Il senatore Riccardo Nencini è uno scrittore, storico e politico. Nato a Barberino nel 1959, si è laureato in scienze politiche alla facoltà “Cesare Alfieri” di Firenze ed inoltre ha ricevuto la Laurea ad honorem in Lettere dall’Università di Leicester nel 2004. La sua carriera politica comincia come Consigliere comunale e capogruppo del Partito Socialista Italiano a Firenze dal 1990 al 1995 sotto il sindaco Morales. È stato deputato del Parlamento Italiano nella XI legislatura e nel 1992 è stato il primo parlamentare a rinunciare al doppio stipendio. Dal 2000 al 2010 è stato Presidente del Consiglio regionale della Toscana: in questo periodo è stato proprio Nencini ad ideare la Festa della Toscana e il Parlamento degli studenti. Per l’attività in tema di federalismo regionale, nel 2003 è stato insignito dal Presidente della Repubblica della onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce”. Dal 2008 al 2019 è stato Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano e dal 2019 è presidente del PSI. È stato eletto al Senato della Repubblica nel 2013 nella XVII Legislatura e rieletto nel 2018; inoltre è Membro della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea della NATO. Attualmente è presidente della Commissione cultura del Senato. Oltre all’attività politica, Riccardo Nencini è un grande scrittore; negli ultimi 2 anni ha pubblicato ben quattro libri di altissimo spessore: nel 2020 con lo storico Franco Cardini ha scritto “Dopo l’Apocalisse. Ipotesi per una rinascita”, edito dalla casa editrice ‘La Vela’; nel gennaio del 2021 il suo terzo libro dedicato a Oriana Fallaci, edito da Giulio Perrone, inserito nella collana Passaggi di Dogana, “A Firenze con Oriana. Sul precipizio scavato dai secoli”; sempre nel 2021 per Mondadori ha scritto un romanzo storico dedicato alla figura di Giacomo Matteotti, dal titolo “Solo”; infine, nello scorso febbraio è stato pubblicato per Polistampa “Condannato a morte”, che racconta il viaggio di Dante tra Toscana e Romagna.

Abbiamo avuto l’onore di intervistare l’onorevole Riccardo Nencini a proposito della guerra tra Russia e Ucraina.

Nel suo intervento in Senato ha affermato che le politiche di difesa vengono determinate dalla politica estera e non viceversa. Può spiegare meglio ai nostri lettori questa interessante affermazione?

“La politica estera fissa le alleanze e le relazioni internazionali che lo Stato deve avere. Sulla base di ciò si stabiliscono anche il bilancio e i criteri per una politica di difesa e non il contrario. Nel momento in cui l’Italia decidesse di sostenere la resistenza Ucraina all’invasione russa, come sta avvenendo in questi giorni, anche le politiche della difesa sarebbero destinate a cambiare, non tanto prendendo in considerazione un singolo Stato, in questo caso l’Italia, quanto l’Unione Europea nel suo insieme, in cui finalmente si comincia a parlare di difesa comune. Anche se questo non significherebbe ancora una politica estera comune. Tuttavia, se si parla di difesa comune non c’è dubbio che ci sia bisogno anche di una politica estera condivisa.”

“Ha affermato anche che, chi si trova ad affrontare questa crisi bellica, deve fare a meno dell’ONU che è inesistente, e proprio per questa ragione l’Unione Europea deve decidere cosa diventare. Qual è stato a suo giudizio l’impatto che hanno avuto l’ONU e l’Unione Europea?

“Il ruolo delle Nazioni Unite è stato inesistente. Del resto, l’ONU è contrassegnata da una forma di blocco, dovuta al fatto che le decisioni importanti passano tutte dal consiglio di sicurezza, che per statuto deve stabilire le proprie decisioni all’unanimità. Unanimità che, essendo la Russia uno dei 5 membri permanenti all’interno del consiglio, è impossibile da raggiungere. È questa la ragione per cui l’ONU non interviene direttamente nella guerra russo ucraina, così come non è intervenuta in altre piccole guerre in altre regioni del mondo. Per questa ragione ritengo che la forma organizzativa e decisionale dell’ONU, andrebbe rivisitata: così com’è attualmente infatti non ha una vera influenza; ha soltanto la possibilità di svolgere funzioni assolutamente marginali. Oltre all’ONU, anche l’Unione Europea dovrebbe avere un ruolo diverso e riuscire a “tessere meglio la tela che ha”: ecco il tema della difesa estera comune da svilupparsi indipendentemente dalla potenziale riforma delle Nazioni Unite.

Molti sono preoccupati per i possibili effetti delle sanzioni alla Russia e soprattutto per un invio di armi all’Ucraina. Lei cosa ne pensa, è d’accordo su come sta agendo il governo italiano?

Io sono d’accordo, non solo riguardo all’utilizzo della diplomazia, indispensabile in questi casi, ma anche per quanto riguarda un sostegno diretto a chi resiste di fronte all’invasione mediante aiuti sotto varie forme, comprese le armi. Del resto quando viene concussa la libertà di uno Stato sovrano, il dovere di questo è difendersi e il dovere dei paesi che considerano libertà e democrazia pilastri fondanti della loro ragione di vita è quello di sostenere quel popolo e quel governo che lotta per la propria libertà.”

Secondo lei corriamo davvero il rischio di arrivare a una terza guerra mondiale?

“La guerra russo ucraina è una guerra che si sta evolvendo di giorno in giorno. Tutte le previsioni iniziali sono fallite: tanto la previsione russa quanto quella di molti politologi occidentali. Infatti si riteneva in maniera corale che la guerra durasse un paio di settimane e che l’esercito russo avesse le condizioni di forza necessarie per abbattere la difesa ucraina. Ma così non è stato e per come la penso io, Putin non è nelle condizioni di fermarsi: credo che voglia raggiungere per lo meno l’obiettivo minimo, che consiste nella conferma del possesso delle due regioni occupate inizialmente, il Donbass e la zona di Donetsk, e nell’ottenimento di un ricongiungimento con la Crimea; inoltre Putin vuole almeno la devitalizzazione del gruppo dirigente al governo dell’Ucraina. Il ritardo nel raggiungimento di questo obiettivo può provocare da un lato, e non lo escludo, una sorta di reazione interna antiputiniana: non popolare, perché non vedo assolutamente una reazione di massa, ma forse potrebbe accadere qualcosa nella stanza dei bottoni attorno a Putin. L’altra cosa che potrebbe accadere è un incrudimento della lotta con il ricorso ad armi non convenzionali, Dubito l’uso del nucleare, perché Putin non è uno stupido, non è un folle: il presidente russo ha un disegno politico in testa e ne conosce gli effetti. Nonostante ciò ci sono altre armi non convenzionali a cui la Russia potrebbe far ricorso, a cominciare dalle armi chimiche.”

Per lei le ragioni per cui Putin ha attaccato l’Ucraina sono solo mire espansionistiche: una “realpolitik” russa?

“Sì, il motivo non è l’avvicinamento e una possibile entrata dell’Ucraina nella NATO, cosa che poteva essere negoziata. Mi pare invece che l’obiettivo di Putin sia, come ha dichiarato più volte, quello di ricreare la Grande Russia: che poi riesca a raggiungerlo è un altro paio di mani… Per mettere in campo politiche di potenza serve una struttura economica forte; la Russia è invece una media potenza militare e un nano economico e se rimane tale, come sta accadendo, la realizzazione di questo obiettivo è assolutamente improbabile. Ma questo non significa che Putin non abbandoni questo tentativo in corso da diversi anni: basti pensare alle mire espansionistiche verso la Georgia, la Crimea, la Cecenia e ora l’Ucraina.”

Alcuni prestigiosi e noti intellettuali italiani tra cui Luciano Canfora e lo storico fiorentino Cardini hanno assunto una posizione un po’ fuori dal coro, non filo putiniana, ma come lo stesso Cardini ha tenuto a specificare tendente a un’analisi a 360° delle responsabilità, quindi senza escludere anche quelle ucraine. Lei è d’accordo con loro?

“La verità è che l’invasione da parte dell’esercito russo di uno Stato sovrano, se anche ci fossero stati errori da parte dell’Ucraina, non può essere giustificata. Come dicevo prima, l’obiettivo di Putin è quello di ricreare la grande Russia. Milan Kundera sosteneva che la guerra in Europa è diventata antropologicamente impossibile, ma faceva riferimento al focolaio nascente delle guerre del passato che avveniva sulla linea del fiume Reno, quindi per responsabilità francesi o tedesche. Io non vedo più lì il focolaio iniziale, ma se spostiamo gli occhi a est, lì vi è un focolaio abbastanza continuo: perché la Cecenia, perché la Georgia, perché la Crimea, perché piccole guerre locali tra Armenia e Azerbaigian, e ora la guerra vera con migliaia di morti e distruzioni devastanti dovuta all’attacco della Russia all’Ucraina. Dissento quindi totalmente da Luciano Canfora e Franco Cardini”.

Un grande ringraziamento al senatore Riccardo Nencini. Nella speranza che si riesca ad arrivare ad una rapida e diplomatica conclusione di questo tragico conflitto, che ha già fatto versare troppo sangue.

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