Uno fra i problemi maggiori che ha portato questa pandemia è stato senza dubbio quello economico: fra azioni in rosso, picco negativo di vendite e chiusure totali di negozi, possiamo sicuramente appurare che l’Italia sta passando un periodo nero da questo punto di vista. Tuttavia anche in questo caso sono state presenti le dovute eccezioni, e proprio a questo proposito ci ha parlato nel dettaglio Ali Tayyebi, titolare e fondatore di Setarè Firenze, (azienda che produce prodotti cosmetici), che è riuscito con capacità di duttilità quasi Machiavelliane ad adattarsi prontamente alla crisi senza farsi sopraffare, realizzando così un prodotto del tutto innovativo. Ringraziamo ancora per la sua disponibilità e cordialità, nel rispondere alle nostre domande.

Di cosa si occupa e che tipo di attività gestisce?

Sono titolare e fondatore di “Setarè Firenze” azienda che produce e commercializza cosmetici ECO-BIO certificati, in Toscana. I nostri prodotti vengono distribuiti in tutta Italia e all’estero, per esempio esportiamo i nostri prodotti in Cina, in Russia, nei Paesi Baltici, in Austria, in Svizzera e anche negli USA. Produciamo qua in Toscana grazie alla grande tradizione artigianale, che però è abbinata allo studio di antichi testi persiani. Io sono di origine persiana ed ho studiato molto come venivano abbinate diverse tipologie di piante, attraverso l’analisi di testi antichi di 700 anni fa. Applichiamo queste nostre conoscenze nella formulazione di formule che costituiscono i nostri cosmetici, che sono tutti ECO-BIO, rispettosi della natura e della fisiologia delle persone.

Per quanto riguarda la crisi attuale causata dal Coronavirus, la sua azienda come ha affrontato questa situazione, si è dovuto “arrangiare” e gestire la crisi autonomamente o ha potuto supportarsi a vicenda in collaborazione con altre aziende?

Bella domanda. Ovviamente questo momento di crisi ha creato gravi danni a quello che è il conto economico di “Setaré” in quanto abbiamo subito la chiusura dei nostri rivenditori: soltanto in Italia ne abbiamo 200 che acquistano i nostri prodotti e li rivendono sul mercato. All’inizio del mese di marzo, seguendo le direttive dello Stato hanno dovuto chiudere, per cui non hanno potuto vendere e di conseguenza non hanno potuto acquistare nessun prodotto da noi. Tutto questo ci ha portato a due gravi conseguenze: i rivenditori non avendo potuto vendere non hanno acquistato niente da noi, di conseguenza non abbiamo venduto nulla; loro non vendendo, non lavorando, non hanno la possibilità di saldare i debiti con noi, noi abbiamo crediti nei loro confronti che ad oggi non riescono a saldare. Abbiamo quindi subito un doppio danno che ci ha creato momenti di difficoltà che perdurano tuttora. Come sempre in tutte quelle che possono essere le difficoltà ci possono essere anche delle opportunità: per questo già dal mese di febbraio avendo intuito come sarebbero andate le cose, ho avuto la possibilità di muovermi in anticipo e ho cercato di trovare una soluzione. Invece di stare con le mani in mano ho cercato di rispondere alla crisi, buttando la mia azienda nella produzione di un prodotto che potesse essere allo stesso tempo utile ai consumatori in questo momento e utile alla azienda per contrastare la crisi. Noi lavoriamo sempre sull’innovazione e anche in questo caso abbiamo lavorato su qualcosa che sta risultando molto interessante e molto ben percepito da parte dei consumatori. Abbiamo creato il primo e unico igienizzante in crema cosmetica; tutto quello che attualmente è stato prodotto dalle altre aziende riguarda gel idroalcolici; abbiamo fatto un passo avanti anche per aiutare quelle persone che hanno riscontrato dei problemi con i gel e siamo riusciti ad ideare e progettare questo nuovo prodotto, chiamato “Guardian”. Si tratta della prima crema igienizzante in tutta Europa e in tutto il Mondo, che quindi permette di igienizzare senza causare i problemi degli altri gel. Abbiamo realizzato questo prodotto molto velocemente, lo abbiamo subito messo sul mercato e ora lo stiamo vendendo sia in USA che in Italia, siamo in trattativa anche con dei rivenditori in UK e Irlanda, in questo momento in Italia lo stiamo distribuendo tramite due canali importanti che sono il canale della farmacia e quello della libera distribuzione. Questo prodotto dal mio punto di vista rispecchia un modo di lavorare che ci sta premiando e che sta coprendo in parte i buchi lasciati dalle mancate vendite degli altri prodotti. Ad oggi stiamo vendendo solo questo prodotto.

Secondo lei, dopo la fine della crisi covid-19, ne risentirà allo stesso modo la medio/piccola e la grande impresa? Dopo questa esperienza pensa che sarebbero più pronte ad affrontare un’altra crisi del genere?

Secondo me, dipenderà molto da quando usciremo da questa crisi, purtroppo nessuno sa quanto la “coda” sarà ancora lunga. Vedendo l’esperienza cinese, sono entrati molto prima di tutti noi e sono anche usciti prima di tutti noi e ora stanno rifacendo i conti con alcuni casi, che gli stanno mettendo grande paura. A Yuan c’è stato anche un ritorno, nessuno sa quando finirà. Le conseguenze che vivrà la medio/piccola e la grande impresa dipenderanno da quando finirà questa situazione e da quando saremo in grado di gestire il problema, questo periodo non sarà molto lungo. Secondo me le conseguenze possono essere in qualche modo gestite, quasi tutti i virologi del mondo stanno dicendo che ad ottobre bisognerà aspettarci un’altra ondata di contagi e senza sapere quando finirà. Io sono un imprenditore che ha sempre cercato di avere un’ottica verso il futuro, ma adesso nessuno di noi ce l’ha: se finirà presto le conseguenze saranno minori se no saranno drammatiche. Una volta usciti da questa crisi , il solo fatto di esserci riusciti significa essere stati in grado di creare degli strumenti per superare il problema, i quali ci renderanno più forti per affrontare una possibile ricaduta, in modo tale che la seconda ondata non venga presa così di sorpresa. Immaginiamo soltanto anche il modo di lavorare di come sta cambiando e credo che cambierà ancora nel futuro; lavorare a distanza si è dimostrato addirittura più produttivo in alcuni casi di quello che è il lavoro in ufficio, ci sono tanti strumenti che questo periodo ci sta dando, essi ci aiuteranno in futuro ad affrontare diversamente un eventuale prossima crisi.

A proposito dei nuovi strumenti e le opportunità che si possono creare da una situazione di crisi, lei è riuscito a sfruttarla sia per quanto riguarda la sua azienda sia per quanto riguarda gli e-commerce, crede che sia un settore in avanzamento? Pensa che dopo la fine di questo periodo potrà essere un’arma in più?

La mia opinione dipende moltissimo dai settori, purtroppo non si può generalizzare come sempre, anche in questo caso non lo si può fare. Le vendite online sembrano aver avuto una crescita enorme in alcuni ambiti, ma in quello dei cosmetici non abbiamo notato questo enorme incremento; anche i nostri settori di e-commerce – ne abbiamo veramente tanti – non hanno registrato questa enorme crescita, sicuramente c’è stato un miglioramento di lavoro per loro ma non poi così significativo. Ci sono alcuni settori in cui i prodotti venduti hanno molto a che fare con le emozioni quindi in un momento di difficoltà, quando psicologicamente sei provato, quelle emozioni non le vivi allo stesso modo; quindi i tuoi bisogni non sono gli stessi. Stando a casa ci sono cose che non comprerei, non perché voglio risparmiare ma perché emozionalmente non sono in condizioni di comprare quei determinati oggetti. Purtroppo, sembra che nell’ambito della cosmetica il caso sia stato questo. C’è stata una crescita delle vendite su e-commerce ma non è mai equiparato a tutto quello che non è stato venduto presso i punti vendita fisici: se tutto quello che avrebbero dovuto vendere i negozianti di cosmetici l’avessimo messo sull’e-commerce le vendite avrebbero dovuto triplicare o quadruplicare. cosa che non è avvenuta, c’è stato soltanto un piccolo incremento.

Per quanto riguarda l’evoluzione dei wholesalers, come la vede? Perché in questo periodo ci sono molte notizie che circolano sul fatto che fossero comunque in crisi.

Io penso che questa sia una realtà, oggi il business è molto collegato in tutte le sue parti. È cambiato un po’ tutto nel modo di fare di oggi, già il fatto che i negozianti vogliano fare meno magazzino possibile fa sì che il magazzino dal punto di vista dei grossisti abbia un’importanza sempre maggiore. Nel momento in cui poi i negozi non ci sono, questi grossisti si trovano con grandi quantità di merce di cui non sanno cosa fare o a chi vendere e di conseguenza si trovano “in pancia” una grande quantità di prodotti che dovranno pagare ma non riescono a distribuire. Noi siamo anche produttori ma non abbiamo una produzione interna, ci rivolgiamo ai terzisti che elaborano le nostre formule secondo le nostre indicazioni; buona parte di loro, se è riuscita a convertirsi in qualche prodotto igienizzante è sopravvissuta, ma la maggior parte che non è riuscita a fare questo si trova davvero in grave difficoltà in questo momento. se lo stato non interviene in modo serio si perdono                                                                                                           

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