Tre parole per riassumere l’intera esperienza. La fiducia è totale, sia da parte degli operatori sia da parte dei ragazzi verso chi li ha tolti dalla strada. La fiducia come raccontano le ragazze è “l’arma vincente”, rapporti costruiti su rapporti umani veri, con i ragazzi che sin da subito imparano ad essere rispettosi con tutti proprio per poi essere pronti per andare a vivere fuori nel mondo esterno. Fiducia che Calogero e Cettina ripongono in tutti perchè consapevoli di avere a che fare con persone mature.  L’altra parola chiave è resilienza, ovvero la capacità di reagire agli stress. Ogni ragazzo ha la sua storia, la sua motivazione per aver lasciato la terra madre, e chissà quante esperienze traumatiche hanno vissuto  e quante sofferenze hanno sulla propria pelle ma riescono a trovare la forza di raccontare e di andare avanti.

Le ragazze appena tornate a casa hanno immediatamente espresso il desiderio di tornare subito là perchè il rapporto che si era creato era ed è un rapporto molto bello, naturale e sincero. E allora ben vengano le occasioni per gli ospiti del centro di accoglienza di scambi con i loro coetanei .

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