È difficile – se non impossibile – trattenere un brivido d’emozione al suono delle mitiche “chiarine” comunali del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, vero cuore pulsante della Fiorenza antica ma anche per tanti aspetti di quella di oggi. Ma ancor di più lo è stato essere lì con la nostra redazione del LeoMagazine quasi al completo, con alcuni “ex”, con la nostra preside Annalisa Savino che è anche il nostro editore e tanto ci ha sostenuto in questo anno difficile ma entusiasmante, esattamente come chi l’ha preceduta, la preside Donatella Frilli.

Non è mio compito fare la cronaca della giornata, che seguirà a breve: tante le cose belle ed emozionanti che sono state dette. Questo – ci perdoni il lettore – è più un bilancio e una considerazione inter nos del LeoMagazine, anche se ovviamente la condividiamo volentieri con il nostro pubblico, che è una delle ragioni fondamentali della nostra esistenza.

Oggi dunque, nel salone dei Cinquecento, si sono aperte le celebrazioni di un triste anniversario: quello della strage dei Georgofili. E nell’occasione, grazie all’interessamento e alla squisita cortesia dell’assessore Alessandro Martini, che ha tra le sue deleghe la cultura della memoria e della legalità, ci siamo stati anche noi; accanto a magistrati come Giuseppe Quattrocchi e Domenico Manzione, a un giornalista d’inchiesta del calibro di Francesco Nocentini, ad autorità istituzionali civili e militari. C’eravamo anche noi: a portare la testimonianza di un impegno e di un lavoro ormai quinquennali, che sono sfociati nel video realizzato da un gruppo di redattori LM e nel libro scritto a quattro mani da me e dal caporedattore LM Edoardo Benelli Georgofili, dalla strage alla verità processuale (il titolo è il medesimo per entrambi; il libro è edito dalla casa editrice la Vela, Lucca 2022).

Il solo fatto di essere lì, di veder scorrere le immagini del nostro video sotto lo sguardo di Leone X, Clemente VII di Cosimo I e di tutto il pubblico presente, tra cui ragazzi e docenti dell’ ITI Leonardo di Vinci e del Buontalenti è un emozione non da poco. Ancora più emozionante per chi scrive salire sulla storica “tribuna” con il mio giovane coautore Edoardo Benelli a presentare il nostro libro: entrambi i lavori hanno ricevuto plausi e apprezzamenti davvero lusinghieri.

Ma non è certo questo il punto principale, che è invece un grande, grandissimo: grazie ragazzi!  Non solo a voi, certo; anche a chi ha permesso questa giornata e a chi ci ha aiutato, soprattutto quelle persone davvero straordinarie che sono i parenti della vittime della strage; dal presidente dell’associazione Luigi Dainelli, all’attrice Giulia Weber che ha scritto la prefazione al nostro volume e ne è la gentile e premurosa madrina, all’addetto stampa Sandro Matteini; e l’avvocato Danilo Ammannato, legale di parte civile dell’associazione dei parenti delle vittime, che è stato per noi un mentore e un maestro. Al di là dei risultati ottenuti, solo aver avuto il privilegio di conoscere queste persone – a cui si aggiunge naturalmente Giovanna Maggiani Chelli, purtroppo non più con noi – lavorare con loro, imparare da loro, dal quel coraggio e determinazione, è stata una esperienza forte e preziosissima per la nostra formazione di persone e di cittadini.

Ma detto doverosamente questo, devo dirvi, cari ragazzi, che ancora una volta mi avete stupito. Nella nostra vita quotidiana, sempre di corsa contro il tempo e i diecimila impegni che ci assalgono da ogni parte, tante volte non ci soffermiamo abbastanza a considerare quello che stiamo facendo, i risultati che raggiungiamo. Rivedendo il video, mi sono ricordato delle nostre riunioni, di come vi dicevo di intervistare questo o quel personaggio, di ricercare questa o quella fonte; non pensando – o non pensandoci abbastanza – che chiedevo di farlo a dei ragazzi di 17- 18 anni. Avrei io saputo farlo, alla loro età? Sinceramente, non lo so.

E quindi, guardando indietro, ringrazio tutti i ragazzi che si sono gettati in questo progetto con entusiasmo, collaborazione, fiducia. Alcuni di essi oggi si fanno onore nelle aule universitarie, ma il LeoMagazine è e rimane casa loro, perché hanno contribuito a costruirla e senza di loro non ci sarebbe: grazie Valentino Masetti, Claudio Piazzai, Alice Bertini. E soprattutto ai ragazzi della attuale 5 F, ormai alla fine del loro percorso scolastico; un iter difficile e funestato dalla pandemia, ma che hanno saputo affrontare con coraggio e determinazione, e per di più portando il LeoMagazine a risultati che hanno superato quelli già notevoli raggiunti in passato. Sempre con il loro stile, il loro sorriso, la loro fiducia e la voglia di mettersi in gioco. Grazie soprattutto ai membri dello staff, in particolare a Filippo Sanzò e Edoardo di Rocco, bravissimi ed impavidi intervistatori; ed anche a Lorenzo Morelli e Sara Priapo, che anche se non hanno partecipato direttamente al progetto Georgofili sono stati determinanti come membri dello staff per la vita e i successi della nostra testata. Un grazie anche alle nuove leve di terza e quarta (uno di loro, Giulio Nastri, ha dato il suo contributo ai lavori per i Georgofili) che stanno raccogliendo un testimone difficile ma entusiasmante.

E infine il mio giovane coautore e caporedattore del LM,  Edoardo Benelli. Se è vero che a volte è la responsabilità a “forgiare” la persona giusta, Edoardo è sicuramente un esempio di questo: diventato caporedattore a 17 anni (e dopo averlo decisamente meritato) ha dato subito prova di capacità organizzative, decisione, maturità. Nel periodo difficile della pandemia, è riuscito a compattare la redazione, a precedere spesso le mie richieste e a muoversi con autonomia senza mai, una sola volta, “debordare”.

Avere un proprio studente come collaboratore di una impresa come un libro è una esperienza che augurerei a ogni docente.  Perché questo è davvero un libro a quattro mani e se le mie, per forza di cose più anziane e più esperte, hanno in un primo momento tenuto la guida, poi quelle del mio giovane collega si sono affiancate …. A lui voglio dire, per quanto riguarda il giornale, la cosa che gli antichi Magistri delle università medievali dicevano agli allievi a cui non avevano ormai più nulla da insegnare: Id quod ego (ciò che sono io, quindi “è come me).

Quello del docente è uno dei pochi lavori, credo, in cui il risultato più bello e più entusiasmante sia di essere superati. E credo ragazzi che se continuerete su questa strada potremo continuare a essere fieri di voi come lo siamo stati in questi anni; ma soprattutto, credo che potrete essere fieri di voi stessi e una risorsa preziosissima per questo paese che ne ha tanto bisogno. So già che mancherete, a me, al LeoMagazine e al nostro amatissimo Leonardo da Vinci; ma questo percorso volge ormai alla fine, e altre entusiasmanti e decisive sfide vi aspettano. Ma ovviamente, questo è e resta il vostro giornale, qui se e quando lo vorrete potrete sempre far sentire la vostra voce e le vostre idee.

AD MAIORA!

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