Straordinaria l’inteprerpretazione di Lino Guanciale e Francesco Montanari

Si è tenuta il 31 Ottobre 2023 al Teatro della Pergola di Firenze la prima dell’opera teatrale “L’uomo più crudele del mondo”. Caratteristica peculiare di quest’opera è la presenza sul palcoscenico di due soli attori: Lino Guanciale, straordinario interprete di Paolo Veres, il proprietario della fabbrica d’armi più quotata d’Europa, soprannominato “l’uomo più crudele del mondo” – consumato dall’odio e dalla sua stessa esistenza, ma allo stesso tempo concreto, che vive la propria vita senza pensare al futuro o al passato – e Francesco Montanari, che recita alla perfezione il ruolo del giornalista di cui Davide Sacco, autore, regista e sceneggiatore dell’opera, non fa il nome. Il giornalista si descrive come un uomo ordinario, ma agli occhi di Paolo Veres appare invece uno schiavo del lavoro, che programma la propria vita esclusivamente in funzione di esso.
L’opera inizia con Paolo Veres che, solo nel suo ufficio, spoglio, con pareti interamente dipinte di nero e una grande vetrata satinata, ascolta della musica e beve del liquore. La stanza è inizialmente illuminata da poche luci calde, al centro di essa vi è una scrivania con una poltrona e una sedia, sopra alla scrivania si trovano alcuni documenti e tre libri, poco più distante dalla scrivania vi è un’altra poltrona con affianco un posacenere, dietro a questa vi è l’unica porta che collega l’ufficio al mondo esterno e ancora accanto a questa si trova lo stereo da cui esce la musica. Dal lato opposto della porta si trovano invece le bottiglie di alcolici che accompagneranno Veres durante tutto il corso dell’opera.
Poco dopo l’apertura del sipario Paolo Veres esce dalla stanza per rientrare subito accompagnato dal giornalista. L’ufficio si illumina adesso di una luce fredda e quasi abbagliante, che risalta il carattere del proprietario della fabbrica d’armi. Inizia così il dialogo tra i due personaggi, in cui entrambi pongono delle domande l’uno all’altro dandosi delle risposte su cui poi riflettono, smontando e ricostruendo i loro discorsi. Vi è un continuo climax ascendente in cui queste domande poste assumono aspetti che riguardano la vita privata dei due personaggi. Si arriva poi ad un punto in cui Veres dice che la mattina dopo la loro vita sarebbe in qualsiasi modo cambiata. Il giornalista spaventato da queste parole cerca di fuggire dalla stanza, ma viene subito fermato dall’imprenditore, il quale dice che quell’unica porta è chiusa e che l’unico modo per uscire era la morte di uno dei due.
Il vero desiderio di Veres rimane tuttavia avere qualcuno con cui parlare, un interlocutore in grado di comprenderlo e con cui avere una conversazione seria e non superficiale come spesso gli capitava. Con diffidenza del giornalista, tornano a porsi domande esistenziali fin quando non arrivano ad affrontare la questione che più coinvolge e fa riflettere lo spettatore, ovvero “Che cos’è l’umanità?”. A tale quesito cercano di dare una risposta spontanea che descriva il loro pensiero riguardo a sé stessi e a quello che accomuna tutte le persone.
In conclusione riescono a stabilire che loro due sono solo “Feccia” e che in quanto “Feccia” stanno bene insieme, si definiscono tali in seguito alle riflessioni che fanno sulle loro azioni passate che per tanto tempo li hanno logorati dall’interno. Si prendono così la libertà di essere ciò che vogliono, liberandosi di tutti quegli enormi pesi che gravavano sulle loro spalle, di essere quindi quella “Feccia” che pensavano di essere. Nasce così un rapporto di amicizia tra i due che viene alimentato dall’aspetto filosofico che aumenta via via nell’opera. Andando sempre di più nel dettaglio delle proprie vite viene narato da Paolo Veres di come il padre, a cui era molto legato, riesca a fuggire dalla guerra e di come fondi la fabbrica che poi ha dato in eredità al figlio. Si arriva quindi alla fine dell’opera, Veres chiede al giornalista un ballo dato che non aveva mai ballato con un uomo e che quella, in base a cosa sarebbe successo in seguito, sarebbe potuta essere la sua ultima occasione. Viene quindi acceso lo stereo per la seconda volta e, senza seguire il ritmo della musica, in totale libertà, ballano, spensierati e con euforia. L’opera tiene lo spettatore in suspense fino alle ultime battute, attraverso le quali viene reso chiaro il motivo del loro incontro. In conclusione si può dire che la prima rappresentazione dell’opera sia stata un pieno successo, si evidenzia l’abilità degli attori nell’esaltare al meglio le caratteristiche dei propri personaggi, ma anche le movenze ideate da Davide Sacco e supportate dall’aiuto regista Claudia Gassi. I caratteri dei personaggi vengono in oltre esaltati dalle luci di Andrea Pistoia, che rispecchiano infatti le loro emozioni al meglio. I prossimi spettacoli il 3 Novembre alle ore 21:00, il 4 Novembre alle ore 21:00 e il 5 Novembre alle 16:00. Poi lo spettacolo si sposterà a Taranto, e Barletta, a Brindisi e a Verona.

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