Era il 29 aprile del 1990, quando allo scoccare del 90′ nello stadio San Paolo di Fuorigrotta, al triplice fischio dell’arbitro Sguizzato di Verona, partì la grande festa dei partenopei e così piazze e strade si colorarono d’azzurro”.

La Società Sportiva Calcio Napoli venne fondata il 25 agosto 1926 dall’industriale napoletano Giorgio Ascarelli e col tempo è divenuta la squadra più titolata del meridione con un palmarès che comprende 2 scudetti (1987,1990) 5 Coppa Italia (1962,1976,1987,2012 e 2014), 2 Supercoppe Italiane (1990 e 2014) e una Coppa Uefa (1989).

Il suo colore sociale è l’azzurro e lo stemma ufficiale è rappresentato da un cavallo inalberato su fondo celeste.  

Sicuramente gran parte dei meriti dei successi della società è da attribuire al  presidente Corrado Ferlaino, un imprenditore di successo che,  il 30 giugno del 1984, grazie anche alla sua caparbietà, acquistò dal Barcellona il famoso talento argentino Diego Armando Maradona per la modica cifra di 15 miliardi di lire. 

Il 5 luglio 1984 un “piccoletto” di nome Diego entrò allo stadio San Paolo e cominciò a palleggiare dimostrando tutto il suo talento, alzò il braccio in segno di vittoria e salutò i suoi tifosi estasiati, oltre 70.000 persone, li solo per lui.

Tutta la città era incredula e meravigliata davanti a quel piccolo fenomeno e nessuno poteva immaginare che il talento argentino avrebbe regalato al Napoli  anni di successi e gloria, che sarebbero rimasti indelebili nella storia calcistica partenopea.

Il primo scudetto fu conquistato dalla SSC Napoli il 10 maggio 1987 sotto la guida dell’allenatore Ottavio Bianchi, ma, indubbiamente più appassionante, fu la lotta con il Milan per la conquista del secondo scudetto. 

Dopo un’avvincente “battaglia” sportiva durata l’intera stagione, e un’ altalenante lotta per la conquista della vetta, le sorti delle due squadre si decisero proprio nelle ultime partite. Ad alterare gli equilibri fra Napoli e Milan fu un gesto che rimarrà negli annali del calcio e che segnò il destino del campionato. 

L’ 8 aprile 1990 il Napoli affrontò a Bergamo l’Atalanta, era la trentesima giornata di campionato e ne mancavano quattro al termine. La gara era incanalata sullo 0-0 e il Napoli non riusciva a sbloccare il risultato, quando al 75’ Alemao, grintoso centrocampista azzurro, fu colpito da una monetina piovuta dagli spalti. Il calciatore azzurro cadde rovinosamente a terra con una copiosa ferita alla testa e, seppur prontamente soccorso, non riuscì a proseguire la gara ed uscì dal campo.

La partita finì, quindi, con il risultato di 0-0 così come a Bologna dove il Milan affrontava la squadra di casa. 

Per il gesto subito da Alemao la SSC Napoli propose ricorso al Tribunale Sportivo a seguito del quale, il giudice assegnò la vittoria alla ricorrente a “tavolino” per 2-0. Con i due punti ottenuti dalla vittoria il Napoli raggiunse il vertice della classifica.

Nelle successive gare il Napoli mantenne saldamente il primo posto anche se il destino dell’intera stagione si decise solo all’ultima partita

Era, appunto, il 29 aprile 1990 quando il Napoli affrontò la Lazio nel proprio stadio davanti a circa 70.000 tifosi, “una sola partita per decidere un intero campionato”.

Al 7° minuto dell’incontro il difensore Marco Baroni fece esplodere di gioia lo stadio grazie al gol realizzato di testa su un cross del solito Diego Armando Maradona, soprannominato ben presto dai suoi tifosi: “El Pibe de oro”. 

Allo scadere del 90° l’arbitro dichiarò la fine della partita ed il Napoli, sotto la guida di Alberto Bigon, superò anche l’ultimo ostacolo. Conquistò, quindi, il suo secondo scudetto a discapito del Milan che arrivò secondo, ma che si sarebbe consolato lo stesso anno con la conquista della Coppa dei Campioni e con il conferimento del titolo di capocannoniere al suo gioiello Marco Van Basten, che realizzò ben 19 reti. 

Indubbiamente l’intera squadra, composta da puri talenti come i giovani Ferrara, Crippa, Zola e De Napoli, fu protagonista dell’indimenticabile impresa e tutti furono considerati degli eroi. Un cenno particolare va, però, attribuito al tridente che terrorizzò i difensori avversari e che esaltò la passione dei tifosi napoletani, la famosa “MAGICA” composta dai tre formidabili attaccanti: Maradona, Giordano e Careca.

Vincere il 2° scudetto dopo appena due stagioni fu un evento unico, la città “esplose” in un contesto di fuochi d’artificio, luci, cori, canzoni, feste di piazza e “caroselli”. La città si strinse ancora una volta sotto un’unica bandiera colorata di azzurro.

Passarono mille giorni tra il primo e il secondo scudetto, mille giorni per riscattare un popolo troppo spesso sotto i riflettori dell’opinione pubblica, mille giorni per portare alla ribalta un’intera popolazione desiderosa di rivalsa.Nonostante sia ormai trascorso molto tempo da quel magico evento, l’intera città di Napoli ed i suoi tifosi continuano ad incoraggiare e sostenere i propri “eroi” affinché un giorno quella gloriosa festa si possa ripetere con la vittoria di un ulteriore scudetto già da troppo tempo ambito.                      

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