Notevole successo di pubblico e di accoglienza ha avuto l’evento promosso dal LM in collaborazione con Domenico Savini lo scorso 8 novembre.

Dopo 230 anni dalla sua morte, Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena è ancora uno dei personaggi più iconici del XVIII secolo, passata alla storia per la sua personalità esuberante e talvolta discutibile. Ma veramente l’ultima regina di Francia era come viene raccontata? Nella conferenza sul tema Giglio di Firenze e Giglio di Francia: Maria Antonietta e Firenze, racconti dal passato”, tenuta lo scorso 8 novembre presso l’auditorium della Fondazione Cassa di Risparmio a Firenze, si è potuto approfondire questo controverso personaggio, evidenziando peraltro i profondi rapporti che legano la sfortunata regina alla città di Firenze.

La conferenza, coordinata da Jacopo Pinco, membro dello staff del LM, ha visto la partecipazione del dottor Domenico Savini, quale principale relatore, del professore Domenico Del Nero, docente e direttore responsabile LM, della professoressa Gaia Dettori e del membro dello staff LM Matteo Esposito.

Savini, storico e genealogista di chiara fama, ha magistralmente presentato il personaggio di Maria Antonietta, di cui ha fornito un ritratto a tutto tondo, oltre i luoghi comuni di cui si nutre l’immaginario collettivo. L’esposizione del dottor Savini è stata accompagnata dalla lettura, effettuata dai membri dello staff LM, di alcune lettere scritte da Maria Antonietta.

Sono stati inoltre presentati due scritti assolutamente inediti: il primo è un’epistola del 1774 indirizzata al Granduca di Toscana, nella quale Maria Antonietta annuncia la morte di re Luigi XV; il secondo è una lettera di Luigi XVI del 1790, indirizzata allo stesso Granduca, in cui il re comunica di aver firmato la costituzione.

Epistola di Maria Antonietta
Epistola di Luigi XVI

È proprio grazie a queste due epistole, fornite dal dottor Savini e lette per la prima volta nel corso della conferenza, che è stato reso assolutamente evidente il legame che unisce la Francia della Rivoluzione, e in particolare Maria Antonietta, alla città di Firenze. Ciò è stato ulteriormente sottolineato dalle testimonianze offerte dai membri di alcune famiglie fiorentine, i cui avi sono stati legati, direttamente o indirettamente, alla Rivoluzione Francese.

Gli aspetti più strettamente biografici sono stati esposti da Matteo Esposito, responsabile del settore cultura del LM, che mediante una presentazione chiara e completa ha messo in luce gli aspetti più significativi della vita della regina; primo fra tutti il repentino trasferimento da Vienna a Parigi, che ha visto Maria Antonietta a soli 15 anni improvvisamente catapultata tra persone curiose ma diffidenti, in un ambiente ben diverso dalla protetta corte viennese, pronto a giudicarla per ogni comportamento, visto che, come ricordato dal professor Del Nero, era arrivata in Francia per sposarsi con Luigi Augusto, anch’egli giovanissimo.

Il matrimonio però venne consumato solamente sette anni dopo le nozze, e la mancanza di intimità tra i due regnanti per così lungo tempo aveva portato Maria Antonietta a instaurare relazioni extraconiugali, la più nota delle quali con il diplomatico e militare svedese Hans Axel von Fersen. Un atteggiamento simile era pesantemente giudicato a corte, dove circolavano addirittura miniature che intendevano screditare l’immagine della regina, fino ad attribuirle il nome di “Madame Scandal”.

A tal proposito, il dott. Savini ha fatto notare come tali miniature venissero realizzate in Inghilterra, paese di certo non disinteressato alle vicende francesi.

Questo aspetto è stato poi approfondito dalla professoressa Gaia Dettori, docente di lingua e letteratura inglese, che ha offerto la prospettiva inglese sulle vicissitudini della Rivoluzione. La prof.ssa Dettori ha osservato che, allo scopo di tenersi informati sui fatti di Francia, gli inglesi fondarono veri e propri giornali che riportavano ciò che accadeva oltremanica.

Dall’interesse che questo suscitava nacquero anche delle opere, tra cui quella del filosofo britannico Edmund Burke, intitolata Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia, in cui egli condanna il popolo francese, esaltando viceversa la regina.

Questo il brano letto dalla Professoressa: Sono ormai passati sedici o diciassette anni da quando scorsi per la prima volta la Regina di Francia, allora la Delfina, a Versailles, e certo mai visione più leggiadra venne a visitare questa terra. […] Non avrei mai sognato di vivere abbastanza da vedere un disastro del genere abbattersi su di lei in una nazione d’uomini così galanti, in una nazione d’uomini d’onore e di cavalieri.

Disastro che, come fatto notare dalla Professoressa Dettori, Burke trovava assai grave perché la rabbia del popolo, al contrario di quanto avvenuto durante le rivoluzioni inglesi, si era scagliata non solo contro il re, ma anche sulla consorte.

Nel riprendere la parola, proprio su questo ultimo spunto offerto, il dott. Savini ha fatto notare anche la crudeltà con cui Maria Antonietta venne trattata dai rivoluzionari: il processo nei suoi confronti e la successiva esecuzione avvennero in maniera ignominiosa e disonorevole.

Il dott. Savini ha chiuso la conferenza offrendo agli astanti un interessante spunto di riflessione: al di là dei comportamenti esuberanti e degli eccessi, sono veramente giustificati l’avversione e l’ostilità che questa regina ha dovuto subire in vita, e il biasimo con cui spesso viene giudicata anche dopo la morte? Della personalità di Maria Antonietta vengono accentuati di solito soltanto gli aspetti più stravaganti; i relatori della conferenza, invece, ne hanno messo in evidenza anche la nobiltà d’animo, che si può notare nella preoccupazione avuta per il futuro del suo popolo, nonché nell’affettività nei rapporti familiari, come testimoniato dalla lettura, durante la conferenza, di una lettera scritta alla sorella prima dell’esecuzione. Ne è uscito dunque il ritratto di una donna sensibile, che ha vissuto una vita tra la diffidenza e le accuse, che è stata ignobilmente processata e mandata al patibolo, dopo un periodo di lunghe sofferenze, ma che ha comunque affrontato la morte con fermezza.

Una conclusione, questa, che ha suscitato grande ammirazione tra il pubblico, e che forse ha reso un po’ di giustizia a uno dei personaggi più discussi della storia europea.

Un momento del convengno
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