Il 18 febbraio 1967 nasceva a Caldogno, in provincia di Vicenza, quello che da molti è ricordato come lo sfortunato autore dell’errore dal dischetto nella finale del Mondiale USA 1994, persa dall’Italia contro il Brasile, ma che invece tutti gli esperti considerano uno dei migliori talenti mai espressi dal calcio italiano.

Baggio era un fantasista in grado di ricoprire più ruoli: ha giocato prevalentemente da seconda punta o trequartista, ma è stato talvolta schierato come prima punta, centravanti di manovra o come attaccante esterno.

Eccelso dal punto di vista tecnico, in particolar modo nel tocco di palla e nella precisione d’esecuzione, fu spesso paragonato a diversi numeri dieci del passato: da Giuseppe Meazza al suo idolo giovanile Zico, oltre che al francese Michel Platini e a Juan Alberto Schiaffino.

Era capace di impostare la manovra di gioco e di fornire assist ai compagni grazie alla sua visione di gioco e alla sua abilità nel fraseggio. Era inoltre rapido sia nello smarcarsi che nell’esecuzione dei tiri; possedeva infatti un tiro preciso e un innato fiuto del gol.

Destro naturale ma in grado di calciare con entrambi i piedi, era un calciatore agile, elegante e veloce.

Abile esecutore di calci piazzati, in Serie A è secondo solo a Francesco Totti per numero di reti segnate su rigore (68 su 83); è invece quarto, a pari merito con Totti, per quanto riguarda i gol realizzati su punizione, con 21 centri, dietro al compianto Siniša Mihajlović (28), Pirlo (27) e Alessandro Del Piero (22).

Carriera

Dopo avere iniziato nella squadra del suo paese, all’età di 13 anni si trasferisce al L.R. Vicenza, a quel tempo in Serie C1. Si mette subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni ben 110 gol in 120 presenze. Debutta in prima squadra a 16 anni e segna il primo gol in carriera nella partita di Coppa Italia Serie C contro il Legnano il 30 novembre 1983; il 3 giugno dell’anno seguente va a segno per la prima volta in campionato, realizzando su rigore il gol del definitivo 3-0 contro il Brescia.

Il 5 maggio 1985 subisce un grave infortunio al ginocchio destro (compromessi legamento crociato anteriore e menisco), il primo di una lunga serie, che lo costringe a un periodo di oltre un anno di assenza dai campi di gioco. L’infortunio arriva a due giorni dalla firma del contratto con la Fiorentina, che lo aveva ingaggiato per 2,7 miliardi di lire e che, pur avendo la possibilità di recedere dal contratto, decide di tenerlo. Ripresosi dall’infortunio esordisce in Serie A il 21 settembre 1986 ma, dopo soli 7 giorni, subisce una lesione al menisco del ginocchio destro che lo costringe a una nuova operazione. Rientra in campo a fine stagione, a distanza di quasi due anni dal primo infortunio. Il suo primo gol nella massima divisione arriva su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli.

A partire dalla stagione 1987-1988 può finalmente essere impiegato con buona frequenza, e diventa la punta di diamante della squadra viola dove giocherà per altri due anni prima di passare, in quello che è considerato uno dei trasferimenti più clamorosi nella storia del calcio italiano, ai rivali della Juventus che lo acquistò per la cifra-record, a quei tempi, di circa 25 miliardi di lire più il cartellino di Renato Buso, valutato 2 miliardi. Il trasferimento scatenò le ire della tifoseria viola che scese in piazza protestando con violenza contro la dirigenza e il presidente Pontello.

Baggio esordisce con la maglia della Juventus il 1º settembre 1990, in Supercoppa italiana, realizzando l’unico gol dei torinesi nella sconfitta per 5-1 contro il Napoli. In cinque anni con la maglia bianconera totalizzerà 200 presenze e 115 gol, vincendo da assoluto protagonista una Coppa Italia, e una Coppa UEFA e aggiudicandosi, nel 1993, il Pallone d’oro e il FIFA World Player.

La stagione 1994-1995 è segnata dall’ennesimo infortunio al ginocchio destro e dall’esplosione in casa juventina del ventenne Del Piero sul quale sul quale la dirigenza bianconera e l’allenatore Marcello Lippi scelgono di puntare per il futuro. Il campionato si conclude con la vittoria dello Scudetto ma, a giugno, Baggio non trova l’accordo con la società per il prolungamento del contratto e, fra le proteste degli ultras juventini, nel luglio 1995 si accorda con il Milan. Con la maglia del Milan vince subito lo scudetto e diviene il quinto giocatore della storia a vincere due campionati italiani consecutivi con due squadre diverse.

L’esperienza rossonera si conclude dopo due anni e, dopo un mancato trasferimento al Parma, il 18 luglio 1997 Baggio passa al Bologna dove resterà per una sola stagione realizzando 22 gol in 30 partite, suo record personale. Nell’estate 1998 si trasferisce per circa 3,5 miliardi di lire all’Inter dove giocherà, con poche soddisfazioni, per due stagioni durante le quali totalizzerà 59 presenze e 17 reti.

Svincolatosi dall’Inter, e dopo un’estate trascorsa da «disoccupato», il 14 settembre 2000 si accorda con il Brescia, di cui diviene subito capitano, con l’obiettivo dichiarato di partecipare al campionato del mondo 2002. Nel club bresciano il fantasista vive una seconda giovinezza e alla fine della prima stagione conduce la sua squadra all’ottavo posto, il miglior piazzamento mai ottenuto dal Brescia in Serie A, e alla qualificazione alla Coppa Intertoto, poi persa in finale contro il Paris Saint-Germain l’estate seguente. Anche la stagione successiva si apre con delle ottime prestazioni ma a gennaio Baggio incappa nell’ennesimo grave infortunio e il 4 febbraio 2002 dovrà essere operato per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro con lesione del menisco interno. Il rientro in tempi record non sarà sufficiente a garantirgli la convocazione per il Mondiale da parte del Commissario Tecnico della nazionale Giovanni Trapattoni.

Il 16 maggio 2004, a 37 anni, disputa l’ultima partita della sua carriera, un Milan-Brescia. Alla sua uscita dal campo, cinque minuti prima della fine dell’incontro, viene abbracciato dal capitano rossonero Paolo Maldini e tutto il pubblico di San Siro gli tributa una lunga standing ovation. Al termine della stagione il Brescia ritirerà in suo onore la maglia numero dieci, da lui indossata per un quadriennio.

I suoi rapporti con gli allenatori sono stati sempre piuttosto controversi.

In una recente intervista Baggio ha dichiarato: “Non ce l’ho con gli allenatori, credo che una certa gelosia da parte loro ci sarà sempre, noi abbiamo i piedi, loro la lavagna. L’unico con cui mi sono trovato bene è stato Carletto Mazzone [al Brescia], perché era un uomo libero e realizzato, non si metteva in competizione con i giocatori”.

Nazionale maggiore

Convocato dal Commissario Tecnico Azeglio Vicini, Baggio ha esordito in nazionale A il 16 novembre 1988, a 21 anni. Segna il suo primo gol in nazionale il 22 aprile 1989, su calcio di punizione, nella partita amichevole contro l’Uruguay.  Ha partecipato al campionato del mondo 1990, in Italia, nel quale alla sua prima presenza, contro la Cecoslovacchia, ha messo a segno un gol memorabile, considerato il più bello di quel Mondiale, partendo da metà campo dopo uno scambio con Giuseppe Giannini e superando in dribbling ben quattro avversari.

Nel Mondiale USA 1994, dopo un avvio poco convincente, risulterà decisivo sia negli ottavi di finale contro la Nigeria (con una doppietta) che nei quarti contro la Spagna. Anche nella semifinale con la Bulgaria Baggio realizzerà due gol e porterà l’Italia in finale dopo dodici anni. Nelle ultime fasi della gara, però, rimane vittima di un infortunio muscolare. Nella finale al Rose Bowl di Pasadena con il Brasile, il CT Arrigo Sacchi decide ugualmente di rischiare il numero dieci. Baggio risente dell’infortunio e non riesce a essere decisivo come nelle partite precedenti. Il match rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari e così sono i rigori a dare la vittoria ai sudamericani per 3-2. L’immagine dell’ultimo tiro sbagliato proprio da Baggio, con la palla che vola alta sopra la traversa resterà per sempre nella memoria degli sportivi italiani.

Dopo essere rimasto fuori dal giro azzurro per un lungo periodo, a fine aprile 1997 viene riconvocato dal nuovo CT Cesare Maldini ed entra a far parte della rosa dei giocatori che parteciperanno al Mondiale di Francia 1998. L’avventura degli azzurri questa volta si interromperà ai quarti di finale ma Baggio, con le due reti realizzate nella competizione, eguaglia il record italiano di marcature nei Mondiali detenuto da Paolo Rossi a quota 9 reti (record che verrà poi raggiunto anche da Christian Vieri), e diventa l’unico giocatore italiano ad avere segnato in tre Mondiali diversi.

L’infortunio subito nel 2002 gli impedirà di partecipare ai Mondiali del 2002 e la carriera di Baggio in nazionale si concluderà il 28 aprile 2004, in occasione di una partita amichevole contro la Spagna.

In nazionale ha totalizzato 56 presenze e 27 reti, quarto tra i migliori realizzatori in maglia azzurra, a pari merito con Alessandro Del Piero.

Dopo il ritiro Roberto Baggio è stato nominato Presidente del Settore Tecnico della Federcalcio, carica che ha lasciato nel 2013, non senza polemica: «Non ci tengo alle poltrone. Il mio programma di 900 pagine, presentato a novembre 2011, è rimasto lettera morta, e ne traggo le conseguenze».

Da tempo ha riscoperto una nuova vita bucolica, lontana dal calcio e a contatto con la natura nella sua abitazione di Altavilla Vicentina, piccolo paese veneto dove vive con la moglie Andreina Fabbi e i tre figli. Questa sua visione si poteva già leggere più di 20 anni nella sua autobiografia “Una porta nel cielo” dove, una manciata di mesi prima del ritiro, alla domanda «Che futuro ti attende?», Roberto Baggio rispondeva: «Non lo so. Allenare professionalmente, al momento, non è in cima ai miei pensieri. Ho una gran voglia di contemplare la natura, di dedicare tempo a me stesso e agli altri. Credo che farò una vita appartata, lontano dal frastuono, dai luccichii ingannevoli. Come sempre ho fatto. Cercherò di essere d’aiuto a me stesso e, soprattutto, ad altri».

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