Vaccini: da qualche mese a questa parte sono l’argomento centrale di cronaca, politica e società. Al successo della campagna vaccinale è legata la ripresa economica del paese, il ritorno alla normalità per tutti noi e l’uscita da un incubo che dura da un anno e mezzo. Diversi ricercatori e case farmaceutiche hanno dato il massimo e hanno letteralmente corso una corsa contro il tempo per riuscire a trovare un vaccino anti-Covid, cercando di creare una soluzione il più sicura possibile che potesse prevenire i contagi e le terribili morti. I protagonisti del momento sono Pfizer, AstraZeneca, Johnson&Johnson e Moderna, anche se, purtroppo, in alcuni casi questi hanno generato l’effetto contrario di quello desiderato. Nelle ultime settimane ci sono stati casi nel mondo in cui persone che hanno ricevuto una dose di AstraZeneca hanno mostrato in risposta rari eventi di trombosi e effetti collaterali, i quali hanno addirittura portato alla sospensione delle somministrazioni in Danimarca

Hanno mostrato effetti collaterali reali e gravi”, ha spiegato il capo dell’agenzia sanitaria Soren Brostrom. “Sulla base di una considerazione generale, abbiamo quindi scelto di continuare il programma di vaccinazione per tutti le categorie di persone senza questo vaccino”. 

In Italia i vaccini protagonisti sono stati quelli di Pfizer-BioNTech e AstraZeneca, che naturalmente non sono gli unici presi in considerazione. Sono stati infatti ordinate le prime dosi dei vaccini Johnson&Johnson, ormai da mesi in uso negli Stati Uniti, anche per noi italiani. E proprio quando le 184mila dosi sono arrivate e tutto sembrava pronto per iniziare la somministrazione, le dosi sono state stoppate il 13 Aprile dall’azienda stessa, dopo che gli Usa hanno bloccato la somministrazione in seguito alla segnalazione di alcuni eventi legati alla coagulazione sanguigna che hanno portato a una rara malattia. I vaccini al momento si trovano nell’hub della Difesa a Pratica di Mare, dove rimarranno in attesa delle verifiche sui rari eventi accaduti in America. Il Ministro Speranza ci rassicura che l’Italia è in contatto con l’Ema, e che nei prossimi giorni verrà valutata quale sia l’opzione migliore. 

“Sono un evento estremamente raro. Ce ne sono stati sei su 6,85 milioni di dosi somministrate, il che significa meno di uno su un milione” afferma Anthony Fauci, immunologo della task force contro il coronavirus negli Stati Uniti.  

Sembra quindi che, anche se particolarmente rari, ci siano stati casi in cui Johnson&Johnson e AstraZeneca abbiano procurato più male che bene. Ma quali sono effettivamente le differenze fra i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson? I vaccini in questione sono entrambi a vettore virale, cioè che utilizzano un virus (nel loro caso l’adenovirus) modificato in laboratorio e totalmente inattivato capace di portare alle cellule immunitarie l’informazione della proteina Spike, utilizzata dal Sars-Cov-2 per infettare le nostre cellule. Mentre AstraZeneca utilizza l’adenovirus degli scimpanzé, Johnson&Johnson utilizza quello degli umani. La differenza principale fra questi due è però che AstraZeneca è un vaccino che prevede una doppia dose, così come anche dei vaccini del tutto diversi (come quelli a mRNA), mentre invece Johnson&Johnson è un vaccino monodose, che prevede quindi un’unica somministrazione. Di tutti i vaccini anti-Covid che al momento sono sul mercato, solo Johnson&Johnson è monodose. Il resto ne prevede due, in quanto la seconda dose è legata alla capacità del sistema immunitario, attraverso una nuova esposizione all’antigene da combattere, di dare una risposta immunitaria più efficiente e a lungo termine. In generale, infatti, l’efficacia dei vaccini è maggiore dopo la somministrazione della seconda dose. Johnson&Johnson ha cambiato però le carte in tavola, riconducendo la ragione della singola dose all’utilizzo di un vettore “altamente immunogenico dopo una singola dose”, capace di indurre una risposta immunitaria forte. In sostanza, Johnson&Johnson afferma che una sola somministrazione è più semplice e offre comunque una buona protezione dalla malattia.  

Nonostante i vari problemi la campagna vaccinale ha finalmente preso un buon ritmo, facendoci sperare in un miglioramento della situazione, in modo da poter avere un’estate il più “normale” possibile e poter beneficiare nuovamente del turismo, la nostra principale risorsa economica. 

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