Arthur Schopenhauer è stato un filosofo tedesco del XIX secolo, noto per la sua filosofia pessimista che metteva l’accento sulla volontà come forza fondamentale dell’universo. La sua opera più famosa, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, rappresenta la sintesi del suo pensiero.

È stato spesso considerato un filosofo esistenzialista, nonostante il termine “esistenzialismo” non fosse ancora stato coniato durante la sua vita: la sua filosofia mette in discussione il valore e il significato della vita, esplorando le sofferenze e le difficoltà che accompagnano l’esistenza umana.

La filosofia di Schopenhauer si basa su quella di Immanuel Kant, ma la sviluppa in una direzione diversa. Mentre il secondo sosteneva che il mondo come lo percepiamo è una rappresentazione formata dalla nostra mente, il primo aggiunse che la volontà è la forza sottostante a queste rappresentazioni. Secondo Schopenhauer, la volontà è cieca, irrazionale e diretta verso il desiderio e l’aspirazione, cosa che causa inevitabilmente sofferenza e ha anche sostenuto che l’arte e la bellezza possono fornire un sollievo temporaneo dalla sofferenza causata dalla volontà. L’arte, secondo lui, permette alle persone di distaccarsi dai loro desideri personali e di percepire il mondo come realmente è, senza il filtro del desiderio individuale.

Andando più nello specifico, se per Kant il fenomeno era l’unico oggetto di conoscenza certa, per Schopenhauer si tratta di illusione, sogno, coperto dal “velo di Maya”. Specifica quindi che il noumeno è l’essenza vera di tutte le cose celata dal velo di Maya, mentre il fenomenoè una rappresentazione soggettiva che esiste soltanto all’interno della coscienza dell’uomo.

Si sofferma sul rapporto fra soggetto e oggetto, interpretate come due facce della stessa medaglia, imprescindibili l’una dall’altra e afferma che sono in torto sia gli idealisti (che hanno ridotto l’oggetto alla corporeità che lo costituisce) che i materialisti (che hanno ridotto l’oggetto alla coscienza). 

Riprende da Kant la concezione delle cosiddette “forme a priori” intese però come specchi deformanti che ognuno di noi ha che non gli permettono di vedere la realtà per quello che è, non sono più lenti colorate irremovibili.

Le forme a priori che determinano la conoscenza del fenomeno, per Schopenhauer, sono quasi quelle Kantiane: accetta spazio e tempo, ma riduce le categorie ad una sola, la causalità, che descrive nell’opera “Quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”.

Il punto centrale della sua filosofia però è la sua concezione della volontà, intesa come una forza irrazionale, unica, eterna, indistruttibile, incausata e autofaga, per interpretare sé stessa come impulso irrazionale a vivere, divora le proprie creature, concetto che spiega alla perfezione con l’esempio della formica gigante australiana: per dimostrare infatti che il mondo è un teatro di lotta (dietro ad un impulso a vivere si cela dolore) parla proprio di questa formica che, tagliata a metà, tenta di pungere la testa con la coda e mangiare la coda con la testa.

Schopenhauer immagina la vita come un pendolo che oscilla fra dolore e noia, un costante susseguirsi di desideri da soddisfare che, al loro raggiungimento generano un sentimento di latenza, fra la soddisfazione di un desiderio e la comparsa di un altro (noia). L’uomo per questo viene definito la “creatura più sfortunata di tutte”, perché il suo intelletto non fa che moltiplicare i suoi bisogni, ma allo tesso tempo offre un vantaggio: la consapevolezza, che porta alla liberazione della volontà. 

Nonostante questa visione molto pessimistica, non vede nel suicidio una scelta per liberarsi dalla volontà, in quanto secondo lui piuttosto che negarla la conferma assolutamente, perché nasce da desideri molto forti.

Perciò nella sua filosofia individua tre metodi per liberarsi dalla volontà, la via estetica, la via della pietà e la via dell’ascesi, per raggiungere la condizione di “noluntas” tramite la castità perfetta e l’isolamento.

In conclusione, l’opera di Arthur Schopenhauer continua a esercitare un’enorme influenza sulla filosofia e sul pensiero contemporaneo. Attraverso la sua critica radicale dell’ottimismo e la sua profonda comprensione della natura umana, Schopenhauer ha gettato le basi per una visione del mondo che spinge alla riflessione e alla consapevolezza, ha offerto una prospettiva unica sulla condizione umana, mettendo in discussione le fondamenta stesse della filosofia tradizionale. Le sue opere sono un invito a riflettere sul significato della vita, sulla natura della volontà e sulla possibilità di raggiungere una forma di redenzione attraverso l’arte, la contemplazione e la negazione della volontà stessa.

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