Michael Jordan è uno degli atleti più importanti della storia. Nacque il 17 febbraio 1963 a New York e per gran parte della sua vita ha deciso di dedicarsi allo sport, in particolare al basket e al baseball.

Vita Privata Michael Jeffrey Jordan nacque il 17 febbraio 1963 a Brooklyn, un quartiere di New York, ma poco tempo dopo la sua nascita i genitori decisero di far traferire la famiglia a Wilmington. Fin da subito suo padre iniziò a trattarlo in modo molto severo, lamentandosi spesso di lui. Questo, ci racconta MJ, fu uno dei fattori che lo rese così determinato e deciso. Il 2 settembre 1989 decise di sposarsi con Juanita Vanoy, con la quale ebbe tre figli: Jeffrey, Marcus e Jasmine. Ma nel 2006 il matrimonio si concluse con il divorzio. Dopo circa sette anni incontrò Yvette Prieto e durante questa seconda unione ebbe due gemelle, Victoria e Ysabel.

Carriera Michael Jordan iniziò ad entrare in contatto con il mondo dello sport fin da quando era un ragazzo. Precisamente, frequentando la Emsley A. Laney High School, venne preso nella squadra di basket della scuola dopo aver provato a giocare a baseball e football, che aveva abbandonato a causa della sua scarsa preparazione fisica. Trascorse tre anni nelle giovanili e successivamente provò a entrare in prima squadra. Purtroppo però non gli fu concesso dal momento che l’allenatore preferì scegliere un altro suo compagno, molto più alto di lui. Questo evento lo aiutò a migliorarsi e perfezionare alcune sue tecniche. In quarta liceo, tuttavia, raggiunse l’altezza di ben 190 cm e finalmente riuscì a far parte della prima squadra, con il numero 23.

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Con il passare dei giorni Jordan fece quasi raggiungere il record alla sua scuola, collezionando sempre più punti. Di conseguenza divenne uno dei liceali d’America più promettente, insieme ad altri suoi coetanei, e questo traguardo lo portò ad avere a disposizione varie proposte di college molto buone. In quella estate comunicò pubblicamente di aver scelto l’University of North Carolina, andando a non cogliere notevoli opportunità. Ed è proprio in questo college che la sua carriera iniziò a diventare sempre più stabile. Strinse diverse amicizie, in particolare con James Worthy e Sam Perkins (due importanti futuri cestisti). Il primo anno lo dedicò all’apprendimento e agli allenamenti, ma ci fu una partita che gli cambiò totalmente la vita. Stiamo parlando della finale per il titolo NCAA (National Collegiate Athletic Association), nel 1982, contro la Georgetown, giocata al Superdome di New Orleans, alla quale assistettero 61 612 spettatori a cui si aggiunsero i 17 milioni che la seguirono in televisione. Jordan riuscì a fare canestro negli ultimi 15 secondi, portando così la sua squadra alla vittoria. Arrivato negli spogliatoi una giornalista gli chiese come si sentisse in quel momento, ma l’atleta le rispose: “Davvero non ho avvertito alcuna pressione. Era un tiro come un altro“. Nonostante queste parole, quel tiro in realtà riuscì a stravolgergli la vita, da quel momento iniziò ad essere sempre più conosciuto e ad essere considerato uno dei giocatori più forti attualmente attivi. Come spiega lui stesso: “Prima il mio nome era Mike, tutti mi chiamavano Mike Jordan, ma dopo il tiro ero diventato Michael Jordan“.

Nonostante il miglioramento di carriera, MJ cercò di rimanere concentrato e focalizzato su quello che doveva fare, ovvero allenarsi. Costretto a fare molti sacrifici, iniziarono a rendersi visibili dei veri e propri miglioramenti tecnici e fisici. Continuò a ottenere ottimi risultati durante le partite e, sebbene avesse un’infiammazione al tendine del ginocchio destro, continuò a dare molte soddisfazioni aumentando sempre di più la sua fama. Ma in seguito a una partita terminata senza vittoria, iniziò un periodo ricco di dubbi e incertezze: Jordan non sapeva se continuare l’università oppure abbandonarla come il suo compagno Worthy. La sua scelta fu quella di entrare a far parte dei professionisti, lasciando il college ma laureandosi comunque nel 1986, dopo un infortunio che lo costrinse a stare a riposo benché continuasse a partecipare a delle partite in segreto; come disse Mark Pfeil: “Lui era fatto così. Se si convinceva che qualcosa non gli avrebbe fatto male, si concentrava oltre l’ostacolo e scendeva in campo” Dopodiché venne contattato dai Chicago Bulls ed entrò quindi a far parte di una delle squadre più importanti al mondo, firmando un contratto di 7 anni per 6 milioni di dollari. Nel 1984 partecipò ai Giochi della XXIII Olimpiade a Los Angeles, ottenendo l’oro per gli USA, e dal quel momento non smise mai di incrementare le proprie prestazioni. La sua carriera sembrava non fermarsi mai, arrivò infatti a giocare partite importantissime: partecipò ai nuovi Giochi olimpici nel ’92 e fece vincere ai Bulls il terzo titolo NBA di seguito raggiungendo il three-peat (ovvero quando si ottiene per tre volte di fila il massimo dei risultati).

Ed ecco che il 22 agosto 1993 James Jordan, suo padre, venne assassinato da dei criminali locali mentre stava riposando durante un viaggio di ritorno verso casa, dopo essere stato al funerale di un suo amico. In seguito a questo doloroso evento MJ decise di interrompere la sua carriera affermando di non avere più nulla da dimostrare, avendo già raggiunto il massimo nella sua carriera da cestista. Da quel momento il mondo dello sport, ma soprattutto quello del basket, rimase fortemente colpito da questa decisione, sentendosi costretto a dover dire addio a una delle leggende più importanti del mondo. Soltanto il 9 settembre 1994 venne chiamato un’ultima volta a partecipare a una partita di beneficenza organizzata da un suo collega nel Chicago Stadium, che stava per essere demolito, durante la quale segnò 52 punti. Infine si tenne nel nuovo impianto (United Center) la cerimonia d’addio ufficiale, durante la quale venne alzata una grande statua raffigurante il giocatore.

Jordan tentò quindi di intraprendere una nuova carriera legata al baseball. “Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un’altra disciplina” spiegò lui stesso, ma non ottenne mai risultati eccellenti. Soltanto all’inizio del 1995 iniziò a circolare la notizia che volesse tornare a far parte dei Bulls, creandosi così una situazione di stupore generale. In effetti il giocatore riprese gli allenamenti, cercando di combattere e superare tutte le difficoltà causate dalla pausa volontaria. Riuscì comunque, sotto osservazione del suo allenatore Phil Jackson, a concludere partite nel migliore dei modi, ad allenarsi costantemente e a riconquistare tutti suoi tifosi. Benché sembrasse ormai una situazione ristabilizzata e tranquilla, il cestista il 14 gennaio 1999 annunciò nuovamente di voler interrompere il suo percorso, dedicandosi al golf e alla gestione dei Washington Wizards, senza escludere però la possibilità di un ritorno (“sono ritirato al 99,9%“). E infatti il 25 settembre 2001 Jordan prese la decisione di tornare in campo, non più come allenatore. Questo importante passo fu il modo in cui concluse la sua carriera, a causa della sua età e delle sue capacità motorie. Alla fine della stagione 2002-2003 MJ si ritirò definitivamente dal mondo del basket, mettendo fine alla sua carriera con una media di ben 30,12 punti a partita, ovvero la più alta in tutta la storia dell’NBA.

Ritiro Dopo aver messo un punto alla sua carriera da cestista, Micheal Jordan, decise di fondare il Michael Jordan Motorsports (1º febbraio 2004), un vero e proprio team di corse motociclistiche, che però si chiuse nel 2013. Infine nel 2006 venne nominato general manager degli Charlotte Hornets (nome attuale) e successivamente ne diventò proprietario.

Michael Jordan è ed è stato uno dei migliori giocatori di basket a livello mondiale. Ha sempre dimostrato di avere la giusta concentrazione e ambizione, senza farsi spaventare troppo dagli ostacoli della vita. Nel corso degli anni ha ispirato molte persone, le ha spronate a non fermarsi e a credere nei propri sogni. Rimarrà sicuramente un tassello importantissimo nella storia dello sport.

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