Chi non ha mai sentito dire che le scimmie sono i nostri cugini alla lontana? E chi comunque non ha ritenuto che fossero una specie come tante altre, sottomesse dall’intelligenza umana derivata dalla formidabile evoluzione della nostra specie? Ebbene se nei passati 2,5 milioni di anni le altre specie, e in particolare i primati, sono stati lasciati indietro nella grande corsa che è l’evoluzione, adesso i nostri cugini hanno iniziato a recuperare terreno.

Orami da qualche anno varie specie di primati in diverse aree del mondo sono state osservate mentre utilizzavano utensili di pietra, molto simili alle amigdale degli uomini primitivi, per aprire noci, frutta con guscio e addirittura altre rocce per arrivare ai sali minerali contenuti al loro interno.  Non solo è impressionante vedere le capacità di apprendimento degli altri primati, ma ancora più sorprendenti sono le analogie con i primi passi che anche il genere Homo ha fatto diversi millenni fa; quindi non è assurdo dire che altre specie, diverse da Homo sapiens stiano iniziando il proprio percorso evolutivo, seguendo la strada dei loro predecessori.

Come è successo per noi, non si tratta di un’evoluzione “simultanea” di tutte le specie, anzi per il momento sono stati individuati solo quattro gruppi capaci di utilizzare utensili di pietra come martelli, anche se dopo aver aperto il nutrimento in questione tendono ad abbandonare lo strumento. Queste quattro specie sono: il Cappuccino Panamense dalla faccia bianca (cebus imitator) osservato presso il Coiba National Park, il Cebo Barbuto (sepajus libidinosus) studiato presso il Serra de Capivara National Park, il Macaco Cinomologo o di Buffon (macaca fascicularis) in Thailandia e Birmania e infine gli Scimpanzé (pan troglodytes) nella foresta della Costa d’Avorio in Africa. In particolare gli scimpanzé e i cappuccini barbuti sembra che siano entrati nella loro età della pietra da almeno tre o quattro mila anni.

Nonostante tutto questo si potrebbe dire di essere un po’ delusi dal fatto che gli strumenti siano limitati all’estrazione dei nutrimenti tramite percussione e ancora non siano arrivati a utilizzare utensili per tagliare o raschiare, infatti le “pseudo-amigdale” sarebbero sottoprodotti non voluti causati dalla estrazione dei sali minerali.

Come se non bastasse il deciso progredire nell’evoluzione a dimostrare l’intelligenza dei primati, negli ultimi tempi un gruppo di macachi di Buffon residenti a Bali, in Indonesia presso la sacra foresta di Ubud ci hanno studiati a loro volta e hanno capito numerose cose sulle nostre abitudini, per esempio che siamo disposti a pagare un bel riscatto in banane per riavere il nostro telefono. Si tratta proprio di questo: furti che puntano agli oggetti che hanno individuati come più preziosi per noi, ad esempio telefoni, portafogli o gioielli per richiedere un pagamento in cibo per riceverli in dietro.  Questo particolare comportamento appreso dai macachi non è ancora stato riscontrato in altri gruppi, neanche della stessa specie. Questo sta a indicare che è stato un comportamento appreso e trasmesso tra le diverse generazioni della colonia del tempio di Uluwatu di Bali.

A questo punto non possiamo più permetterci di ignorare i coinquilini di questo pianeta, che sembrano poter ripercorrere il cammino che ha fatto l’uomo nell’evoluzione, soprattutto considerata l’abbondanza di modelli da imitare. E noi cosa faremo? L’uomo li lascerà evolvere oppure sarà tanto terrorizzato dall’idea di dover convivere in futuro con un’altra specie intelligente che arriverà a sopprimerla, come ha fatto con tutti gli altri gruppi del genere Homo? Oppure le scimmie potrebbero diventare le future padrone della Terra nel caso della nostra estinzione? Senz’altro ci vorrà molto tempo per ottenere delle risposte, a noi ci sono voluti due milioni e mezzo di anni, a loro non lo possiamo sapere…

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