Amico Fritz è un’opera che da sempre è stata considerata “debole” (più per il libretto che per la musica), poiché dotata di una storia in cui l’azione è pressoché inconsistente: proprio per questo Giuseppe Verdi la definì “un’opera scema”. Tuttavia, questa leggerezza è ciò che ricercava Pietro Mascagni per far risaltare la propria musica di straordinario valore.

L’edizione andata in scena per la prima lo scorso 1 marzo, con replica il 3 (data della recita a cui fa riferimento questa recensione), è una grande novità per il Maggio Musicale Fiorentino: L’Amico Fritz non veniva rappresentato al Maggio addirittura dal 1941!

L’opera in tre atti, andata in scena nel nuovissimo auditorium Zubin Mehta, è stata rappresentata senza intervalli, risultando comunque leggera e facile da seguire. La storia è molto semplice e parla dell’idillio amoroso tra Fritz Kobus, scapolo impenitente del paese e proprietario di un bar e di una vigna fuori città, e dell’incantevole Suzel, figlia del fattore di Fritz che lo farà innamorare.

La regia di questa edizione di Amico Fritz è stata affidata a Rosetta Cucchi; alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino c’è il maestro Riccardo Frizza, che torna al Maggio dopo aver diretto Rigoletto lo scorso ottobre. In questo nuovo allestimento Gary McCann cura costumi e scene: ci sono soltanto due scene (per le difficoltà nei cambi scena del nuovo auditoium): il bar di Fritz, dove vanno i classici “tipi da caffè”, e la vigna gestita da Suzel. Le luci sono curate da Daniele Naldi; il Maestro del Coro è Lorenzo Fratini.

Questa edizione dell’Amico Fritz non ha certo deluso le aspettative, anzi, ha stupito soprattutto per l’originalità e l’inventiva nelle scelte e in vari piccoli accorgimenti della regia di Rosetta Cucchi. Innanzitutto c’è stata una rivisitazione della storia, poiché è ambientata nella New York degli anni ’80 e non più nell’originale Alsazia di fine ‘800. Questo ha certamente contribuito a dare più vivacità a un libretto che altrimenti risulterebbe molto leggero, e sicuramente si è rivelata una scelta azzeccata, tolta qualche piccola ed inevitabile incongruenza con il testo e con alcuni costumi che non rispecchiano proprio il gusto americano degli anni ‘80. Inoltre, la scenografia è allestita come uno schermo cinematografico: un riquadro in 16/9 dietro al quale avviene la scena. Questa scelta, dettata anche dalle dimensioni ridotte del palcoscenico dell’Auditorium, ha ricreato in un teatro una sorta di film in 3D. Tutto ciò ha contribuito a catturare l’attenzione del pubblico, che si è rivelato molto soddisfatto.

L’orchestra, con la direzione di Riccardo Frizza, è stata di grande livello: l’opera era stata ideata da Mascagni per esaltare una musica innovativa con moltissimi cambi di tempo, con una straordinaria invenzione melodica e armonica. Questa musica eccezionale è stata interpretata al meglio sia dal direttore che dai cantanti. La scena inoltre risulta molto piacevole perché Rosetta Cucchi e Riccardo Frizza hanno svolto un eccellente lavoro nel saper costruire una scena basata su tutte le sfaccettature dei colori musicali dell’opera. A proposito di suoni, una menzione d’onore va fatta infine all’acustica della sala Zubin Mehta: assolutamente impressionante.

Il cast, di livello straordinario, è composto da Charles Castronovo, tenore riconosciuto a livello internazionale tra i migliori della sua generazione, che è al debutto assoluto sulle scene del Maggio, nel ruolo del protagonista Fritz. La sua performance ha raccolto un grande successo.

Al suo fianco, nel ruolo di Suzel, il soprano Salome Jicia, anch’ella di fama internazionale, ha eseguito una prestazione notevolissima, con un timbro vocale straordinario e una grande interpretazione del personaggio. Personaggio che all’inizio è una fanciulla, ma poi compie una maturazione nell’ultimo atto arrivando alla consapevolezza di donna, di chi si rende conto dei propri sentimenti e decide di seguirli, pur non rispettando il volere del padre.

Teresa Iarvolino interpreta invece Beppe, lo zingaro. Anche lei ha dimostrato qualità eccellenti interpretando egregiamente un personaggio maschile, senza sfigurare e caratterizzandolo al meglio.

Massimo Cavalletti è andato in scena nel ruolo di Davide, il rabbino. La sua prova è stata di valore altissimo: il baritono si è calato perfettamente nel personaggio e con la sua voce è riuscito a trascinare il pubblico, così come ha trascinato Fritz e Suzel a manifestare il loro reciproco amore.

Inoltre, note di merito vanno anche a membri molto giovani del cast: Dave Monaco e Francesco Samuele Venuti interpretavano i due amici fidati di Fritz, ed infine Caterina Meldolesi nel ruolo di Caterina, la governante.

Il pubblico, composto da persone di tutte le fasce d’età, ha apprezzato particolarmente quest’opera leggera ma non certo “minore” che ha concluso al meglio una straordinaria stagione al Maggio!

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