Lo scorso venerdì 8 ottobre a Oslo è stato annunciato dalla presidente del Comitato per il Nobel, Berit Reiss Andersen, che i due giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov hanno vinto il premio Nobel per la Pace 2021. I premi sono stati assegnati “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura”.

I candidati al Nobel per la Pace erano ben 329, tra cui spiccava il nome della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg e figuravano vari movimenti dissidenti e “rivoltosi”, tra cui il movimento anti-razzista Black Lives Matter.

Ma chi sono i due vincitori, che non partivano sicuramente favoriti, e cosa hanno fatto per meritarsi un premio di tale importanza?

Maria Ressa, nata nel 1963 a Manila (nelle Filippine) e naturalizzata statunitense, è la co-fondatrice di “Rappler”. Fondato con tre sue colleghe nel 2012, Rappler è una testata online che fin da subito ha avuto una vocazione per il giornalismo d’inchiesta: Ressa ha raccontato fin dall’inizio l’ascesa al potere di Rodrigo Duterte, l’attuale presidente delle Filippine, smascherando la corruzione e la violenza del governo. La critica è stata rivolta soprattutto verso la politica di “esecuzioni extragiudiziarie” (più di 1000 nel giro di pochi mesi) contro venditori di droghe e tossicodipendenti. Se una lotta così spregiudicata contro la droga sia giusta o sbagliata è un tema che apre ad ampie discussioni, ma il fatto che Maria sia stata processata, arrestata e persino detenuta perché ha messo in cattiva luce le autorità governative adempiendo al suo lavoro di giornalista, non è ammissibile in uno Stato che si proclama “Repubblica democratica”.

Nel 2018 il New York Time ha incoronato Maria Ressa “guardiana della verità” dedicandole la copertina. E nell’ottobre 2019 la stessa giornalista – sempre al Time –  ha raccontato: “«Non abbiamo fatto altro che il nostro dovere di giornalisti, eppure io ho subito undici processi nell’ultimo anno e mezzo. Ho dovuto pagare una cauzione otto volte in tre mesi. Sono stata arrestata due volte e detenuta una volta»”. Dopo essere stata insignita del Nobel, Maria ha dichiarato: “Questo premio ci dà forza per continuare la lotta per la verità e per uscire dall’oscurità. E la verità non esiste senza i giornalisti.”

L’altro vincitore del Nobel per la Pace 2021 è il giornalista russo Dmitry Muratov. Attuale direttore di Novaya Gazeta, definito come “uno dei pochi giornali veramente critici con influenza nazionale in Russia oggi” dal Comitato per la protezione dei giornalisti, Muratov ha spesso trattato argomenti sensibili tra cui violazione dei diritti umani, corruzione governativa di alto livello e abuso di potere.

Novaya Gazeta è un periodico (ora esce tre volte a settimana) che nacque nel 1993, quando Muratov con altri 49 colleghi uscì dal quotidiano Komsomolskaya Pravda durante i violenti scontri tra l’allora presidente Eltsin e il parlamento. Muratov fu vice-direttore per due anni per poi diventare direttore fino al 2017, anno in cui si dimise a causa dell’esaurimento fisico e nervoso. Comunque, due anni dopo fu nuovamente richiamato e rieletto a capo della testata russa.

L’unico altro russo ad aver vinto il Nobel per la Pace, Michail Gorbaciov (ultimo segretario dell’Unione Sovietica), attualmente è anche uno degli azionisti di Novaya e incentivò la sua nascita donando una parte del compenso ricevuto da Oslo.

Durante la direzione di Muratov, purtroppo, sono stati uccisi ben 6 giornalisti di Novaya Gazeta. Il premio è arrivato proprio all’indomani del quindicesimo anniversario della morte della più famosa giornalista di Novaya, Anna Politkovskaya, uccisa nell’ascensore del proprio appartamento perché aveva aspramente criticato le forze armate, il governo russo e il presidente Vladimir Putin, accusandoli del mancato rispetto dei diritti civili durante la seconda guerra cecena.

È proprio ai giornalisti morti che Muratov ha dedicato il premio: «Non è merito mio ma dei cari colleghi che sono stati ammazzati difendendo il diritto alla libertà di parola». Inoltre, il vincitore del Nobel per la Pace ha affermato che lui avrebbe dato il premio all’oppositore russo in carcere Alexiei Navalny.

Sono arrivate anche le congratulazioni dal Cremlino con il portavoce di Putin Dmitry Peskov che ha dichiarato: “Noi possiamo congratularci con Dmitri Muratov, egli lavora costantemente seguendo i suoi ideali, è devoto ai suoi ideali, ha talento, ha coraggio e naturalmente si tratta di un alto riconoscimento, noi ci congratuliamo con lui”. Ma nonostante queste parole, il giornalismo in Russia resta represso e, chi ha il coraggio di esporre le proprie opinioni, rischia la vita.

Il premio è stato assegnato dunque a Maria Ressa e Dmitry Muratov per la loro forza nel dissentire e nel fare di tutto per raggiungere e diffondere la verità, onorando a pieno un lavoro così affascinante e difficile come quello di giornalista, pur di mettere a repentaglio la propria vita.

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