Lunedì 20 giugno si è tenuta la presentazione della ristampa del libro I formiconi neri dello scrittore Emanuele Bettini, nella sala ovale di Palazzo Banci Buonamici, a Prato. Sono intervenuti l’assessore alla cultura e all’immigrazione del comune di Prato Simone Mangani, Silvana Santi Montini, Sergio Puggelli e Chiara Racchia, presidente dell’associazione culturale il Castello.

Emanuele Bettini, nato a Prato nel 1917, è stato uno scrittore, poeta e pittore. Dopo essersi laureato in Storia della Filosofia e della Pedagogia all’Università di Firenze, si è arruolato come ufficiale durante la Seconda Guerra Mondiale. Finita la guerra, è tornato a Prato dove si è iscritto al partito comunista e ha iniziato a insegnare lettere. Oltre ad aver collaborato con diversi quotidiani come L’Unità, ha scritto diversi racconti e raccolte di poesie tra cui Città di notte (1970) e Grigie storie di uomini e cani (1954). Fino alla sua morte nel 2002 ha continuato a promuovere l’arte attraverso mostre nelle fabbriche e circoli d’arte. È stato membro onorario dell’associazione il Castello, che ha appoggiato diverse iniziative in sua memoria. Scrittore poco conosciuto e spesso mal interpretato come polemico per la posizione politica che ha preso nelle sue opere.

I formiconi neri racconta di due amici, Giustino e Attilio che, oppressi dalle condizioni in cui devono lavorare in fabbrica, decidono di andarsene per scoprire come vivere liberamente. Attilio visita un suo parente il quale attraverso delle raccomandate gli trova un lavoro al servizio dei “potenti”, invece Giustino cerca di allontanarsi il più possibile dalla società, si rifugia in montagna, dove inizia a vivere una vita dura, in completa solitudine. I due protagonisti rappresentano l’emblema della società, per ribellarsi al sistema che li schiaccia, cercano un nuovo stile di vita prendendo strade diverse, uno seguendo una direzione già stabilita, l’altro seguendo il proprio istinto. Questo libro costituisce una critica verso il “socialismo” (non ancora chiamato così quando Bettini ha scritto questo libro). Il messaggio del libro è che l’uomo può ribellarsi, può scegliere una vita diversa, anche se, come si scopre alla fine, non può scappare per sempre dalla società.

L’assessore ha definito questo libro “una satira sorprendente”, dalla buffa denominazione dei personaggi alla presenza di elementi grotteschi. Trasmette un insegnamento morale sulla politica e sul potere, in cui risiede “il più feroce terrorismo” come dice Bettini, non sottoforma di una lezione oziosa ma attraverso il racconto delle speritose peripezie dei due protagonisti.

Il libro tratta di un conflitto che continua ancora oggi ad essere discusso da scrittori e studiosi: il rapporto tra l’uomo e il potere. Le vicende che racconta avvengono ancora oggi nella società moderna, i problemi che i protagonisti affrontano sono tuttora al centro di diverse discussioni filosofiche. Altri temi che si riscontrano sono il rapporto tra il singolo e la società e la guerra, infatti il racconto si conclude con l’immagine di un gruppo di giovani che “con un canto allegretto partivano per la guerra”, un’esperienza che lo scrittore stesso aveva vissuto con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il libro infine si conclude con una poesia di Bettini sulla libertà dell’uomo.

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