Aveva soltanto 22 anni Luana D’Orazio, l’operaia e giovane madre di un bambino di 5 anni che è morta 2 giorni fa, 3 maggio, mentre lavorava in una fabbrica tessile della provincia di Prato, a Oste di Montemurlo. La giovane, residente a Pistoia, è rimasta intrappolata in un macchinario. L’incidente è avvenuto poco dopo le 11:30 e nonostante la chiamata al 118 per lei non c’è stato niente da fare.

Stava lavorando a un orditoio, quando è rimasta agganciata nel rullo ed è stata inghiottita dal macchinario. Sul posto sono intervenuti gli ispettori del lavoro dell’Asl che hanno effettuato i controlli per ricostruire le dinamiche esatte dell’incidente e capire se si sia trattato di un errore umano o di un mancato rispetto delle norme di sicurezza. Il macchinario è sotto sequestro così come tutta l’area della tragedia.

Ora la procura di Prato potrebbe inviare avvisi di garanzia ai titolari dell’ azienda per cui lavorava la donna. Si tratterebbero però di atti dovuti, come già sottolineato dagli investigatori, che hanno aperto un’ inchiesta per fare chiarezza sull’ accaduto.

Questo però non è il primo incidente mortale avvenuto sul posto di lavoro in quella zona quest’ anno. Un’ altra vittima, sempre 22enne, è stata Sabri Jaballah. Morto il 2 febbraio scorso, anch’ egli ha perso la vita intrappolato all’ interno di un macchinario; ieri invece a Busto Arsizio è morto schiacciato da un tornio, mentre stava lavorando, Christian Martinelli, un uomo di 49 anni; è possibile continuare così? Perché non vengono fatti più controlli nelle aziende?

Ad oggi, il numero di morti per incidenti sul posto di lavoro nel 2021 conta 185 persone, con un aumento dell’ 11,4% rispetto a quello dello stesso periodo del 2020. È comunque da sottolineare che tale percentuale è fortemente influenzata dalla pandemia, che ha costretto la chiusura temporanea di tantissime aziende. Malgrado ciò, i dati rimangono altissimi e preoccupanti.

L’ Italia ha detenuto per quasi un decennio, dal 1998 al 2005, il record negativo di incidenti mortali sul lavoro. Nonostante ciò il numero di morti è costantemente diminuito dagli anni sessanta, non risultando tuttavia mai uno dei migliori in Europa. Ad oggi i numeri di questa strage silenziosa variano di anno in anno. Negli ultimi cinque si sono alternati anni che hanno fatto registrare un forte incremento di decessi, ad altri che ne hanno evidenziato un importante calo. Per citare un esempio, nel 2018 si sono registrati 704 morti, incrementando così del 4,5% i decessi dell’ anno prima, che erano stati 617. Un anno più tardi però, questa dato ha registrato un decremento notevole arrivando a contare 628 morti. Questi dati, è bene chiarire, si riferiscono soltanto alle vittime decedute sul posto di lavoro, che non vanno quindi confuse con quelle decedute in itinere (lavoratori che hanno perso la vita durante il tragitto casa-lavoro). Insomma, stabilire se vi sia una crescita o un calo costante delle vittime di questa strage è quasi impossibile e nemmeno più importante di tanto. La domanda fondamentale è chiedersi come evitare che queste tragedie continuino ad accadere.

Le varie leggi di tutela dei lavoratori, di cui  l’Italia ha cominciato a dotarsi già dalla fine dell’800 sembrerebbero dunque non funzionare. Ma è proprio così? Le norme, che sicuramente sono tante, per essere rispettate hanno bisogno di persone che  controllino la loro applicazione. Nel nostro paese questo compito era principalmente affidato all’ INAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro)  e all’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale). Nel 2017 venne istituito L’Ispettorato Nazionale del Lavoro che assorbì le competenze dei primi due enti. Questo nuovo ente dovrebbe dunque controllare la sicurezza sui luoghi di lavoro ma al 31/12/2020 la consistenza del corpo ispettivo effettivamente adibito alla vigilanza era complessivamente pari a 6.515 unità (di cui 1.021 ispettori dell’INPS e 246 ispettori dell’INAIL); oltre il 10% delle quali prevalentemente adibite a funzioni di polizia giudiziaria (militari del Comando Carabinieri per la Tutela del lavoro). Dunque solo circa 6000 unità sono incaricate di  controllare circa 5,3 milioni di PMI (piccole e medie imprese), compito difficile se non impossibile: infatti i controlli nel 2020 sono stati 79.952. Senza possibilità di controllo diventa difficile sanzionare e prevenire chi non rispetta le leggi sulla sicurezza dei luoghi di lavoro favorendo eventi come quelli in cui ha perso la vita Luana D’Orazio.

Come sempre, ci accorgiamo che le cose non funzionano solo dopo una disgrazia. Era evitabile la morte di una giovane madre come Luana ? Serviva questo tragico evento perchè si parlasse ma soprattutto si agisse per tentare di prevenire gli incidenti mortali sul lavoro? Sicuramente queste tragedie non sono una problematica nata da poco a cui non abbiamo mai assistito. Senza possibilità di controllo diventa difficile sanzionare chi non rispetta le leggi sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Dunque, se veramente vogliamo che le parole pronunciate, per esempio durante la festa del Primo maggio, abbiano un senso, dobbiamo impegnarci perché i controlli siano più efficaci. La prevenzione che passa principalmente attraverso un impegno delle Istituzioni preposte è l’unica arma con cui possiamo evitare che altre lavoratrici e lavoratori si alzino la mattina per andare a lavorare e non ritornare più dai loro cari.  

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