Nella giornata di martedì quattro aprile si è tenuto, al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, un interessante incontro, organizzato dal LeoMagazine, assieme al professore Domenico Savini, ospite d’onore. A presenziare l’evento Domenico Del Nero, direttore del giornale, Edoardo Benelli vicedirettore e il caporedattore Elena Faggioli. E’ Intervenuta per un saluto e un ringraziamento anche la dirigente scolastica del liceo, Annalisa Savino.

Il famoso genealogista emiliano, reduce di importanti scoperte sulla famiglia Da Vinci, è stato protagonista di un brillante intervento sulla ricerca storica e scientifica di fronte a moltissimi ragazzi del Liceo. Savini ha cercato, in questa occasione, di risvegliare l’amore per la storia e la ricerca, illuminando i presenti riguardo alle innumerevoli informazioni che si celano fra i documenti e le filze negli Archivi di Stato d’Italia, in particolare di Firenze. Star dell’incontro sono stati sicuramente Dante Alighieri e Leonardo Da Vinci. I due geni toscani sono fra i più celebrati personaggi della storia, affascinanti e complessi, ma anche sinonimi di segreti e misteri. Da secoli ormai vanno avanti studi sui due artisti italiani, guidati dalla curiosità e dalla passione che hanno generato in chiunque queste personalità. Savini, proprio durante l’evento di martedì, oltre ad aver parlato delle più recenti notizie su Leonardo e Dante, si è domandato come sia possibile che si stia ormai perdendo il desiderio di ricerca nei ragazzi d’oggi, come sia possibile che quella che è una delle materie più affascinanti per distacco, la storia, stia perdendo proprio questo suo fascino che l’ha sempre caratterizzata. La passione che il professore mette nel suo studio ha sicuramente avuto i suoi frutti e durante l’evento Savini ha riportato alcuni dei suoi più grandi successi. In particolare, ha parlato del testamento di Leonardo diretto ai fratelli scritto poco prima della sua morte e altri documenti, riguardo a doti, matrimoni e date di morte, del tempo del Sommo Poeta fiorentino. Tutti questi documenti ci mostrano come la storia sia in continuo progresso, come alcune di quelle date ormai ritenute certe possano essere rimesse in discussione. Di impatto è stata la parentesi su Beatrice, amata di Dante, un personaggio tanto “leggendario” quanto misterioso, della quale si conosce sempre di più ma mai abbastanza. Savini ha parlato delle difficoltà riscontrate negli studi su Beatrice, di come possa essere caotico il ricercare notizie fra i documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, fra i numerosi omonimi, nelle filze che non sempre mantengono quel che promettono e nel dover interpretare quelle che sono le abbreviazioni o le grafie usate nel Medioevo. Un mondo unico, quello della storia, che sta perdendo di valore, ma senza il quale perderemmo gran parte della nostra conoscenza. Ma è proprio grazie a interventi come quello di martedì, grazie a persone come Domenico Savini che aiutano a diffondere il loro amore per la ricerca, che i ragazzi posso riavvicinarsi a questo campo unico e ricco di sorprese.

Verso la fine dell’evento, il professore, ci ha concesso un’intervista su alcune delle tematiche più discusse di recente rivolte alla figura del Da vinci.

L’altra volta l’abbiamo intervistata sul testamento direttamente tra i tre fratelli e ho detto “ma questo probabilmente sarà uno degli ultimi che troveremo” invece siamo davanti a un nuovo testamento. Quanto altro secondo lei ci sarà ancora da trovare sulla famiglia Da Vinci?

Sulla famiglia Da Vinci continuo a trovare. Ho trovato dove è stato sepolto il padre, nella Badia Fiorentina. Il padre di Leonardo, infatti, era notaio della signoria e abitava dove adesso c’è il Palazzo Gondi, dove si trova anche la lapide, mentre aveva la sepoltura nella Badia.

Tantissimo si può trovare. Bisognerebbe stare lì fissi a cercare, più si cerca e più si trova. Non avete idea della fortuna che avete di vivere in questa città. Dal punto di vista culturale qui c’è tutto: c’è la storia, la storia dell’arte; quindi, chissà quanti altri documenti si troveranno. Però il testamento di Leonardo vero e proprio è quello. Qualcosa era stato pubblicato del testamento ma poi è stato perduto. Quindi questo è l’unico, il più antico di cui si abbia notizia. Quello francese, l’originale, fatto insieme al notaio, è stato perduto perché gli atti di quel notaio sono andati distrutti con la Rivoluzione francese.

A livello di fake news, quali sono le più clamorose smentite per quanto riguarda Leonardo? Quanto è attendibile la notizia sulla madre ex-schiava?

Una notizia è attendibile se è provata da documenti. Se è un documento che dice “questa persona madre del tale e moglie del tale ha fatto tali cose”, allora è attendibile. Però se una Caterina è stata tratta di schiavitù in Toscana in quell’anno o giù di lì non è che significhi ipso facto che quella è la mamma di Leonardo: è una fake news secondo me. Vasari, che ha scritto “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori” avrebbe scritto questo fatto se Leonardo fosse stato figlio di una situazione così insolita. Bisogna sempre rifarsi alle leggi di allora, poiché il fatto che lui sia stato riconosciuto, l’abbiano fatto studiare, l’abbiano tenuto in famiglia, mentre la madre è stata fatta sposare con un altro uomo, dandole la dote e tutto, è cosa degna di nota facendo pensare a qualcos’altro rispetto a una condizione schiavile. È come quando dicono che la madre di San Francesco era francese; Può darsi, ma non è sicuro. Ugualmente per la madre di Leonardo: può darsi che sia stata una schiava, ma non è sicuro. Io propendo di più per il no, però è una mia opinione, derivata da due fatti: primo perché Vasari non ne parla; secondo perché appunto questo bambino fu tenuto in casa, allevato, riconosciuto, mentre la mamma fu fatta sposare. A lei andò molto bene, probabilmente perché la conoscevano, le volevano bene, la consideravano di famiglia. Leonardo da Vinci ha avuto un’infanzia felice, nonostante fosse figlio non di un matrimonio, ma come si direbbe figlio dell’amore, figlio di una relazione. Purtroppo molti bambini anche adesso non hanno un’infanzia felice, non hanno il calore di una famiglia. Leonardo invece non sembra abbia mai avuto questo tipo di problemi. Aveva questo zio di nome Francesco che era in casa e si occupava di insegnare al bambino le prime cose, poi fu portato a scuola a studiare. Forse Michelangelo ebbe un’infanzia più traumatica: perse infatti la madre quando era solo un bambino. Caterina invece poté conoscere Leonardo. Era una situazione che nonostante all’epoca fosse un po’ anomala, fu risolta bene, positivamente.

Noi conosciamo Leonardo come un genio totale: ingegnere, architetto, pittore e molto altro. Poco fa ci ha presentato un curriculum in cui si presentava di più come ingegnere. Secondo lei invece come amava mostrarsi Leonardo nei confronti del pubblico?

In quel caso si doveva presentare come ingegnere militare perché era un curriculum destinato al duca di Milano, un uomo di guerra. Però si presenta anche come artista e Ludovico il Moro l’aveva impegnato in tutti i sensi, sia come ingegnere militare che come artista.

Ha iniziato la sua carriera da genealogista e ciò lo ha portato ad essere impegnato nello studio di quasi tutte le famiglie nobili dell’Europa. Adesso addirittura è arrivato a collaborare con La Fondazione Rossana e Carlo Pedretti e la professoressa Sara Taglialagamba. Lo studio della famiglia di Leonardo invece da quando è iniziata?

Da quando ho trovato il testamento, quindi da circa 5/6 anni. Quando ero un ragazzino ci fu quel bellissimo sceneggiato alla Rai sulla vita di Leonardo che era fatto benissimo. Leonardo mi interessava più di Michelangelo, un personaggio più difficile. Era l’artista che fa solo l’artista. Leonardo invece era un uomo di mondo, sapeva suonare, sapeva cantare, sapeva conversare, era un uomo di corte. Michelangelo era un artista e basta, un letterato e un uomo sensibile. Ci si sente forse umanamente più vicini a Michelangelo, o forse a Leonardo perché risulta più simpatico. Si sa comunque che tra i due c‘era un grande antagonismo, anche se appartenenti a due generazioni diverse. Leonardo, infatti, aveva 23 anni in più.

Forse è una domanda un po’ complessa e soggettiva. Secondo lei Leonardo da Vinci ha avuto più importanza nel settore scientifico o artistico?

In tutti e due. Ci rimane molto di più nel campo scientifico mentre di pitture non ce ne rimangono moltissime. Ce ne rimangono tante, ma non tantissime, rispetto a quanto ha vissuto, ovvero 67 anni che per quell’epoca erano tanti. Poi secondo me le due cose si collegano. I codici sono delle opere d’arte, sono dei disegni.

Lei ha detto che questa scoperta l’ha fatta cercando tutt’altro all’interno dell’archivio di stato e che con una telefonata ha scoperto in mezz’ora che questo documento non è stato mai archiviato in nessun tipo di database. È possibile davvero che tutti questi documenti importantissimi non siano stati presi e messi in digitale a tavolino in un database o in un qualcosa?

Adesso si comincia, ma ancora 20 anni fa le cose erano ben diverse. Io studio documenti di famiglie. Di solito questi non vengono studiati perché vengono presi in considerazione fattori che riguardano l’artista. I documenti di famiglia sono importantissimi invece perché l’opera d’arte non è solo il prodotto di chi la fa, ma anche di chi la commissiona. Me lo diceva anche il dott. Simone Sartini, vicario dell’archivio di stato di Firenze “Lei ha trovato i documenti perché gli archivi di famiglia non li guarda nessuno.” Molto è stato digitalizzato, ma ovviamente non tutto poiché ci sono milioni e milioni di documenti negli archivi di stato e alcuni non sono ancora stati catalogati bene. 

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