Per un piccolo “corto circuito redazionale” ci siamo ritrovati con due articoli sullo stesso argomento e abbiamo deciso di pubblicarli entrambi. Ci scusiamo con i lettori ma riteniamo comunque che dato il tema “repetita iuvant.” In occasioni come queste è – purtroppo – il caso di dirlo. DDN

Situazione critica in Afghanistan dove sempre più diritti delle donne sono stati annullati nel giro di pochi giorni: le donne afghane ad oggi non possono frequentare molti luoghi pubblici, percorrere lunghe distanze senza essere accompagnate da un uomo, sono obbligate a uscire con il burqa a copertura del viso e una copertura integrale di tutto il corpo.

Il 23 dicembre, numerose donne afghane sono scese in piazza a Kabul per manifestare il loro completo dissenso verso queste nuove norme imposte dal governo afghano. L’ultimo divieto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e proibirebbe a tutte le donne afghane, di qualsiasi età e ceto sociale, di accedere all’università in quanto donne.

Nella riunione del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito) di qualche giorno addietro è arrivata una condanna unanime per il trattamento delle donne in Afghanistan da parte dei talebani che potrebbe costituire un crimine contro l’umanità ai sensi dello statuto di Roma. L’Afghanistan è uno Stato membro della Corte Penale Internazionale ed è quindi è obbligato a rispettare i principi e le regole in esso definiti. È stato emesso un comunicato congiunto del ministero degli esteri italiano e dei 7 paesi che partecipano al G7 che tutti insieme hanno condannato con fermezza la recente esclusione delle donne afghane dall’università. Proibire alle donne di studiare non è solo esclusione dall’istruzione ma anche dalla possibilità attraverso di essa di avere una vita migliore. 

Il paese afghano è in preda al panico e a folle di manifestanti. A Herat per disperdere una manifestazione di studentesse che protestavano proprio contro il divieto delle donne di frequentare l’università le forze armate afghane hanno utilizzato cannoni ad acqua e idranti. Nella città di Kandahar centinaia di studenti di sesso maschile hanno mostrato il loro disappunto rinunciando agli esami di fine semestre all’ateneo di Mirwais Neeka facendo compagnia a tutte le studentesse compagne cacciati dai banchi. Nei prossimi giorni il governo espliciterà se solo le donne afghane siano obbligate rispettare con le nuove regole imposte o anche le donne straniere.

Su tale argomento si è espresso anche il ministro degli esteri Antonio Tajani, il quale, nella conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, ha affermato che: “è inconcepibile pensare che ancora oggi nel mondo ci siano esseri umani considerati serie A e di serie B”. Nonostante le varie proteste che si sono diffuse a livello globale e la contrarietà manifestata da diversi personaggi importanti, l’Afghanistan ha alzato ancora il tiro! Quattro giorni dopo avere espulso le donne dalle università, il governo afghano ha deciso di vietare alle donne attive all’interno dell’Ong di farne parte e di non assumere nuovo personale femminile. In un editto emesso durante la vigilia di Natale il ministero dell’economia afghana ha minacciato pesantemente di revocare la licenza a tutte le organizzazioni che non rispetteranno il nuovo bando stabilito. A seguito dell’esclusione delle donne dall’Ong sono state Save the Children, International Rescue, Committee, Norwegian Refugee Council e Care a prendere parola e dire che senza il loro aiuto e contributo non riusciranno più a lavorare in modo efficace. L’economia afghana degli ultimi anni è stata finanziata quasi totalmente dal Ong e dalle organizzazioni internazionali. Dal ritorno dei talebani al potere l’economia dell’Afghanistan che è diminuita di 1/3 quindi di circa 3,5 miliardi di dollari l’anno e riusciva a mantenere comunque un’economia stabile all’interno del paese proprio grazie alle varie organizzazioni internazionali che finanziavano il paese musulmano. Anche l’associazione dei Medici Senza Frontiere ha affermato che senza le donne non ci può essere assistenza sanitaria all’interno del paese dato, che in Afghanistan, le pazienti donne non possono essere curate da medici e operatori maschi. Tutta questa situazione non implica solo un danno per la vita e la cultura delle donne ma anche a livello di sanità, dal momento che le donne residenti non potranno più essere operate o curate in ospedale

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