Il conflitto Russo-Ucraino è sicuramente l’argomento che tiene più impegnate le testate giornalistiche e televisive più importanti e non solo. I nostri lettori si saranno forse stupiti del nostro silenzio al riguardo ma … per l’appunto, che fare? Invece di passare notizie di seconda o terza mano (quanto affidabili, poi?) che peraltro un lettore avveduto difficilmente verrebbe a cercare qui, abbiamo pensato che come LeoMagazine il contributo migliore che potessimo dare era cercare parole e testimonianze autorevoli, che potessero aiutarci -e aiutare – a comprendere meglio quello che sta accadendo, al di là delle tristi voci dei bollettini di guerra che continuano purtroppo a riempire le cronache. Iniziamo dunque con due interviste; la prima, quella di oggi, a un celebre e prestigioso politologo fiorentino, il prof. Marco Tarchi; l’altro a un noto politico, saggista e scrittore mugellano, Riccardo Nencini, presidente della commissione cultura del Senato. Li ringraziamo molto della loro disponibilità e siamo lieti di poter offrire la loro voce ai nostri lettori. Altre ne seguiranno, se troveremo personaggi altrettanto cortesi, essendo nostra intenzione, per dirla con Dante, offrivi solo pareri d’anime che son di fama note che però non sempre hanno …. tempo e voler da dedicar altrui!    DDN

Purtroppo ormai da più di un mese non si parla altro che di questa maledetta e sciagurata guerra tra Russia ed Ucraina. Impensabile ed assurdo nel 2022 uno scontro del genere, vedere immagini che fanno rabbrividire, ma allo stesso tempo che devono far riflettere sul mondo in cui viviamo. Il nostro pensiero va alle persone civili ed tutte quelle famiglie straziate dai bombardamenti, a tutti quei bambini rimasti orfani, a tutti coloro che, innocenti, hanno perso la vita, quale colpa hanno loro? Nessuna.

Per capire meglio le cause, i motivi e quali saranno le conseguenze abbiamo deciso di intervistare Marco Tarchi, nato a Roma l’11 ottobre 1952, celebre politologo ed accademico italiano, professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze dove attualmente insegna Scienza Politica, Comunicazione Politica ed Analisi e Teoria Politica.  Attento studioso dei fenomeni politici nazionali ed internazionali, il docente fiorentino è un profondo conoscitore e analista del fenomeno del populismo, sia di matrice storica che attuale

Oltre ad essere un rinomato professore, Marco Tarchi è un prestigioso scrittore e saggista tra i suoi libri più famosi “Destra e sinistra: due essenze introvabili” in Democrazia e diritto, Italy: Early Crisis and Collapse, Il fascismo. Teorie, interpretazioni, modelli, per la casa editrice Laterza. Ospite di prestigiose testate e reti televisive, il professor Tarchi ha accettato anche una nostra intervista; ringraziandolo per la diponibilità gli cediamo senz’altro la parola.

Il Prof. Marco Tarchi.

Professor Tarchi, anche per questo evento l’informazione abbonda, ma quanto a suo parere è affidabile? C’è qualcuno o qualcosa di cui ci si possa fidare?

Quando di mezzo c’è una guerra, è impossibile fidarsi delle fonti d’informazione, che tendono tutte a schierarsi da una parte o dall’altra e quindi a selezionare solo le notizie che rappresentano il loro punto di vista o le loro speranze, o a distorcerle. In questo caso, poi, la censura di ogni canale russo obbliga ad una visione meramente unilaterale degli eventi. Il tutto è aggravato dalla scelta dei gestori delle maggiori reti sociali di assumere una posizione di parte e censurare le opinioni sgradite.

Come nasce secondo lei questo conflitto? Quanto hanno pesato gli eventi di questi ultimi anni, soprattutto dal 2014 a oggi?

Il conflitto ha radici antiche. Risale alle modalità di inclusione dell’Ucraina nell’Unione Sovietica e al trattamento che Stalin le ha fatto subire negli anni Trenta, il tristemente noto sterminio per fame o Holodomor. Ciò ha scavato un solco fra Ucraini e Russi e reso difficili, dopo la dissoluzione dell’Urss, i rapporti fra cittadini ucraini di diversa lingua madre. Su questo spartiacque si sono innestati altri fattori di conflittualità, che hanno diviso il paese in due fazioni, una filo-occidentale e una filo-russa. La rivolta del 2014 che fece cadere il governo Yanukovich e la seguente annessione alla Federazione russa della Crimea hanno approfondito il solco.

Il ruolo dell’Europa e dell’Italia; le sembra che la risposta (sanzioni etc.) sia stata adeguata?

La politica delle sanzioni è una politica di guerra. Lo è sempre stata, nel corso della storia. I paesi europei avrebbero potuto, e a mio avviso dovuto, fare da mediatori fra i due paesi e pronunciarsi in modo chiaro per una neutralità dell’Ucraina sul modello finlandese. Spalleggiando la Nato e gli Stati Uniti hanno invece fatto precipitare la situazione. E continuano a farlo.

C’è secondo lei il rischio di un allargamento del conflitto? Fino a che punto?

Salvo inattese – e insensate – provocazioni da parte di paesi Nato, no. A Putin interessa imporre la neutralità all’Ucraina. Non penso che voglia spingersi oltre. Chi lo sostiene ragioni in termini propagandistici, non analitici.

Come valuta i protagonisti (se così si possono chiamare) Putin e Zelensky? 

Zelensky è stato eletto sulla base di un programma di riappacificazione con la potenza confinante. Poi ha virato di 180 gradi. Per effetto di quali pressioni, non sono in condizione di dirlo, ma che non sia stato solo il frutto di sue riflessioni mi pare molto probabile. Da attore professionista, sta sfruttando tutti i canali comunicativi che l’Occidente gli offre; ma saper governare non vuol dire solo recitare copioni. Putin è caduto nella trappola che da tempo Usa, Nato e governo ucraino gli avevano teso: se avesse rinunciato ad azioni militari, gli Stati Uniti avrebbero fatto passare quel gesto per un proprio successo; entrando in guerra si è guadagnato l’esecrazione di politici e media occidentali. In ogni caso, non gli sarà facile uscirne bene.

La diplomazia ha sinora chiaramente fallito; c’è secondo lei la possibilità che riesca a riprendere in mano la situazione e trovare una via d’uscita?

Dipenderà dall’evoluzione della situazione militare sul campo: lo stallo non giova. Un più marcato successo o insuccesso indurrebbe a fare le necessarie concessioni l’una o l’altra parte.

Le conseguenze; si sentono previsioni catastrofiche, sia sul piano economico sia su quello dei futuri assetti geopolitici; è possibile fare qualche previsione equilibrata?

Nel clima di attuale isteria antirussa, e con una cortina di ferro che gli occidentali stanno stendendo ai confini orientali dell’Unione europea, è difficile essere ottimisti. Ci aspettano tempi duri.

Ringraziamo nuovamente il prof. Marco Tarchi. L’unica cosa che ci auguriamo è che questo atroce conflitto finisca il prima possibile e con il minor numero di vittime.

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