La storia di un ragazzo che ama il calcio da sempre e ha provato a farne la sua vita, andandoci vicinissimo ma senza riuscirci. Essenzialmente questo è il succo di ciò che racconta Giacomo Pisaneschi nel suo ultimo libro “Diventerò un campione”, in cui riesce a mettersi a nudo raccontando la propria adolescenza e cercando di capire perché il suo percorso  calcistico non l’ha portato ai livelli professionistici. Ma questo libro non è una semplice autobiografia o un modo per l’autore di mostrare i propri rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato: Pisaneschi infatti si rivolge direttamente ai ragazzi, ai giovani calciatori che hanno un sogno, e cerca di spiegargli cosa è meglio fare e quali sono gli errori da evitare se si vuole intraprendere una carriera difficile e piena di insidie, che regala molte gioie ma richiede anche grandi sforzi e sacrifici.

L’autore paragona più volte il mondo del calcio a una grande piramide (proprio come quella disegnata nella copertina del libro), con una base larga e accessibile a tutti, ma che si restringe inesorabilmente mentre passano gli anni. Moltissimi giocatori, tra cui Pisaneschi stesso, riescono ad arrivare al penultimo gradino della piramide, senza però riuscire a farel’ultimo salto, quello decisivo, quello del professionismo. Molto spesso non c’è un vero e proprio motivo se questo passo non avviene, ma ci sono una serie di scelte e circostanze che possono essere decisive per scalare la piramide. Nel libro Pisaneschi descrive la sua carriera da giovane calciatore, composta da quattro anni nel settore giovanile viola, due alla Rondinella, l’approdo alla neonata Florentia Viola e mezza stagione al Calenzano in Serie D, per poi scendere nelle serie minori, e racconta la sua adolescenza: di come si cambiacrescendo, di come è difficile per un giovane calciatore cercare di resistere a certe tentazioni come fare tardi la notte, bere un bicchiere di troppo, mangiare cibi malsani o dare meno importanza allo sport. In questo modo fa un’analisi molto lucida e mai noiosa dei motivi per cui non è riuscito a diventare un professionista.

Un altro aspetto molto importante presente in questo libro è l’amore incondizionato che l’autore ha nei confronti del calcio. Sono interessanti alcuni aneddoti, come il fatto che a 5 anni andasse a dormire abbracciando e coccolando un pallone, invece che un orsetto di peluche come gli altri bambini. Ma è molto bella proprio la visione che Pisaneschi ha del calcio: un mondo che aiuta i ragazzi a crescere prima degli altri, a capire il significato di responsabilità, rispetto, sacrificio, umiltà; uno sport che forgia i caratteri e che può salvare molte persone dall’oblio dello smarrimento. Questa è sicuramente una visione controcorrente, visto che l’opinione pubblica tende troppo spesso ad evidenziare i disvalori che il mondo del calcio può trasmettere, ma che quasi sempre sono dovuti all’ignoranza o a certe famiglie, su cui l’autore si sofferma anche in maniera ironica in un intero capitolo. Nel libro sono molte le frasi d’amore rivolte al calcio, ne cito una: “il calcio è vita, abbatte barriere sociali e culturali, economiche e anagrafiche. Lo sport di squadra riporta sempre ai valori essenziali della vita. È una cosa fantastica, inestimabile.”

“Diventerò un campione” edito da Mauro Pagliai editore, è sicuramente una lettura interessante per chi vuol fare il calciatore, ma non solo.  La storia è interessante, appassionante e fa riflettere. Non possiamo sapere quanti ragazzi prenderanno spunto e ispirazione  da questo libro ma intanto Giacomo Pisaneschi è riuscito a scrivere un romanzo nuovo, un qualcosa che prima non c’era e che può essere utile per molte persone.

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