Ave atque vale; era l’estremo saluto degli antichi romani, come ci ricorda Catullo nello splendido e struggente epigramma 101 in memoria del fratello morto. Ed è così che con molta tristezza salutiamo Danila Comastri Montanari, la signora del giallo storico che se n’è andata pochi giorni fa (28 luglio) all’età di 74 anni, lasciando un grande vuoto tra gli appassionati di quel brillante e arguto investigatore che è Publio Aurelio Stazio, senatore della Roma imperiale durante il regno di Claudio.

Era il 1990 quando nel giallo Mondadori comparve inopinatamente un titolo latino: Mors tua. Era il romanzo d’esordio di questa scrittrice bolognese, una insegnante con la passione della storia, che si aggiudicò con questa prima avventura del senatore Stazio. Seguì – fortunamente – una lunga serie con 19 avventure del magistrato romano: l’ultima fu Ludus in fabula del 2017. Tutte con suggestivi titoli rigorosamente latini (Parce sepulto, Gallia est, Morituri te salutant ...) le vicende di Stazio si caratterizzano anzitutto per un ottimo equilibrio tra storia e invenzione: se le vicende e quasi tutti i personaggi sono immaginari, la ricostruzione dello sfondo storico è sempre accurata e precisa: la Roma del I secolo d.c., nel preciso momento del regno di Claudio (41-54 d.c.) è evocata con precisione e amore: grazie a lei entriamo non solo nelle domus dei potenti, ma anche nelle insulae (sorta di case popolari, spesso malcostruite e squallide), nelle popinae e nei lupanari (taverne e bordelli): la vita della grande capitale ci appare così quella di una metropoli in cui si alternano magnificenza e squallore, potere e intrighi, divertimenti sfrenati ma anche terribili sofferenze. In una intervista, la scrittrice dichiarò di ambientare di preferenza i suoi romani nell’antica Roma perchè era il periodo che conosceva meglio, ma anche perchè: ” è anche una società che si avvicina molto a quella odierna: c’erano i politici, i poveri, gli intrighi di letto, i commercianti, i soldati…” 1)

Ma nei suoi romanzi nessuna attualizzazione forzata o paragoni improponibili: quello che si respira è un grande amore e un grande rispetto per la storia, unito a una felicissima capacità inventiva. Sembra che abbia scelto di ambientare le sue storie romane all’epoca di Claudio sulla scia dei due bellissimi romanzi dello scrittore inglese Robert Graves ( Io , Claudio e Il divo Claudio) in cui l’imperatore viene evocato da quella ben diversa della vulgata ufficiale antica (Tacito e Svetonio soprattutto) che lo vede come un idiota incapace nelle mani delle mogli e dei suoi consiglieri: oggi conosciamo Claudio come uno degli imperatori migliori della dinastia Giulio-Claudia e possiamo dire che la Comastri Montanari abbia avuto la sua parte di merito nel divulgare la riabilitazione del quinto Cesare.

Divulgazione: a questo proposito, nella stessa intervista la scrittrice aveva affermato: ” Io non trovo riprovevole la  “letteratura di massa”, chi l’ha detto che per essere bravi scrittori o lettori intelligenti bisogna solo scrivere o leggere cose noiose? Credo che tra Joyce e le soap opera ci possa essere una via di mezzo fatta di autori che scrivono per intrattenere il lettore, una letteratura scritta  decentemente, documentata, con buone trame che creino nel lettore il desiderio di arrivare alla fine”. E si può dire che abbia perfettamente centrato questo obiettivo: i suoi romanzi oltre ad aver avuto un grandissimo successo ed essere stati tradotti in varie lingue, possono sicuramente essere un ottimo supporto per avvicinare i giovani alla storia e alla letteratura del mondo classico. Un altro punto di forza dei suoi romanzi sono sicuramente i personaggi, alcuni dei quali ricorrono in quasi tutta la serie: intanto il protagonista, Aurelio Stazio, rappresentante della vecchia nobiltà senatoria che però non si rinchiude nello sterile rimpianto dei fasti repubblicani ma accetta di collaborare con un imperatore saggio e aperto alle novità. Dotato di fascino e di successo mondano, raffinato e colto, epicureo convinto, potrebbe sembrare a un primo sguardo un personaggio superficiale ma in realtà la Comastri Montanari ha creato con lui un personaggio complesso e di grande umanità, che rivela non solo nel modo in cui tratta i suoi schiavi ma anche nella sua attenzione verso i più deboli e indifesi. Per certi aspetti sorta di Holmes in toga, è aiutato nelle sue indagini da un …. Watson molto particolare, lo schiavo – poi liberto – Castore, un greco davvero “levantino” e canagliesco che ricorda il “servus callidus” plautino, pronto a ordire ogni sorta di intrigo per aiutare il suo dominus che non esita a volte a imbrogliare o a mettere nei guai. Infine, la simpaticissima matrona Pomponia, regina dei pettegolezzi dell’Urbe, sempre pronta a cogliere il minimo sussuro dietro ogni triclinio per riferirlo al suo amico senatore.

Danila Comastri Montanari non si è limitata al mondo romano: con La campana dell’arciprete (1996) si è cimentata con la figura di un sacerdote – detective, don Priamo Gasparri, che sembra una sorta di padre Brown della Restaurazione, mentre con Terrore ( 2008) compie una affascinante incursione nel torbido periodo della Rivoluzione Francese. Nel 2007 pubblica anche il saggio Giallo antico. Come si scrive un poliziesco storico, edito da Hobby & Work, e altre opere di varia ambientazione. Il giallo è sempre stata la sua passione, tanto che nel 1990 era stata tra le fondatrici del Gruppo 13, un sodalizio di giallisti bolognesi guidato da Loriano Machiavelli. Personaggio di grande umanità e simpatia,che ha saputo infondere anche nei suoi libri, resterà sempre nel cuore dei suoi lettori, di oggi e di domani .

  1. Fonte (anche per la citazione successiva): https://www.mangialibri.com/interviste/intervista-danila-comastri-montanari
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