Oggi, 31 ottobre 2017, è stato pubblicato nei cinema italiani Mazinga Z Infinity, sequel delle grandi serie animate mecha degli anni 70-80, che vedevano come principali protagonisti i fratelli Mazinga e Grendizer, da noi battezzato Goldrake. Lo stesso autore, Go Nagai, si è recato nei giorni scorsi alla fiera del cinema di Roma per festeggiare l’evento. Ma che cosa ha voluto proporci esattamente il grande maestro giapponese, a quarantacinque anni dalla prima messa in onda sulle reti nipponiche di Mazinga Z?

Trama: un puro sequel

+++++Attenzione, in questo punto racconteremo solo l’incipit della trama, rivelando esclusivamente i fatti necessari per poter esprimere un’opinione sul film, e narrati nei primi venti minuti della pellicola+++++

Mazinga Z Infinity si pone a tutti gli effetti come un sequel della storia originale, e non tarda nel farcelo capire. A dieci anni dalla sconfitta del popolo dei micenei, l’energia fotoatomica è stata impiegata come fonte di energia rinnovabile e non inquinante, e ha permesso all’umanità di evolversi in maniera esponenziale nell’ambito tecnologico. La pace che regna sovrana nell’intero globo giunge però a termine quando fa la sua comparsa il Dottor Inferno insieme al suo esercito di bestie meccaniche. Questi si presenta con una nuova e potente arma, capace anche di piegare le due resistenti fortezze d’acciaio chiamate Mazinga Z e Grande Mazinga. Koji Kabuto, tuttavia, non gliela darà vinta così facilmente, e salendo ancora una volta a bordo dell’Hover Pilder farà di tutto per salvare il pianeta.

Come la CGI abbia reso questa pellicola unica

Che la Computer Grafica avrebbe rivestito un ruolo fondamentale in questo lungometraggio non era certo una novità, ma se c’era qualche dubbio su come questa avrebbe potuto modificare il layout generale dei robottoni ora è scomparso del tutto. Questa si intona perfettamente con la robustezza e meccanicità dei giganti metallici, facendoli sembrare più veri che mai. Sono state usate in tutto tre tecniche: Tradizionale anime per i personaggi e alcuni oggetti, in CGI per i mecha e in acquerello per alcuni sfondi. Ma tutte e tre sono state equamente distribuite, in modo da rendere il più visivamente godibile la pellicola. Unica pecca possono forse essere le numerose lastre di metallo (e suoi derivati, in questo caso la Lega Z) che ricoprono l’esterno dei robot, che a volte risultano troppo sfarzose, ma è solo un’accortezza. Ben più evidente è invece la semi-staticità delle animazioni dei personaggi. Sono indubbiamente più fluide di quelle degli anni 70 (ci mancherebbe altro!) e perfettamente godibili, ma un Gurren Lagann, sebbene porti già 10 anni sulle spalle, gli è nettamente superiore.

Troppe parole o troppi fatti?

Diciamolo chiaramente: Mazinga Z Infinity riesce ad essere un prodotto che soddisfa contemporaneamente due target diversi. Il primo, quello più giovane e che si sta avvicinando per la prima volta al mondo nagaiano, che può godersi un film d’azione con una trama solida e soddisfacente; il secondo, quello un po’ più anziano, che ha dietro di sé l’esperienza delle serie originali, e che può cogliere ogni riferimento e comprendere a pieno la narrativa della pellicola, strettamente legata alla storia di quarant’anni fa. Ciò nonostante, però, il film è divisibile in blocchi di dialogo e azione, senza sfumature tra loro. Si passa cioè da scene di puri dialoghi che servono a sviluppare la trama a momenti di azione nuda e cruda, dove tutti se le danno senza esclusione di colpi. Alla fine si rimane comunque soddisfatti, ma forse una maggiore mescolanza di questi generi avrebbe reso il film più fluido all’utente medio. Inoltre, parlando unicamente delle scene d’azione, queste possono risultare un po’estranee a chi vide combattere quarant’anni fa i grandi robottoni sul piccolo schermo. Se infatti eravamo abituati a un paladino metallico che a stento riusciva a sconfiggere un solo nemico a episodio, qui spesso riesce a sconfiggerne a centinaia con un solo Raggio Gamma. Lo scontro diventa più arduo con alcuni particolari nemici, ma in generale non può essere considerato un difetto, sia perché questo “power-up” può essere spiegato basandoci sulla trama raccontataci, sia perché è comunque una questione di gusti. Alcuni potrebbero trovare gli scontri troppo frenetici, altri dei tripudi di esplosioni e manovre da lode: ma in ogni caso il lavoro fatto da Toei risulta impeccabile, e studiato col cuore.

Il fanservice si fa sentire… accipicchia se lo fa!

Nota veramente da 10 è stato vedere come Go Nagai abbia voluto soffermarsi su ogni particolare possibile. Ci sono in continuazione riferimenti a personaggi, eventi, armi, episodi e luoghi comuni della serie originale. Perfino quelli più impensabili e arzigogolati vengono menzionati, e potete star certi che fungeranno da test per valutare le vostre conoscenze nagaiane. L’impressione che abbiamo è che, prima di anche solo pensare a produrre Mazinga Z Infinity, il maestro si sia fatto una maratona delle sue stesse serie.

Ma questa è solo una parte dell’”effetto nostalgia” che Go Nagai ha voluto inserire nel film, proponendo anche riferimenti a suoi spin-off e altre sue opere meno conosciute. Ma non è tutto! Una cosa che (parlando un attimo in maniera più personale) mi ha stupito nel profondo è vedere come il maestro si sia chiaramente ispirato anche ad altre opere fatte dai suoi fan, basate sui personaggi di sua invenzione. Si parla, in particolare, di Shin Mazinger Zero, nato dalla mente di Yoshiaki Tabata e disegnato da Yuuki Yogo. Insomma, è vero che una persona qualunque può comunque godersi il film senza conoscere la storia di Mazinga Z, ma un professionista e appassionato del settore, tanto più sono grandi le sue conoscenze in materia, tanto più apprezzerà questo prodotto cinematografico.

Inoltre, come ciliegina sulla torta, i nomi originali delle armi sono stati mantenuti, con delle modifiche davvero lievi (da contarle nemmeno con due dita).

Come nota finale (evitando sempre spoiler) la trama non è delle più semplici da comprendere, e sicuramente non risponde con certezza a tutte le domande che il film ci farà porre. Ma ciò nonostante è un’opera che ben si collega alle serie anni 70, e tutti gli appassionati che sono cresciuti con Mazinga Z potranno tornare piccoli per un’ora e quaranta minuti, ma vivendo allo stesso tempo un’esperienza unica e completamente nuova. Ampiamente consigliato, a grandi e piccini.

Voto: 9.3/10

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