Sabato 30 aprile, all’età di 54 anni si è spento Mino Raiola, il famosissimo procuratore di alcuni dei più grandi campioni del calcio come Zlatan  Ibrahimovic o Dennis Bergkamp. Dopo l’operazione d’urgenza avvenuta nel mese di gennaio a Milano presso l’ospedale San Raffaele, le sue condizioni si erano aggravate e a nulla sono valse le cure ricevute. L’annuncio è stato dato dalla famiglia. Lascia la moglie Roberta e due figli.

Era nato a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, il 4 novembre 1967 e a soli due anni si era trasferito con la sua famiglia ad Haarlem, una piccola cittadina a 20 Km da Amsterdam, alla ricerca di un futuro migliore. Qui i genitori aprirono un piccolo ristorante chiamato “Napoli.  Mino all’età di 10 anni incominciò a lavorare nel ristorante di famiglia e fu proprio lì che imparò a parlare sei lingue, anche se “non perfettamente”, come lui amava ripetere.

All’età di circa 10 anni prova a giocare a calcio nella squadra locale ma subito si rende conto che non è portato per quello sport che pure ama moltissimo. Nel frattempo, crescendo comincia ad occuparsi degli affari di famiglia che sotto la sua direzione prendono decisamente il via. In pochi anni la famiglia Raiola riuscirà ad aprire 11 ristoranti sparsi per il paese e il giovane Mino farà anche da intermediario nel commercio tra l’Italia e l’Olanda. Al tavolo del “Napoli” spesso mangia il presidente della società Haarlem F.C. che milita nel campionato di serie “B” olandese dove Mino ha provato a giocare da bambino. Un giorno nel bel mezzo di una conversazione l’ italo-olandese, con la sua proverbiale franchezza, afferma l’ ignoranza del suo ospite in ambito calcistico. In cuor suo il presidente dovette dar ragione a Mino e quindi decise di nominarlo Direttore Sportivo delle giovanili del club. In pochi anni la società ottenne ottimi risultati e a soli 20 anni Mino divenne già Direttore Sportivo della prima squadra. Intravedendo i futuri sviluppi economici e di mercato provò’ a far acquistare la sua società al Napoli, ma l’allora presidente Ferlaino rifiutò l’offerta per pochi milioni di lire.

Agli inizi degli anni 90’ Raiola si dimise dalla dirigenza del Haarlem e comincò ad operare per conto proprio. In Olanda c’ erano dei giocatori molto forti e lui ne intiuì le potenzilità economiche. Nel 1993 fece da intermediario nell’affare che portò Bergkamp e Jonk all’Inter. Diventato agente Fifa, la sua scalata verso il successo divenne inarrestabile e l’incontro con  Zlatan Ibrahimovic gli cambiò la vita. Con lo svedese nacque anche un rapporto di sincera amicizia, che lo porterà sempre consultare Raiola prima di qualsiasi decisione.

Il resto potremmo dire che è cronaca. Siamo di fronte  ad un uomo senza mezze misure, amato e odiato allo stesso tempo. Per molti  era un uomo senza cuore interessato solo ai propri interessi, ma per la maggior parte dei suoi assistiti era un uomo eccezionale che faceva della chiarezza e del rapporto personale la sua forza.

Sir Alex Ferguson, uno dei più grandi allenatori della storia del calcio, lo ricordava in merito all’affare Pogba,  con epiteti qui irripetibili, mentre Moise Kean attaccante della nazionale italiana e della Juventus lo ringraziava per averlo tolto dalla strada. Quello che è certo è che per quanto discutibili fossero alcuni suoi  metodi, nel suo lavoro era arrivato ad essere il numero uno.

 Naturalmente il suo modo di operare dava fastidio ai “padroni del calcio” perché per la prima volta al centro delle trattative non c’erano più solo le società, ma i giocatori che potevano decidere liberamente se cambiare o meno società. Anche se si rendeva conto di non poter cambiare un sistema tanto radicato e conservatore, si spendeva sempre al massimo per far si che almeno sul piano economico gli attori di questo straordinario spettacolo ricevessero il massimo. A volte però è anche successo che i continui spostamenti da una società all’altra dei giocatori non abbiano giovato alla loro carriera e in questi casi si è parlato di lui come di una persona avida.  

Per molti suoi assistiti la sua figura rappresentava però ben altro: tantissimi sono stati i messaggi di calciatori da lui seguiti. Uno dei più significativi è stato quello di Mario Balotelli, che lo ricorda così: “Sarai sempre con me nella vita e nel calcio! I tuoi rimproveri, aiuti, consigli, battute e strategie saranno sempre nella mia testa. Ti voglio bene e te ne vorrò per sempre come ad un secondo padre e so che da lassù sarai sempre presente nelle nostre vite! Buon viaggio Mino.

Tra i tanti messaggi ha colpito molto quello di Walter Sabatini, direttore sportivo della Salernitana: “Mino,  non mi avresti dato la possibilità di farlo in vita, avresti polemizzato come al solito. Abbiamo litigato abbastanza, ma non posso dimenticare che nel momento in cui ero gravemente malato chiamavi mia moglie offrendogli di portarmi in America a spese tue. Un atto di generosità straordinaria, non dovuta e silenziosa. Grazie Mino”

E’ difficile esprimere oggi un giudizio su una personalità tanto complessa come quella di Mino Raiola. Potremo farlo forse in futuro quando avremo visto il modo di operare dei procuratori che gli succederanno. Ma per dare un giudizio “ a freddo” sul suo operato dovremo di certo aspettare che  i suoi detrattori ed estimatori siano scomparsi o comunque fuori dal mondo del calcio.

Per adesso…

Riposa in pace insieme al tuo pallone, Mino.

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