La prima terna del 2019 ha portato con sé degli eventi di grandiosa importanza nell’ambito dell’esplorazione spaziale, poiché si è avuto il primo storico allunaggio sul lato nascosto della Luna, ma anche le prime immagini del corpo celeste più lontano mai raggiunto dall’uomo, Ultima Thule.
Nella notte di oggi, 3 gennaio, la sonda cinese Chang’e-4 è atterrata con successo sulla faccia nascosta della Luna, un traguardo ancora irraggiunto nonostante siano passati quasi 60 anni dalle prime immagini russe del brullo lato oscuro lunare. Si tratta infatti di una missione tutt’altro che priva di complicazioni, complici l’impossibilità di una comunicazione diretta con la Terra (risolta con l’invio nei panni di intermediario del satellite Queqiao nell’orbita lunare) e la notevole asperità del terreno, che rende difficile individuare possibili punti di atterraggio. Dal lander della Chang’e-4 è prevista inoltre la discesa di un rover automatizzato che svolgerà vari compiti di rilevazione.
La missione Chang’e-4 fa parte dell’ambizioso programma spaziale cinese di esplorazione della Luna (CLEP) che vede figurare tra i propri obiettivi anche l’invio di squadre di astronauti proprio sul nostro satellite. La missione successiva, Chang’e-5 (prevista per la fine dell’anno, ndr), sarà dedicata alla raccolta di 2 kg di campioni estratti dal suolo lunare che saranno quindi trasportati sulla Terra dove saranno analizzati: ben 43 anni dopo la sonda sovietica Luna 24, l’ultima a svolgere un compito analogo. È poi prevista un’ulteriore missione sotto il nome della divinità cinese della Luna Chang’e, programmata per i primi anni del prossimo decennio e focalizzata anch’essa alla raccolta di campioni.
A una distanza circa 17000 volte più grande di quella che ci separa dal nostro satellite si è avuto per Capodanno il passaggio della sonda americana New Horizons nelle vicinanze di Ultima Thule, un piccolo corpo celeste (approssimativamente lungo 32 kilometri e largo la metà) orbitante nella fascia di Kuiper. Nella serata di ieri sono arrivate le prime immagini dettagliate di Ultima Thule, dalle quali emerge la sua curiosa forma a “pupazzo di neve” e anche il colore rossiccio della sua superficie. Il flusso di dati raccolti dalla sonda in occasione del suo incontro ravvicinato con Ultima Thule durerà ancora per i prossimi 20 mesi e regalerà altre immagini ancor più dettagliate con cui gli scienziati potranno poi condurre le loro ricerche.
La sonda New Horizons, lanciata nel 2006, aveva già stupito il mondo nell’estate di 9 anni dopo, quando sorvolò Plutone regalandocene le prime spettacolari immagini. Dopo aver raggiunto anche Ultima Thule, la sonda NASA seguirà probabilmente lo stesso destino di deriva delle Voyager 1 e 2, anche se si vocifera l’aggiunta di ulteriori obiettivi sempre inerenti la fascia di Kuiper.