“Ad ogni Re la sua corona” così il telecronista RAI Alberto Rimedio descrive Lionel Messi baciare la coppa del mondo, quella coppa tanto attesa, che dopo un cammino lungo e tortuoso è arrivata. Il campione argentino c’era già andato vicino in Brasile, nel mondiale del 2014, (dove a Messi fu assegnato il premio come miglior giocatore) quando solo il tedesco Mario Gotze interruppe il sogno albiceleste a sei minuti dalla fine del secondo tempo supplementare. Gli altri tentativi nel 2006, 2010 e 2018 non sono degni di nota. Ma quella di oggi è una storia a lieto fine, e come ogni storia partiamo dall’inizio. 

Il cammino della Seleccion inizia il 22 novembre al Lusail Stadium (dove per altro finirà) contro la meno quotata Arabia Saudita. Le previsioni davano per superfavoriti  i campioni del sud America e così inizia il cammino dell’Argentina. Messi su rigore apre le danze, ma inaspettatamente l’Arabia Saudita rimonta la partita. La vittoria è talmente epocale che l’emiro arabo proclama un giorno di festa nazionale. Per l’Argentina il cammino si fa in salita, sempre di più: come ogni storia eroica che si rispetti, la strada non sarà mai diritta e larga, ma con qualche curva ed ostacolo. La seconda partita è quella con il Messico, per la sorte del girone è già una partita da dentro o fuori. E’ vietato sbagliare. Non ci sono più seconde chance. La partita è bloccata, il Messico rimane chiuso nella sua metà campo, c’è bisogno allora del campione, uno di quelli che nasce ogni 100 anni. Il campione risponde, il campione è Leo Messi, il quale prende la palla e con un sinistro secco dal limite dell’aria fa 1-0. L’esultanza è incontenibile. A chiudere la partita ci penserà Enzo Fernandez, il quale verrà anche premiato come miglior giovane del torneo. Così si arriva alla terza partita, l’ultima del girone per decretare l’avversaria della Seleccion agli ottavi di finale. L’Argentina non fatica e vince 2-0, così come contro l’Australia agli ottavi di finale, 2-1 e la pratica è chiusa. La vera prova di forza questa squadra non la dà in semifinale, dove vincerà 3-0 con la Croazia rivendicando il mondiale russo, ma qualche giorno prima ai quarti contro l’Olanda. L’epilogo del match (molto simile in certi aspetti a quelli della finale) è da pelle d’oca. L’Argentina domina il match, il parziale è sul 2 a 0 quando mancano sette minuti al termine della partita. Accade l’impensabile: Wout Weghorst, autore di una doppietta, porta in parità il quarto di finale allo scadere. Dopo i supplementari, pieni di ammonizioni e scintille tra le due squadre si va ai calci di rigore. L’epilogo è lo stesso della semifinale di Brasile 2014, l’Argentina passa, gli Orange tornano a casa.

E’ arrivato il giorno della finale. Per passare alla storia esiste solo una parola: vincere. Il popolo albiceleste aspetta questa coppa dall’86, quando Diego Armando Maradona la sollevò al cielo dello stadio Azteca di Città Del Messico. Per Messi è l’ultima possibilità, per passare alla storia bisogna portare a Buenos Aires questa coppa. Dall’altro lato ci sono i campioni in carica della Francia, una squadra che nonostante abbia perso alla vigilia del mondiale giocatori del calibro di Benzema (attuale pallone d’oro), Nkunku, Maignan, Pogba e Kanté, è arrivata in finale battendo squadre del calibro di Inghilterra e Marocco. E’ la sfida dei numeri 10, è la sfida tra la vecchia generazione, rappresentata da Messi, e la nuova generazione, rappresenta da Kylian Mbappé, è la finale della coppa del mondo. Dopo una sfarzosa cerimonia di chiusura dei mondiali, la gara, alle 16 ore italiana, inizia. Antoine Griezmann tocca la sfera all’indietro, la partita inizia, ma è a senso unico. L’Argentina gioca bene, la squadra di mister Lionel Scaloni pressa alto, i francesi così sbagliano, e l’Albiceleste recupera palla, le ripartenze sono micidiali e fanno male ai transalpini. Alvarez riceve sulla trequarti avversaria e apre verso Angel Di Maria, il giocatore della Juventus punta Dembelé che, con un’ingenuità, atterra Di Maria: calcio di rigore per l’Argentina. Sul dischetto va lui (chi se non lui?), portiere da un lato, palla dall’altra, Messi fa 1-0. Non ci mettono molto gli uomini di Scaloni a raddoppiare: sempre Alvarez innesca Mac Allister, che a tu per tu con Lloris passa la palla a Di Maria che fa 2-0. Di Maria proprio lui, che aveva saltato quasi tutto il mondiale per un infortunio muscolare al quadricipite, non ha mancato l’appuntamento più importante. Inevitabilmente questa situazione non fa piacere ai francesi e soprattutto al tecnico Didier Deschamps che cambia al 40’ del primo tempo Giroud e Dembelé. Il secondo tempo però, è una copia del primo, con l’argentina che cerca di addormentare il match, forse troppo, così Mbappé trova Kolo Muani in profondità, il quale viene atterrato in area di rigore da Otamendi. Va Mbappé dal dischetto, Martinez intuisce, ma il tiro è troppo potente, 2-1. La partita è riaperta, e i campioni si fanno vedere in questo momento, così Kylian un minuto dopo il rigore, segna uno splendido goal e fa 2-2. L’Argentina sembra perdere il controllo della partita, ma per loro fortuna l’arbitro fischia tre volte: si va ai supplementari. Una partita a senso unico, a tratti noiosa, la cui trama è ora diventata degna del miglior film della saga Mission Impossible. La partita riprende, inevitabilmente a ritmi più bassi, e la Seleccion attacca. Lautaro tocca per Messi, il numero 10 argentino passa a Fernandez, il quale imbuca in profondità di nuovo Lautaro, che davanti a Lloris, sbaglia, ma sulla ribattuta c’è l’eroe dell’Argentina, c’è il miglior giocatore al mondo, c’è Messi. Ribatte in rete a botta sicura, ma Koundé stoppa il pallone sulla linea, o così sembra, perché l’orologio dell’arbitro Marciniak dice che il goal è buono. I 60000 tifosi argentini presenti allo stadio Lusail esplodono di gioia, Messi esulta insieme ai suoi compagni, tra coloro c’è chi piange. Una fiaba finirebbe qua, siamo arrivati al lieto fine per Messi e compagni, invece no, questa è la finale dei mondiali, questa per qualcuno è “la partita del secolo”. Calcio d’angolo, batte Coman, il pallone finisce sui piedi di Mbappé, il quale vede il suo tiro essere parato non dalla mano del portiere albiceleste ma da quella di Montiel. Calcio di rigore per la Francia, lo batte di nuovo Mbappé, che fa 3-3. La partita si chiude,  non senza prima una grandissima occasione capitata nei piedi di Kolo Muani, che si vede il suo tiro parato da Martinez. Si va ai calci di rigore. La prima squadra a tirare è la Francia, sul dischetto si presenta Mbappé che segna, analogo epilogo riguarda l’altro numero 10 che fa 1-1. Per la Francia si presenta come secondo rigorista Coman, che sbaglia, l’argentina segna, è 2-1, la Francia sbaglia ancora e l’Argentina risegna. La Francia segna il quarto rigore, ma non può nulla, Montiel segna e fa 4-2. L’Argentina è campione del mondo, 36 anni dopo l’ultima volta. Finalmente anche questa storia ha fine, i giocatori e i tifosi piangono, c’è chi però piange di gioia e chi di dolore. Pure il presidente francese Macron scende in campo per consolare il 10 sconfitto. Il 10 argentino, invece, è vittorioso, finalmente ce l’ha fatta. Viene premiato come miglior giocatore (Martinez miglior portiere, Mbappé premiato come capocannoniere). Bacia la coppa, la bacia più volte. Durante la consegna delle medaglie Messi è ultimo, è il capitano, gli viene consegnata la coppa la guarda, la bacia e la alza verso il cielo. Alza la coppa in alto, in altissimo, quasi fino a toccare Dio, forse, a toccare Diego.

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