Fra l’inadeguatezza dei mezzi messi a disposizione per la polizia e le problematiche politiche che da sempre attanagliano il nostro paese (corruzione e “interessi” di vario genere ad esempio) la criminalità organizzata in Italia prospera, sia essa italiana, cinese o di qualsiasi altro tipo. Della seconda di queste parla però in dettaglio il libro: LA TRIADE ITALIANA come la malavita cinese sta conquistando l’Italia. E da qui, l’Europa, scritto dal giornalista ed ex poliziotto Giorgio Sturlese Tosi  (editore Rizzoli) e presentato il 31 Gennaio al caffè letterario Niccolini di Firenze alle ore 18:00, nell’ambito delle “Niccolitudini”. Presentato dal brillante anfitrione, l’editore Antonio Pagliai, l’autore ci racconta come l’idea del libro sia nata dopo il suo contatto col mondo della malavita cinese attraverso notizie ricevute a Prato da una squadra anti-mafia. Quest’indagine rapportava la scoperta di quella che sembra essere una vera e propria organizzazione mafiosa cinese in Italia con radici che si espandono in tutta Europa. Quello che l’autore ha scoperto indagando a fondo è che fra omicidi, estorsioni, spaccio, sfruttamento dei lavoratori e commercio illegale queste organizzazioni sono tutt’altro che distanti dalla nostra quotidianità. Sebbene estorsioni ed omicidi sembra siano avvenuti solo all’interno della comunità cinese a contatto con quest’organizzazione, (cosa che non toglie neanche un briciolo della gravità alla faccenda), il commercio illegale ad esempio è parte integrante del nostro sistema: spesso vengono importate quantità enormi di prodotti non verificati (che vengono sovente, ma non sempre, intercettati e sequestrati), sono gestiti poi da queste organizzazioni e rivendute passandole per prodotti in regola. Un esempio? i giocattoli per bambini, prodotti con materiali nocivi per la salute come il piombo: i bambini a volte finiscono con l’ingerire piccoli pezzi dei loro giocattoli è quindi essenziale che essi siano prodotti con i materiali adatti . Un’altra scoperta interessante fatta dall’autore è che la comunità cinese trovandosi in Italia, bloccata dall’enorme barriera della lingua ha finito col chiudersi in parte in se stessa utilizzando addirittura delle “banche” cinesi gestite in nero da persone “di fiducia” che svolgono lo stesso esatto lavoro delle nostre casse di risparmio. Queste banche possono essere nascoste dietro a qualsiasi attività legale e maneggiano somme di denaro enormi: Ancora a Prato ad esempio è stato scoperto un magazziniere che gestiva un’attività “bancaria” clandestina del valore di ben quattro miliardi di euro completamente in nero. Dello sfruttamento dei lavoratori è un esempio lampante è l’incendio avvenuto a Prato nel primo dicembre 2013 dove persero la vita sette operai cinesi letteralmente imprigionati dentro l’edificio lavorativo. Un altro grande problema che rende il lavoro delle squadre d’ indagine anti-mafia ancor più difficile di quanto già non sia è la mancanza di comunicazione fra le vittime di queste organizzazioni cinesi, che spesso non vanno a chiedere aiuto in questura. Di conseguenza le indagini vengono svolte nella stragrande maggioranza di casi sulla base d’ intercettazioni telefoniche dei sospettati. Proprio da una di queste intercettazioni riferite da Sturlese Tosi si scopre che l’undici dicembre del 2017 il presunto boss dell’organizzazione di cui parla il libro portò a cena fuori e a giro per Roma un sottosegretario del governo cinese che quella stessa mattina stava discutendo di affari e politica con l’allora premier Gentiloni. Nella registrazione inoltre il presunto capo mafioso parlava con un suo sottoposto con un’aria quasi di superiorità quando si riferiva al sottosegretario. E con questa storiella davvero preoccupante la presentazione si conclude ma … non per il Leomagazine (cfr. il prossimo articolo).

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