“In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”.

Queste sono le parole di un parente degli assassini di Willy Monteiro Duarte al seguito del suo brutale omicidio avvenuto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 a Colleferro.

Venti minuti di pestaggio da parte di quattro ragazzi tra i 22 e i 26 anni hanno tolto la vita all’aiuto cuoco residente a Paliano di origini sudamericane nato in Italia.

Lui di anni ne aveva 21 e purtroppo li avrà per sempre, con l’unica colpa di aver avuto troppo altruismo ed essersi fermato a moderare un litigio che stava avvenendo in largo Orbedan intorno alle due di notte, scaturito da una di quelle dispute tra ragazzi che normalmente non portano certo a fatti di cronaca.

Lui e altri che avevano le sue stesse intenzioni pacifiche sono stati accerchiati ma, mentre gli altri sono riusciti a scappare, il ragazzo con il sogno di diventare un calciatore è stato massacrato in un modo feroce e disumano.

Willy è morto nel tragitto verso l’ospedale a causa delle gravissime lesioni riportate, dopo aver chiesto pietà e aver gridato aiuto sotto i calci degli aggressori.

Altri due coetanei del suo gruppo sono rimasti feriti con prognosi di dieci giorni e i molti testimoni dell’accaduto sono sconvolti e addolorati, oltre che assediati dalla stampa e in certi casi spaventati da possibili minacce.

I suoi assassini sono fuggiti in macchina insieme a una quinta persona per poi essere rintracciati e arrestati dai carabinieri ma hanno avuto comunque il tempo di pubblicare un video ironico su Facebook dopo il pestaggio.

Gabriele e Marco Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli sono adesso indagati dal PM Paoletti. L’accusa è di omicidio volontario, aggravato da futili motivi.

I due fratelli Bianchi sono appassionati di MMA e avevano già precedenti penali per rissa ma il loro fratello maggiore li difende sostenendo che nonostante l’attitudine da spacconi non si sarebbero mai spinti tanto in là, in linea con i principi di rispetto per l’avversario nello sport che praticano.

Alcune testimonianze però accusano chiaramente i due e ci sono anche alcuni video delle telecamere di sorveglianza che aiuteranno a ricostruire la scena.

Nel frattempo tornano a galla altre risse nelle quali sono stati coinvolti e un testimone riporta che “sono due anni che spadroneggiano a Colleferro e in zona. Prima o poi sapevamo che sarebbe successo qualcosa di brutto”.

La questione ha anche scatenato un dibattito tra chi punta il dito allo sport che potrebbe incitare alla violenza e chi al razzismo, cosa da non escludere ma che come spesso succede è stata trasformata in una discussione politica.

Quel che è certo è che questo fatto ha lasciato un’intera comunità sconvolta e ferita a partire dalla famiglia della vittima, gli amici, i conoscenti, tutti i presenti e i testimoni fino ad arrivare a toccare l’opinione pubblica.

Le persone coinvolte più strettamente chiedono di rispettare il dolore, la rabbia e soprattutto la privacy degli innocenti e di chi ha cercato di aiutare, senza romanzare l’accaduto.

Loro non erano lì quella sera per vedere il proprio nome associato a un omicidio, non erano preparati alla violenza, al rischio di essere uccisi insieme a Willy e alle ripercussioni.

I familiari del ragazzo di certo non si sarebbero mai aspettati una cosa del genere ma magari avrebbero preferito evitare di essere definiti “immigrati ma comunque gente perbene” in un momento così tragico e sensibile dove questa precisazione suona ridicola e inutile.

E infine Willy non sarebbe mai dovuto morire così, vittima della violenza spietata dei suoi aggressori e dei commenti insensibili da parte di alcuni.

Sarà ricordato con quel rancore profondo che caratterizza le morti degli innocenti nonostante la giustizia e le condoglianze, ma si spera che almeno ciò porterà attenzione e aiuto a una comunità che evidentemente ne ha bisogno.

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