Un mese più tardi, rispetto ai cinema internazionali, è uscito il 23 agosto in Italia Oppenheimer, uno dei più film più attesi di questa estate, diretto, prodotto e scritto dal regista inglese Christopher Nolan.

Il film, la cui sceneggiatura si basa sulla biografia Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, narra la storia di J. Robert Oppenheimer, definito il “padre della bomba atomica”. La vicenda viene raccontata ripercorrendo gli eventi più importanti della vita e della carriera del fisico statunitense, soffermandosi in particolare sugli anni della seconda guerra mondiale nei quali collaborò al progetto Manhattan per la progettazione e lo sviluppo della bomba atomica.

Il film però non si ferma ad un semplice racconto dei fatti storici, ma tratta anche della discussione e delle questioni morali inerenti la creazione e il conseguente uso della bomba atomica che si erano sollevate all’interno della stessa comunità scientifica del tempo. Tutte le scelte e le azioni hanno avuto una conseguenza nella vita di Oppenheimer, il quale, in seguito allo sgancio della bomba su Hiroshima e Nagasaki, pur essendo diventato uno degli uomini più importanti nel mondo della fisica, nel periodo del dopoguerra ha dovuto affrontare dapprima un processo, e poi in seguito, un percorso per riscattare la sua immagine sia come fisico che come uomo. Nolan ci racconta la storia di un moderno Prometeo, un uomo vittima delle sue stesse scoperte e cieco di fronte alle conseguenze che la sua invenzione avrebbe portato.

Cillian Murphy nel ruolo di Oppenheimer

La bravura del regista inglese non era certamente sconosciuta, anzi, è stata confermata in questo film: Nolan è riuscito a costruire una storia che è in grado di non farti staccare gli occhi dallo schermo neanche per un secondo durante tutte le tre ore di durata del film, riuscendo a mantenere vivo l’interesse dello spettatore nonostante i dialoghi repentini. La pellicola inoltre non risulta raccontata in maniera confusionaria nonostante le tre diverse linee temporali presenti nel film, registrate peraltro alcune a colori altre invece in bianco e nero. A lasciare senza parole diversi spettatori è stata inoltre la scelta di non usare la CGI (computer-generated imagery ovvero immagini generate al computer) e rendendo così ancora più spettacolare la realizzazione di questo film.

L’attore protagonista, l’irlandese Cillian Murphy (conosciuto soprattutto per il ruolo di Thomas Shelby nella serie Peaky Blinders, e che aveva già lavorato in diversi altri progetti con Nolan) non ha sbagliato una virgola e non ha mai mancato di mostraci tutte le sfaccettature di un personaggio molto complesso, grazie a una recitazione a trecentosessanta gradi e a un’intensa e precisa mimica facciale, che sottolineano ogni azione e sentimento del protagonista. La verità è però che nell’intero complesso il cast è stato fenomenale, visto anche i grandi nomi di cui è composto quali, per citarne alcuni, Emily Blunt, che interpreta Kitty, la moglie di Oppenheimer, Florence Pugh, che interpreta l’amante del fisico, e Robert Downey Jr. nel ruolo del Presidente della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti d’America.

Il cast di Oppenheimer alla premier del film

Fin dai primi giorni il film è stato accolto in maniera estremamente positiva da pubblico e critica, e a confermare ciò sono anche i numeri: dopo le prime quattro settimane il film aveva già incassato più di 700 milioni di dollari, cifra che è destinata a salire sempre di più; inoltre, visto l’enorme successo, si mormora già di una possibile candidatura all’Oscar.

Purtroppo una nota dolente, seppur quasi insignificante dinanzi alla grandezza del film, è la velocità e la quantità di nozioni di fisica che vengono presentate agli spettatori che in alcuni momenti possono risultare difficili da comprendere per chi conosce davvero poco di questa materia.

In conclusione Oppenheimer non è quindi un film leggero, è una pellicola su cui è necessario riflettere, durante e in seguito alla visione: è una storia che fa sorgere dubbi, che crea riflessioni, e che spinge inevitabilmente lo spettatore a una diversa analisi del periodo storico raccontato.

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