Il Parlamento iraniano ha proposto una legge che prevede pene più severe per le donne che non rispettano l’obbligo di indossare l’hijab in pubblico, e per coloro che lo criticano sui social.

Ciò è successo negli scorsi giorni, in seguito all’anniversario della morte di Mahsa Amini, giovane donna curda che venne arrestata dalle autorità iraniane per non aver rispettato le regole sull’abbigliamento.

In seguito alla morte di Mahsa, in Iran c’erano state molte proteste contro le leggi del regime teocratico; proteste che erano state represse violentemente dalle autorità. Durante gli scontri, infatti, ci sono stati centinaia di morti, migliaia di feriti e almeno 20mila arrestati. Molti di questi ultimi hanno riportato testimonianze di torture, stupri e abusi nelle carceri; inoltre, sette degli arrestati sono anche stati condannati a morte.

La legge, già approvata dal parlamento iraniano, entrerà in vigore per un periodo di prova di 3 anni, ma prima dovrà essere ratificata anche da un organo formato da teologi e giuristi vicino agli ultraconservatori, il Consiglio dei Guardiani della Costituzione. Questa nuova legge prevede che le multe per le donne che non portano il velo, attualmente fra i 10 centesimi e 10 euro o dai 10 ai 20 giorni di carcere, diventino fra i 4mila e gli 8mila euro. Per quanto riguarda invece coloro che non rispettino questa regola “in forma organizzata e incoraggi a seguirne l’esempio” la pena potrà arrivare fino a 10 anni di prigione. 

Nel frattempo, il 19 settembre, alla 78esima Assemblea Generale dell’Onu a New York, è stato accolto il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Una presenza non approvata dall’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, come da molti altri membri delle Nazioni Unite.

E’ proprio l’ambasciatore israeliano che mentre il presidente della Repubblica islamica teneva il suo discorso si è alzato e ha mostrato una foto di Mahsa Amini, in segno di protesta. Sul cartello c’era scritto “ le donne iraniane meritano libertà adesso”.

Prima di uscire dall’aula, Erdan aggiunge: “ Mentre il carnefice di Teheran parla alle Nazioni Unite e gode del rispetto della comunità internazionale, centinaia di iraniani stanno protestando all’estero, urlando e chiedendo alla comunità internazionale di svegliarsi e aiutarli. E’ una vergogna che gli stati membri rimangano ad ascoltare un assassino di massa”.

Hasti Diyè, giovane insegnante e ballerina iraniana, catturata e rilasciata molte volte dalla polizia morale del suo paese, trasferita ad Istanbul,è rientrata proprio in queste settimane nel suo paese d’origine. Ha commentato con grande coraggio la situazione, esprimendo in pieno quello che è il sentimento percepito a livello internazionale : “Fanno di tutto per mettere sotto pressione il più possibile le donne ma noi resisteremo!”.

Diyè ritiene che le cose in Iran stiano cambiando. Lo dice in un’intervista: “Vedo un immenso cambiamento mentale e di comportamento nella società, nelle famiglie e negli amici, una sorta di liberazione intellettuale, di coraggio che si diffonde, un sorriso di soddisfazione nel vedere l’altro liberato internamente e cercare di realizzarlo anche nella vita di tutti i giorni, per renderci liberi dalle catene imposte dal governo islamico”.

Aggiunge poi “Durante quest’anno è nato il concetto di ‘nuovo iraniano’, che può essere un grande esempio per i popoli oppressi del Medio Oriente e di tutti i paesi del mondo. Un nuovo iraniano che si è liberato dalle rigide tradizioni religiose, con una mentalità globale, il desiderio di progredire. Questa rinascita intellettuale si è verificata in tutti gli strati della società e nelle famiglie, comprese quelle religiose”.

Continua poi dicendo che “Dopo questa rinascita intellettuale, l’unico potere del sistema sono le armi e la violenza, le esecuzioni, l’incarcerazione, le minacce e forse l’acquisto di settori della società a costi enormi”.

Ma secondo la ballerina “La mente e il cuore delle persone sono cambiati in modo significativo. Il bellissimo Iran attuale mostra pazientemente e in modo non violento al mondo che vuole vivere nella libertà e nella repubblica islamica e il resto dei governi non avrà altra scelta che arrendersi alla voglia di vivere e alla libertà del ‘nuovo Iran’”.

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