Lorenzo Zazzeri nasce a Firenze il 9 agosto del 1994, si appassiona fin da bambino al nuoto. All’età di 27 anni realizza uno dei sogni più grandi della sua carriera: medaglia d’argento alle scorse olimpiadi di Tokyo nella 4×100 maschile. Prima medaglia italiana in questa affascinante specialità. La staffetta italiana aveva vinto la batteria di qualificazione, staccando il pass per la finale con il primo crono. La finale è tutta un’emozione dalla prima all’ultima bracciata, gli azzurri dopo una gara tiratissima riescono nell’impresa di conquistare il secondo gradino del podio con soli 22 millesimi di vantaggio sull’Australia, che chiude terza. I favoriti statunitensi conquistano la medaglia d’oro con il crono di 3’08″97, subito dietro i fantastici quattro azzurri chiudono con un tempo fantastico 3’10″11, record italiano!

I quattro nuotatori azzurri sono Alessandro Miressi, primo staffettista, che passa il testimone a Thomas Ceccon, per terzo il fiorentino Lorenzo Zazzeri, che era riuscito a superare l’avversario statunitense, portandosi in testa, ed infine Manuel Frigo.

Lorenzo Zazzeri, dopo qualche buon piazzamento in diversi trofei assoluti, debutta nei Campionati Italiani Assoluti di vasca corta, vincendo il suo primo titolo assoluto nei 100 sl nuotando 46” 72. Ottiene inoltre un argento nei 50 sl libero, un argento con la 4×50 sl e un oro che vale il record italiano nella 4×50 mista. Ai Campionati Europei a Glasgow, ha conquistato l’argento nella staffetta 4×100 maschile. 

Due anni dopo ai Campionati europei 2020 a Budapest vince la medaglia di bronzo con la staffetta 4×100 sl insieme ai compagni Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, e Manuel Frigo con il tempo di 3’11″87, alle spalle di Russia e Gran Bretagna. Nella gara individuale dei 100m sl sigla, con il tempo di 48″59 il nuovo primato personale, piazzandosi al 10º posto continentale a soli 0″20 s dalla finale. Nel Giugno 2021, durante il trofeo Sette Colli di Roma, riesce a conquistare la sua prima qualificazione ai Giochi Olimpici.

Ad agosto durante i Giochi Olimpici di Tokyo, Lorenzo ha conquistato una storica medaglia d’argento nella staffetta 4×100 sl insieme ai compagni Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Manuel Frigo e Santo Condorelli, nuotando la sua frazione in 47″29 e siglando, con il tempo di 3’10″11′, il nuovo record Italiano della specialità, abbassandolo di oltre 1″20 s. Inoltre si è qualificato per la finale della gara individuale dei 50 sl, conquistando uno storico posto in finale, visto che non accadeva da ben 21 anni. Nella finale, vinta dall’americano Caeleb Dressel, il più grande sprinter di tutti i tempi, Zazzeri ha concluso al 7º posto con il tempo di 21″78, a due decimi dall’argento; questa finale si è rivelata la finale più veloce di sempre!

Oggi abbiamo l’onore di intervistare Lorenzo Zazzeri, quindi lasciamo che sia lui a raccontarci in prima persona della sua esperienza.

“Ero a Roma inizialmente per una festa della nostra federazione italiana di nuoto, per festeggiare i risultati ottenuti a Tokyo: era una serata di gala dove ho portato la mia fidanzata. Abbiamo rivisto un po’ tutti i ragazzi del nuoto, sia olimpici che paralimpici, in pratica tutta la federazione degli sport acquatici. Il giorno dopo, solo i medagliati di tutti gli sport, come ad esempio Jacobs e Tamberi, siamo stati ricevuti perché abbiamo fatto una foto ricordo della spedizione allo Stadio dei Marmi. Successivamente con dei pullman scoperti, stile nazionale dopo gli Europei, siamo andati fino al Quirinale scortati dalla macchine della polizia, tipo parata. È stato molto bello perché abbiamo girato la città con questi pullman scoperti e la gente ci salutava dalla strada. Siamo stati ai Giardini del Quirinale dove c’era il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ci ha fatto dei discorsi commemorativi. C’era anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò. Poi ci hanno premiato con una medaglia in argento tutta rifinita della repubblica, molto bella. Dopo siamo andati a Palazzo Chigi perché c’era il presidente del consiglio Mario Draghi, che ha tenuto un discorso. Il giorno seguente sono stato dal Capo maggiore dell’esercito, di cui faccio parte, perché  ci ha voluto vedere, però solo i medagliati, quindi per esempio Vanessa Ferrari, ovvero l’atleta ginnasta che ha vinto l’argento. In totale eravamo 8 e ci hanno dato un riconoscimento chiamato “encomio solenne”, che è la massima onorificenza che l’esercito italiano può dare ad un suo soldato. Avere il privilegio di essere premiati con questi riconoscimento è stato molto emozionante.”

Quando e perché hai scelto di fare nuoto? Perché ti sei specializzato proprio nello stile libero?

Ho iniziato a fare nuoto perché mia madre insegnava questo sport, quando io ero piccolo lei teneva i suoi corsi di nuoto. È stata lei la prima a buttarmi in acqua subito all’età di 7 mesi per fare l’addensamento in acqua, una cosa che si fa fare ai neonati. Quando sono cresciuto ho iniziato a fare i corsi di nuoto, di acquaticità, i corso del pre-agonismo e poi l’agonismo. Non è stata una mia scelta all’inizio, ma lo è stata dopo. I miei genitori ci tenevano che io imparassi a nuotare, perché comunque siamo in Italia, e siamo bagnati dal mare ovunque, e quindi la sicurezza in acqua è importante. Poi però è stata una mia scelta: io sono sempre stato un carattere competitivo e, quando ho iniziato a fare le gare, lo facevo perché mi divertivo. Ho creato dei legami di amicizia, ed ho continuato perché mi piaceva stare in acqua e perché mi piaceva fare le gare. È stato un po’ per caso ed un po’ per scelta.

Hai mai avuto momenti di difficoltà con la scuola, con gli amici? Se si, hai mai pensato di smettere?

Sì ho avuto dei momenti di difficoltà, soprattutto al Liceo, ho frequentato il liceo artistico Leon Battista Alberti. Con gli amici non ho avuto difficoltà, magari ho avuto quelle classiche invidie e gelosie da parte dei ragazzi. Con la scuola ho avuto diversi momenti in cui pensavo di mollare, quando frequentavo il Liceo, non per via della scuola, ma a causa dei risultati. Il Liceo è stato difficile per me perché era un momento di grande cambiamento, infatti quando vado a parlare ai ragazzi delle scuole tocco sempre questo argomento. Io continuavo ad allenarmi ed andare a scuola e chiaramente era più impegnativo soprattutto per lo studio, poi le cose si sono complicate parecchio quando sono entrato nelle nazionali giovanili, per le terza/quarta Liceo. Ho iniziato ad aumentare le sedute di allenamento, facevo gli allenamenti il martedì, giovedì e sabato la mattina prima di andare a scuola dalle 5:30 alle 7:00 di mattina, poi facevo colazione ed infine alle 8:00 entravo in classe fino alle 14, e poi dalle 16 alle 18 tornavo in acqua per svolgere l’allenamento pomeridiano. È stato un momento difficile sia dal punto di vista delle energie, ma più che altro perché la mia scuola mi ha un po’ ostacolato. Arrivavo in classe con i capelli ancora un po’ umidi e bagnati, stanco ed alcune volte appoggiavo la testa sul banco. Rispetto ai miei compagni facevo più fatica. I professori iniziarono a lamentarsi con i miei genitori, li convocarono ad un colloquio dicendo che era preferibile che io smettessi questi tipi di allenamento perché arrivavo in classe troppo stanco, ne risentiva il mio andamento scolastico, non seguivo, non ero attento, ed i miei genitori mi comunicarono questa cosa. Io sono sempre stato testardo e volevo seguire i miei sogni, e per questo non ho mai pensato di smettere di allenarmi, per me non era un’opzione valida. Da quel giorno mi portai sempre il phon in piscina per asciugarmi bene i capelli, facendo credere ai miei professori che avessi smesso di allenarmi. Dopo aver detto questa cosa, tempo un mese/ due mesi, i professori cominciarono a dire che si vedeva che avevo smesso di allenarmi poiché seguivo di più le lezioni e stavo più attento, nonostante non avessi mai smesso. Quindi loro avevano dimostrato una specie di pregiudizio nei i miei confronti. L’anno seguente è stato un momento difficile perché in quarta/quinta Liceo mi sono qualificato agli Europei con la nazionale giovanile. La scuola è venuto a saperlo e questo li ha un po’ spaventati: pensavano che il mio impegno e tempo per il nuoto diventasse ancora maggiore levando tempo alla scuola. Quindi mi consigliarono di cambiare scuola, ma io sono rimasto anche un po’ a mie spese anche perché i professori, tranne qualcuno, non mi aiutarono. Facevo le gare il Sabato e la Domenica, ed il Lunedì mi interrogavano come se fosse una punizione, quando io il sabato e la domenica non potevo ripassare e mi interrogavano lo stesso. Alcuni mi facevano della battute sul nuoto. Mi ricordo benissimo che una professoressa mi disse che non sarei mai andato alle Olimpiadi e che era inutile che mi impegnassi così tanto.

Queste erano tutte situazione che mi motivavano ad andare avanti. La parola del professore, le difficoltà a scuola erano tutte cose che mi spingevano a dire che io sarei rimasto lì, mi sarei diplomato lì, dimostrando in futuro l’atleta che sarei diventato. Durante gli Euro Junior (Europei Juniores, quindi della nazionale giovanile), una cosa che mi fece rimanere male è che le scuole di tutti o quasi tutti i miei compagni di nazionale pubblicavano articoli di congratulazioni di complimenti, da parte di tutto l’istituto, sui loro siti della scuola, la mia no. 

Mi ricordo che  vinsi i miei primi campionati regionali, ed ero contentissimo, qualificandomi ai miei primi campionati giovanili italiani. Io arrivavo là come campione regionale pensando di giocarmi la medaglia, ma invece rimasi sconcertato del livello che c’era: arrivai venticinquesimo. C’erano ragazzi che mi davano 5-6 secondi nei 100 metri, e mi ricordo chiaramente che una volta andai da mia madre dopo le gare e le dissi: “Ma io che cosa sto nuotando a fare, tanto non diventerò mai un campione.” Vedere quella situazione un po’ mi ha spiazzato perché a livello giovanile, un po’ in tutti gli sport, soprattutto in determinate fasce di età (13-14-15-16-17-18 anni) il grosso lo fa lo sviluppo. Quindi magari ti trovi ragazzini che sono più avanti di te nello sviluppo e sono più alti, più forti, magari hanno già la barba ed hanno più prestanza fisica ed è normalissimo che ti battano. Il talento emerge quando tutti più o meno sono sulla stessa linea di sviluppo fisico, e allora lì emergono altre qualità come quelle mentali, acquaticità e la tecnica. Io non sono mai stato precoce, ero un ragazzino magrolino con pochi muscoli, ma avevo delle doti fisiche: braccia lunghe, altezza, piedi grandi e mani grandi. Ero comunque longilineo come fisico, non ero basso e tozzo. Si vedeva che dovevo fare nuoto, ma non eccellevo. Questa cosa era un momento di passaggio che mi ricordo bene perché mi era venuto per la prima volta il pensiero di smettere, perché io non volevo andare alle competizioni ed arrivare venticinquesimo.”

Non esisteva il programma atleta-studente dove praticamente aiutano i ragazzi che fanno sport a livello agonistico?

Quando andavo a scuola non esisteva questo programma , considerando che io ho fatto il liceo dal 2008 al 2013 quando mi sono diplomato. Una delle prime professoresse a lanciare il progetto scuola-sport a Firenze fu proprio mia madre, che adesso insegna educazione fisica al Machiavelli ,lei cominciò lanciando il progetto nella scuola dove lavorava che poi col tempo e la collaborazione con altri colleghi si sta ampliando anche in altre realtà.

Questa è un’ottimo progetto perché mia madre per esempio con l’esperienza che ha vissuto con me, dovendosi alzare alle cinque di mattina per accompagnarmi agli allenamenti perché ancora non avevo il motorino, ma anche perché stava in pensiero a farmi andare alle cinque di mattina da solo, perciò lei faceva il sacrificio di alzarsi la mattina insieme a me prima di andare a lavoro, vivendo da vicino quelle che sono le difficoltà dell’atleta-studente al liceo.

Sono contento che stiano nascendo questi progetti anche in altre scuole oltre a quella di mia madre, perché è un supporto molto importante che aiuta l’attività sportiva dei ragazzi perché comunque scuola e sport sono un binomio vincente che non va ostacolato; lo sport ti insegna tantissime cose che a scuola non puoi imparare, è una palestra di vita che sforna futuri cittadini e ci insegna dei valori che la scuola e la famiglia non ti possono insegnare. Impari a non mollare, ad andare avanti ,a gestire il fallimento, la tensione, capisci che per raggiungere un obiettivo bisogna essere costanti nel tempo e tantissime altre cose che poi ti tornano utili nella vita. Non importa fare sport a livello molto alto, basta un livello agonistico medio perché almeno hai anche la pressione da dover gestire e quindi ti rapporti con le tue ansie, paure e insicurezze però in generale fare sport insegna tanto anche per come organizzare la propria giornata.

Per esempio la maturità è stato un momento in cui mi sono reso conto che il nuoto mi ha aiutato e fortificato perché io la maturità l’ho vissuta proprio come se fosse una gara molto importante dal punto di vista mentale, quindi, venendo dal nuoto sono abituato a dare tutto in pochi secondi, e in quei pochi giorni di maturità sono andato molto bene rispetto a i miei compagni soprattutto nella prova di indirizzo; in quel momento mi sono reso conto che sapevo gestire l’ansia e la paura, al contrario vedevo i miei compagni che erano nel panico rispetto a me che mi sentivo a mio agio,cosa che mi è stata utile anche all’università, dove mi sono laureato in scienze motorie, vedevo persone che sudavano freddo per gli esami perché avevano ansia.

Oltre al nuoto hai altre passioni?

 Sono conosciuto nell’ambiente del nuoto come il “nuotatore artista” per  le mie due passioni, che avevo fin da bambino:il nuoto e l’arte. Ho sempre dimostrato una passione naturale per il disegno, mi sono sempre sentito attratto dalle matite, dai colori ed anche mia madre me lo diceva, perché io disegnavo sempre e quindi rispetto ai bambini della mia età disegnavo bene ed ero naturalmente portato. La scelta del liceo poi è stata naturale però poi dopo è nata quasi per caso, io disegnavo per puro piacere personale ma con il passar del tempo sono migliorato a tal punto che le persone  non rimanevano più tanto indifferenti ai miei lavori e quindi gli amici mi consigliavano di aprire una pagina su internet dove pubblicare i miei lavori artistici. Ho seguito questo consiglio e ho aperto la mia pagina Instagram e Facebook; si chiama Zazzart. Ho cominciato a pubblicare sulle mie pagine, le persone iniziavano a seguirmi ed a chiedermi informazioni e così o ho iniziato a fare i miei primi ritratti su commissione, lavoretti  che, crescendo sempre di più, sono arrivati alla biennale di Firenze; sono stato esposto ad Innsbruck alla Fiera internazionale di arti contemporanee, in Spagna, ovviamente facevo tutto parallelamente sempre al nuoto e all’università.

 Quante volte ti alleni a settimana?

Mi alleno tutti i giorni dal lunedì al sabato per un totale di nove sedute in acqua e tre in palestra quindi dodici allenamenti, facciamo più o meno dai cinquanta ai sessanta chilometri settimanali in acqua, in ore saranno circa ventiquattro in totale, quindi con una media di tre o quattro ore al giorno circa.

Molte persone mi chiedono come io faccia a fare tutte queste cose, ovvero nuotare ad alto livello, studiare all’università e dipingere. Io dico sempre che, grazie al nuoto, ho imparato ad organizzarmi la giornata, so come gestire il tempo, sfruttare ogni minuto della giornata essere produttivo, so a cosa dare priorità, perché ci sono dei momenti che non posso dipingere perché ho altre cose da fare,altri momenti, invece, posso dipingere di più.

Quando hai capito che avresti potuto “sfondare” nel nuoto?

C’è stato un momento, me lo ricordo molto bene, in cui questo sogno è passato da essere tale ad essere un obiettivo, che è una cosa molto diversa. Cioè, è proprio un passaggio mentale sottile che devi fare. Perché il sogno lo vedi come una cosa lontana, irraggiungibile, che non sai di valere; mentre l’obiettivo vuol dire prendere coscienza delle proprie possibilità iniziare a vederlo concretamente e dire: “Ora devo lavorare perché posso farcela”. E questo momento, per me, è stato nel 2016. Io sono del ’94, quindi nel 2016  avevo appena compiuto 21/22 anni. Durante quel periodo, sono migliorato talmente tanto nel nuoto, cominciato a battere i tempi di atleti importanti, come Magnini, Dotto, e altri nuotatori importanti, e a fare tempi che mi facevano pensare, per l’età che avevo, che potevo farcela. L’Olimpiade di Rio l’ho mancata per tre decimi quindi per poco, ero praticamente lì, già conclusa quella stagione, io avevo accarezzato l’idea dell’olimpiade, per me sarebbe stato un successo incredibile. Essere nel quartetto della staffetta veloce rappresenta un’entrata nell’élite del nuoto italiano grossa. È una staffetta molto prestigiosa, perché in Italia abbiamo sempre avuto una grande tradizione di nuotatori velocisti. Quindi, per un ragazzo di 21 anni, poter far parte di quella staffetta era comunque un grandissimo risultato. Non ce la feci per poco, però da lì mi scattò la molla e mi dissi: “ Forse per la prossima olimpiade ce la posso fare”. Quindi io, da quel momento, ho iniziato ad allenarmi con l’obiettivo dell’olimpiade, non con il sogno dell’olimpiade. Mi ricordo che affrontavo ogni allenamento con in testa l’olimpiade. Poi ovviamente il percorso era lungo, c’era un intero quadriennio: dal 2016 si doveva arrivare al 2020, che poi è stato 2021 per il Covid, quindi sono stati 5 anni in cui, prima delle olimpiadi, dovevo farmi la mia esperienza internazionale. Per esempio, io ero stato in nazionale giovanile ma ancora non in nazionale assoluta. Quindi, io sapevo che non sarebbe stata una cosa improvvisa la mia qualificazione alle olimpiadi, ma se mai ci fossi arrivato sarebbe stato un percorso graduale. Perciò io ho fatto prima i campionati europei, poi i campionati mondiali, poi di nuovo gli europei, di nuovo i mondiali e infine le olimpiadi. Piano piano, sono entrato in nazionale assoluta nel 2017, l’anno successivo. Ho partecipato agli europei, alle universiadi, dove ho vinto le prime medaglie con le staffette, ai mondiali di vasca corta (anche qui ho ricevuto una medaglia) e semifinale individuale. Quando poi entri in nazionale tutti i nuotatori che fino a qualche anno prima ammiravi in televisione, inizi a concretizzare veramente la possibilità di raggiungere le olimpiadi, perché entri in un circuito così. È stato un percorso graduale che mi ha portato la scorsa estate a qualificarmi per le olimpiadi. Da un punto di vista dell’allenamento, per me, è sempre stato impegnativo. Io ho vissuto da professionista fin dai tempi del liceo, quando ancora non ero pagato, non ero “nessuno”, passami il termine. Non avevo la certezza di diventare un nuotatore professionista, lo facevo per passione e perché avevo il sogno e perché ovviamente mi piaceva gareggiare, mi piaceva sfidare me stesso ed i miei limiti. Mi piaceva migliorare, mettermi alla prova. Quindi, gli allenamenti, in realtà, nonostante siano cambiati un po’, l’impegno è sempre rimasto lo stesso, cioè del doppio allenamento. Gli allenamenti la mattina non sono più alle 5 perché ora che ho finito con l’università, dopo il liceo, sono alle 7. Comunque presto, ma molto meglio. Poi, non devo andare a scuola: torno a casa e mi riposo. Oppure, quando andavo all’università, facevo tre ore e non l’intera giornata. Dopo il liceo è stato un po’ più semplice.

Hai dovuto fare delle rinunce per arrivare a questo livello?

Sicuramente. I ragazzi mi chiedono sempre, quando parliamo oppure su Instagram, se condurre una vita come la mia sia pesante, soprattutto in termini di vita sociale. Sicuramente delle rinunce le devi fare, se vuoi ambire al massimo. Però non le vivi come rinunce, non è una cosa imposta da qualcun altro: io ho scelto di vivere così, ho scelto quest’obiettivo, ho scelto di fare il nuotatore professionista. Quindi, sono rinunce che non vivi come rinunce, come restrizioni, ma le vivi come parte del processo di crescita. Sono indispensabili se vuoi diventare un atleta professionista, non puoi pensare di andare tutti i sabati a ballare; non puoi pensare di stancarti la domenica andando a giocare a calcetto, magari rischiando di farsi male (parlo dal punto di vista del nuotatore); non puoi fare tante cose, non puoi fare vacanze d’estate di un mese, due mesi. Io, da quando avevo 13 anni ho avuto una vacanza estiva di 2 settimane, perché poi devo ricominciare a nuotare. Quindi mi rendo conto che sono dei sacrifici, delle rinunce, ma che non ho mai vissuto come tali. Le classiche rinunce sono queste che ti ho appena elencato. Oppure, seguire una dieta particolare. Noi nuotatori siamo fortunati, perché possiamo mangiare di tutto: consumiamo talmente tante calorie che possiamo mangiare qualsiasi cosa. Ovviamente, ci è stata insegnata una cultura alimentare. Io ho un nutrizionista che mi segue, che controlla ogni 2 settimane il mio stato di forma, il grasso corporeo, la massa muscolare, l’idratazione. Però, non ho una dieta specifica: posso mangiare di tutto, sapendo cosa mi serve, cosa mangiare, quante volte a settimana posso mangiarlo. Per farti un esempio breve: a pranzo dovrei mangiare più carboidrati, carne bianca e verdura; la sera meno carboidrati e più carne rossa; il pesce con i legumi una volta alla settimana. Io sono anche goloso: il dolce lo posso anche mangiare. Magari non tutte le sere, perché so che mi fa male, però lo mangio, non mi faccio problemi. La colazione è normalissima: latte, cereali e biscotti. Non è che faccio la colazione con le uova, la verdura, la frutta. Quindi, rinunce sì, però ti ripeto: sono vissute come parte del mio lavoro, di quello che devo fare. Le ho sempre vissute così anche da ragazzino, sono sempre stato abbastanza focalizzato sul mio sogno e sul mio obiettivo. Poi, comunque, esco con gli amici, ho la fidanzata: non è che non ho vita sociale. Ciononostante, sono sempre stato abbastanza convinto delle mie scelte.

Quali sensazioni hai provato a scendere in vasca a Tokyo e poi a salire sul podio? Raccontaci la tua esperienza olimpica.

Sensazioni uniche e bellissime, sono difficili da spiegare: uno dovrebbe viverle per capire fino in fondo. È il coronamento di un percorso, ci sono tanti momenti della mia vita che mi sono tornati in mente e che mi hanno consentito di essere lì alle olimpiadi. Quindi, mi ricordo che ero molto emozionato perché ero in un contesto che sognavo. Vederlo diventare realtà è stato incredibile, una sensazione pazzesca, non so come farlo percepire. Mi ricordo benissimo l’emozione di entrare nella vasca olimpica e vedere i cerchi olimpici ovunque, buttarsi in acqua, nuotare e dire: “ sono qui, dove ho sognato di essere, e comunque vada per me è un successo”. Poi la magia del villaggio olimpico, che non è solo palazzi per dormire e mensa. Ci sono tantissime attività collaterali alle quali si può partecipare, che sono delle distrazioni: l’olimpiade è una manifestazione difficile da affrontare. In primo luogo perché è lunga; in secondo luogo perché ci sono molte distrazioni: c’è la sala giochi, il posto dove fare le foto, il ristorante tipico di sushi, ci sono tante cose. Poi, gli atleti di tutto il mondo. Io andavo a mensa e, una volta, si sedette accanto a me Djokovic. Stavo mangiando, arriva una persona, prende una sedia, ti giri un attimo per vedere chi è che si sta sedendo ed è Novak Djokovic! Uno dei più grandi tennisti di sempre, che ha appena vinto Wimbledon, è qui accanto a me che mangia. Ti fa effetto. Anche il semplice fatto di dire: “Stasera vado a cena, chissà chi incontrerò?”. Giocatori provenienti dalla NBA, tra i più grandi sportivi del mondo. È proprio un clima particolarissimo, bellissimo, incredibile. Ricordo che, appena entrato nel villaggio olimpico, mi sentii in un posto più grande di me. Ti senti in una manifestazione talmente grossa che sai che in tutto il mondo, miliardi di persone ti guardano (specialmente in questa manifestazione che si è dovuta svolgere senza pubblico a causa del Covid, e questo è stato un grande peccato): l’unico modo per vedere le olimpiadi era alla televisione, quindi l’evento ha avuto una copertura mediatica esagerata. Ti senti nel centro del mondo. È stato abbastanza emozionante. Giorno dopo giorno, però, mi sono sempre sentito più a mio agio, perché mi sentivo nel posto giusto. Mi ricordavo del sogno che avevo da bambino, ed essere lì è stato il massimo.

Per quanto riguarda la medaglia, considera che io non mi immaginavo di essere così competitivo e di andare così forte. Ero conscio delle mie possibilità, ma non fino a quel punto. Fino a giugno, cioè il mese prima, non avevo certezza dalla federazione di essere qualificato per le olimpiadi, quindi mi sono qualificato a giugno. Questo comporta una modificazione della preparazione non per le olimpiadi, ma per la gara che ti qualifica alle olimpiadi. Quindi ho avuto una stagione impegnativa: campionati italiani, campionati europei e l’ultima gara di qualificazione. Dopo un percorso del genere, rischiavo di arrivare stanco alle olimpiadi. Non ero qualificato non perché non fossi stato bravo fino a quel punto: io sono sempre stato, durante la scorsa stagione, il più veloce d’Italia nei 50 metri, e fra i primi quattro più veloci nei 100. Quindi, in entrambe queste categorie, dovevo essermi qualificato. 

C’è un minimo che io, assieme a molti altri, ho mancato per pochi centesimi, ad aprile. In questo caso, di solito, dato che è così poco, la federazione ti qualifica comunque. Per le olimpiadi, ho compreso la loro decisione, vista l’importanza dell’evento, hanno voluto avere assoluta certezza, rischiando, però, di compromettere la forma fisica degli atleti. Più tardi ti qualifichi, peggio è, in teoria. Io sono arrivato alle olimpiadi in questo modo; si vede che la preparazione è stata fatta talmente bene, grazie al programma del mio allenatore, all’impegno che ci ho messo e tutto un insieme di cose: è stata una stagione di grande crescita, sono migliorato molto, stavo benissimo fisicamente e sono arrivato alle olimpiadi in super forma, stavo proprio bene in acqua. Abbiamo vinto la medaglia d’argento alla staffetta, un risultato storico: mai nessuna staffetta era arrivata al secondo posto. Non solo nel nuoto, ma nella storia dello sport italiano. La settimana dopo, però, i ragazzi dell’atletica ci hanno superato, perché hanno vinto l’oro nella 4×100. Per una settimana, tuttavia, noi ragazzi del nuoto siamo stati la migliore staffetta della storia d’Italia, di tutti gli sport, perché mai nessuna staffetta era arrivata all’argento olimpico. Del nuoto, almeno, lo siamo ancora: il miglior risultato era stato un bronzo nella 4×200 ad Atene 2004. Tutt’ora, siamo la staffetta più forte di sempre nel nuoto italiano.

E’ stato un onore. La 4×100 stile libero è una staffetta super prestigiosa, quindi essere arrivati all’argento è stato qualcosa di incredibile. Era un po’ nell’aria: si pensava ad un bronzo, oppure un quarto posto. C’erano Stati Uniti e Russia, che noi reputavamo imbattibili. Per esempio, la Russia, agli europei ci aveva battuto di due secondi: non potevamo batterli, erano troppo più forti. Poi c’eravamo noi, l’Inghilterra, il Brasile, l’Australia: era nell’aria perché di fatto eravamo forti, ma non c’era niente di scontato. Essere arrivati all’argento, ed aver battuto la Russia, essere arrivati davanti all’Australia (che è una nazione dalla grandissima tradizione natatoria) e a pochissimo dagli Stati Uniti è qualcosa di incredibile.

E’ stato bellissimo, sul podio, il fatto che la medaglia ce la siamo presa da soli; con le nostre mani, per le norme anticovid. Generalmente arriva la persona con il vassoio, prende la medaglia e te la mette al collo. In questo caso, per il covid, eravamo noi che, da soli, dovevamo prenderci la medaglia con le nostre mani.Quello è stato un momento molto simbolico per me. Dopo tutti i sacrifici che ho fatto e il sogno che avevo da bambino: ho ripensato ai tempi del liceo, ho ripensato agli allenamenti, alle sveglie presto alle cinque di mattina, alle difficoltà, a quando volevo smettere di nuotare perché vedevo che tutti gli altri erano più bravi e io non ero abbastanza bravo. Essere lì, prendersi con le proprie mani la medaglia olimpica, sentirne il peso, guardarla è una sensazione indescrivibile. Cioè proprio, avere in mano il sogno, vederlo lì fra le tue mani: essere reale. Avevo i brividi. Poi le olimpiadi sono proseguite con la mia gara individuale dei 50 in cui è andata molto bene e sono riuscito a fare la finale.

Sono arrivato settimo, molto vicino alla medaglia. Mi dispiace da una parte non averla vinta, però dall’altra meglio così, perché forse arrivare alla prima olimpiade e vincere due medaglie mi sarei adagiato sugli allori, quindi quello sarà l’obiettivo per Parigi 2024.

Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?

Questa stagione è bella densa perché, oltre a esserci gli impegni per la stagione corrente, ci sono anche gli impegni che hanno annullato l’anno scorso. Perché tutte le gare che sono state annullate l’anno scorso le hanno messe in questa stagione. Quindi ci sono due campionati europei e due campionati mondiali.

I campionati europei di vasca corta, in Russia a Kazan. A dicembre, i campionati italiani e i campionati mondiali, di vasca corta sempre, quindi vasca da venticinque metri per intenderci, ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi. Poi vacanze di Natale e fine dell’anno. Nel 2022 ci saranno: i campionati italiani a marzo di vasca lunga; i campionati mondiali di vasca lunga a maggio sempre in Giappone, a Fukuoka, e la stagione terminerà con i campionati europei di Roma. Quindi faremo i campionati europei di vasca lunga in casa, nella piscina in cui tutti noi nuotatori siamo cresciuti, quella piscina al Foro Italico, dove si svolge il Sette Colli. Quindi l’obiettivo principale di tutta la stagione è quella, perché gareggiare in campo internazionale, in casa, è una cosa che capita poche volte nella vita di un nuotatore. 

Non ci resta che ringraziare Lorenzo Zazzeri per l’intervista che ci ha concesso, fargli i complimenti per gli straordinari risultati ottenuti ed un grosso in bocca al lupo per i prossimi impegni. 

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