Torna al teatro del Maggio musicale Fiorentino l’ultima opera verdiana, il Falstaff, che mancava a Firenze dal 2021 e che tornerà in scena i giorni 16, 19, 21, 23 Giugno 2023, riprendendo dalla scorsa edizione gli allestimenti del maestro regista Sven-Eric Bechtolf, ripresi da Stefania Grazioli, che già nella precedente messa in scena aveva operato come aiuto regista nel Falstaff di due anni fa. La direzione musicale è affidata al maestro Daniele Gatti, che darà una sua interpretazione all’ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, cercando di essere più fedele possibile alla versione pensata del compositore, il quale pone un’attenzione particolare al lavoro dell’orchestra, che pare in quest’opera come il corpo principale dello spettacolo; infatti Verdi, con la maturazione dell’età, cambia completamente le sue idee compositive, passando da una musica con il compito di accompagnare sostanzialmente la parte vocale, a uno strumentale che diventa nel Falstaff il vero protagonista dell’opera. In scena il cast è quasi del tutto nuovo rispetto all’edizione del 2021: il protagonista, ovvero il cavaliere Sir John Falstaff, è Michael Volle, che torna al Maggio dopo la sua ultima apparizione nel teatro fiornetino in un concerto registrato del novembre 2020 diretto da Zubin Mehta; a Irina Lungu, al suo debutto assoluto sul palco del Maggio, è affidato il ruolo di Alice Ford, una delle due donne che il cavaliere proverà, a sedurre senza successo; Adriana Di Paola, che da poca ha partecipato come protagonista di The Rake’s Progress, andato in scena lo scorso marzo, interpreta in questi giorni Mrs. Quickly; Mrs. Meg Page, l’altra donna che Falstaff proverà a sedurre, è interpretata da Claudia Huckle; Markus Werba, da poco interprete di Leporello nel Don Giovanni, prima opera andata in scena nel Festival del Maggio di quest’anno, interpreta in questa occasione Ford, il geloso marito di Alice; Rosalia Cíd, formatasi all’Accademia del Maggio è Nannetta, figlia di Alice e Ford, follemente innamorata del giovane Fenton, interpretato da Matthew Swensen, anche lui partecipe alle rappresentaioni di The Rake’s Progress; Tigran Martirossian e Oronzo d’Urso interpretano rispettivamente Pistola e Bardolfo, i servi di Sir John Falstaff; infine come ultimo componente degli interpreti musicali abbiamo Christian Collia, un altro dei protagonisti della recente messa messa in scena The Rake’s Progress, interprete di Dr. Cajus; al coronare il tutto vi è come al solito il solido Coro del Maggio Musicale Fiorentino con il maestro Lorenzo Fratini. Le scene sono di Julian Crouch, i costumi di Kevin Pollard, le luci, riprese da Valerio Tiberi, sono di Alex Brok e i video di Josh Higgason. Gli allestimenti sono dunque ripresi completamente dalla scorsa rappresentazione e dunque ritroveremo una scena ambientata in modo molto simile se non uguale all’edizione precedente, in cui l’ambiente principale dell’opera, rappresentato dall’osteria della Giarrettiera, rimanda ad un’atmosfera inglese attraverso l’utilizzo del legno presente sotto forma di un perquet grezzo sotto i piedi dei cantanti e delle pareti che delimitano lo spazio e inquadrano la scena, in cui si svolgono le azioni degli attori. la recitazione da parte sua punta ad intrattenere gli spettatori attraverso piccoli sketch comici e delle movenze che rendono la scena divertente da vedere. Lo studio attento della musicalità e il tentativo di una interpretazione la più fedele possibile all’originale di Verdi, portati in scena dal maestro Gatti, sono individuabili dall’interpretazione tonale che l’orchestra e i cantanti avranno durante l’esposizione, cercando di interpretare al meglio tutti i sentimenti e le emozioni che Verdi e Arrigo Boito cercano di trasmetterci, enfatizzando i momenti di grande rabbia come quelli di tristezza o di amore, attraverso il canto, la recitazione, ma qui ancor maggiormente, la musica.Lo spettacolo in se è dunque individuabile come un’opera comica, avendo presente situazioni come quella del tentativo di conquista da parte di Falstaff alle due ricche donne: Alice e Meg, inviandogli due lettere d’amore totalmente identiche fra di loro. D’altra parte i temi, come ci fa notare anche il maestro Gatti, sono molto seri e complessi, si parla infatti del declino di un cavaliere, Sir Falstaff, e della classe sociale a lui legata, ovvero la piccola nobiltà; il pover’uomo viene infatti deriso da tutta la comunità e persino dai suoi stessi servi per i suoi atteggiamenti, ma anche per la sua classe sociale ormai in declino. Dunque come ci suggerisce il maestro non dovremo aspettarci un Falstaff il cui scopo è quello di farci sbellicare delle risate, probabilmente non desiderato da Verdi e Boito, ma un Falstaff dedito a riprendere l’opera originale, lasciandoci sul volto un sorriso e un sentimento di leggera ilarità. Nella conferenza stampa tenutasi il giorno 8 giugno il maestro Gatti, oltre ad illustrarci il suo pensiero riguardante l’opera, ha fatto un appello al pubblico in stile Zubin Mehta, ricordando che opere come il Falstff, sono capolavori assoluti che meritano di essere visti più volte nella propria vita, facendoci notare come in ogni messa in scena e in ogni edizione si abbia sempre una versione diversa della stessa opera, che talvolta può del tutto rivoluzionarla e che ogni volta riesce a trasmetterci emozioni diverse.

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