Falstaff, l’ultima opera di Giuseppe Verdi, è un vero capolavoro teatrale, sicuramente l’opera più divertente del compositore emiliano, ben più noto per il filone tragico; e questo grazie anche a un altro genio, poetico e musicale, che collaborò con lui: il poeta – musicista autore del libretto, Arrigo Boito. Titolo molto “frequentato” al Maggio Musicale Fiorentino che ne ha viste varie edizioni, le ultime due con la direzione del maestro Zubin Mehta. Se non abbiamo interpretato male un’anticipazione del sovrintendente Alexander Pereira, dovrebbe esserci anche nel cartellone della prossima stagione, con protagonista Nicola Alaimo, interprete di Michonnet nella splendida Adriana Lecouvreur, da poco rappresentata. 

Ingiustamente Falstaff non è una tra le opere più blasonate e più conosciute di Verdi, anche perché è la sua unica opera comica (a parte lo sfortunato Giorno di Regno) ; questo non vuol dire che non sia un capolavoro, anzi tutt’altro: secondo alcuni critici e studiosi verdiani sarebbe addirittura il capolavoro assoluto del maestro, tesi questa alquanto contestata dai “melomani” che non vi ritrovano quelle arie e quella vocalità che amano tanto. L’opera si divide in 3 atti e fu rappresentata per la prima volta al Teatro della Scala di Milano, il 9 febbraio 1893, riscuotendo un notevole successo.

L’opera è ambientata nell’Inghilterra del XV secolo, all’osteria della Giarrettiera di Windsor il vecchio e grasso Falstaff spedisce due lettere d’amore identiche a Meg ed Alice, due donne ricche e sposate, che vuole sedurre perché a corto di denaro. Purtroppo per lui Alice e Meg sono amiche e raccontandosi della lettera ricevuta da Falstaff si accorgono che le due lettere sono uguali. Decidono quindi di fargliela pagare e architettano un piano coinvolgendo anche l’amica Quickly, che incontra Falstaff e gli comunica che Alice, approfittando dell’assenza del marito, lo aspetta a casa sua. Nel frattempo Bardolfo e Pistola, tradendo il loro padrone, hanno informato il marito di Alice, Ford, delle intenzioni di Falstaff. Ford si presenta in casa del rivale sotto falso nome e consegna a Falstaff una borsa di denaro chiedendogli in cambio di sedurre proprio Alice. Falstaff accetta svelando a Ford di avere un appuntamento con Alice e si allontana per raggiungerla. Arrivato a casa di Alice, inizia a corteggiarla, quando, come da piano per spaventare Falstaff, sopraggiunge Meg ad avvisare Alice che suo marito sta arrivando furioso per la gelosia. Ma Ford sta arrivando sul serio e le tre amiche devono allora rinchiudono Falstaff nel cesto della biancheria sporca, che poi gettano fuori dalla finestra. 

Falstaff non è un’invenzione di Boito, ma è una ripresa del personaggio introdotto niente meno che da William Shakespeare, uno degli autori più importanti della letteratura mondiale e fenomenale nel creare personaggi topici che hanno fatto la storia del teatro (Giulietta, Amleto, Macbeth, ecc.).

Sir John Falstaff (ispirato a un bizzarro cavaliere inglese veramente esistito) viene messo in scena da Shakespeare nell’Enrico IV, dov’è compagno di “bagordi” del principe ereditario, il futuro Enrico V, nell’omonima opera viene data la notizia della sua morte. Avendo avuto un grandissimo successo, si dice che sia stata la stessa regina Elisabetta I a chiedere a Shakespeare che Sir John Falstaff “tornasse in vita” e che sia stata lei ad ispirare Le allegre comari di Windsor, opera in cui il corpulento cavaliere è protagonista assoluto.

Falstaff è un gentiluomo giullare, dotato di un appetito insaziabile per il cibo e le bevande, non a caso l’estro poetico boitiano lo definisce “lo sfonda letti“, “lo schianta scranne“, “il pancione“, il “triplice mento” etc. Oltre alla passione per il cibo, aveva un passione sfrenata per le donne, ma ovviamente con quell’aspetto, simile ad un ippopotamo con i baffi, e la grazia di un elefante in una cristalleria, colleziona due di picche da chiunque. Falstaff incarna il perfetto esempio di amico da invitare a cena, sempre con la battuta pronta e burlone, con cui passare un’ottima serata in compagnia; finché non c’è da pagare il conto ovviamente. Pur essendo un cavaliere è vigliacco e codardo, cerca di evitare il più possibile le situazioni pericolose che possano mettere in difficoltà la sua enorme massa. È uno dei personaggi più comici di Shakespeare, anche se fa la sua comparsa per la prima volta non in una commedia, ma in un dramma storico.

Arrigo Boito lo riprende per l’omonima opera di Verdi, saggiamente non ne cambia né l’aspetto né il carattere; anzi con la grande abilità drammaturgica che lo contraddistingue, attua una vera e propria contaminatio plautina costruendo una commedia che unisce e modifica scene sia dell‘Enrico IV che delle Comari. Proprio per queste sue caratteristiche Falstaff sarà per sempre uno dei personaggi più buffi e comici della storia del teatro. Non senza un tocco di malinconia, perchè Boito – come intuì benissimo la grande attrice e sua compagna Eleonora Duse – sa cogliere, pur nello straordinario funambolismo della sua comicità, anche un riflesso di autunno del medioevo che la musica di Verdi evoca splendidamente. Ma la creatività del grande vecchio, che come disse D’Annunzio pianse e amò per tutti, riesce ad animare anche la comicità che sprizza da tanti versi boitiani ( so che se andiam la notte, di taverna in taverna/ quel tuo naso ardentissimo mi serve da lanterna!/ Ma quel risparmio d’olio tu lo consumi in vino ...)

E pertanto … “Tutto nel mondo è burla“; speriamo non lo sia la notizia del suo ritorno al Maggio Musicale Fiorentino...

FONTI:

www.sempreverdi.eu

5 1 vote
Article Rating