Arlecchino è una nota maschera della Commedia dell’arte, la forma di spettacolo recitativo nata nel XVI secolo e diventata in breve tempo una delle forme teatrali più apprezzate dal grande pubblico e rimasta popolarissima fino al XVIII secolo, anni della riforma della commedia goldoniana. Questo tipo di opera si contraddistingueva dai precedenti stili teatrali inquanto prevedeva la partecipazione di attori professionisti, che recitavano seguendo i così detti canovacci o scenari, un particolare testo teatrale che riassume la storia e la divide in scene di cui indica i personaggi e i fatti, ma non le battute, dunque rappresentazioni basate solo in parte su dei copioni fissi e per il resto dedite all’improvvisazione dell’attore. Per il suo carattere improvvisatorio questo tipo di opera veniva chiamata anche commedia all’improvviso (o improvvisa), commedia a braccio o commedia degli Zanni, in onore di uno dei personaggi dell’antica commedia latina, diventata poi una delle principali maschere della commedia dell’arte. Tra le altre importantissime maschere, subito riconoscibili al pubblico per i loro vestiti e i loro atteggiamenti, vi è sicuramente quella di Arlecchino, maschera della tradizione bergamasca, ma oggi famosa in tutto il mondo per il riconoscibilissimo abito a losanghe colorate oltre che per il suo atteggiamento simpatico, astuto e ingannatorio. Tra i celebri artisti che hanno dato una propria interpretazione di questa maschera vi è sicuramente il commediografo veneziano Carlo Osvaldo Goldoni, la cui versione più famosa di Arlecchino è sicuramente quella messa in scena ne “Il servitore di due pantaloni”, opera scritta in forma di canovaccio per Antonio Sacco, noto attore che, secondo l’usanza dell’epoca, recitava improvvisando.

Proprio a questo si rifà l’ “Arlecchino?” di Marco Bagliani, che in questi giorni va in scena al Teatro della Pergola di Firenze, (teatro della Toscana) in cui il regista, scrittore e direttore dell’opera cerca di rivisitare e attualizzare la grande commedia del maestro Goldini, attraverso quello che è l’espediente del teatro nel teatro, ovvero, nel nostro caso, una volta aperto il sipario gli attori, colti nell’atto dell’allestimento della scena, si accorgono della nostra presenza e iniziano la rappresentazione dell’Arlecchino. La trama dell’opera riguarda la maschera di Pantalone, ansiano mercante, che promette in sposa sua figlia Clarice a Silvio, figlio del Dottore Lombardi; ella era però follemente innamorata di un secondo spasimante, Federigo Rasponi, ricco torinese, ucciso in duello da Florindo Aretusi, amante della sorella Beatrice. Quest’ultimo, fuggito subito dopo il duello, si reca a Venezia, dove Beatrice si presenta sotto gli abiti e il falso nome del fratello, in cerca del suo amante fuggiasco. Ella ha con se un servo, Arlecchino, che di nascosto diventa anche servo di Florindo, dando vita ad una serie di esilaranti equivoci, che si concludono con il matrimonio di 6 delle maschere in scena, ovvero quello di Silvio e Clarice, Florindo e Beatrice e Arlecchino e Smeraldina, cameriera di Clarice.

Nella versione andata in scena il 6 febbraio 2024 si può notare come il regista sia stato in grado di inscenare al meglio la complessa idea del teatro all’interno del teatro, rendendola comprensibile a colpo d’occhio, inscenando un secondo palco sopra quello della Pergola, al di fuori del quale due musicisti che durante tutta l’opera faranno da accompagnatori riproducendo effetti sonori e intonando musiche per enfatizzare la comicità dell’opera, oltre ad alleggerire le introduzioni e i cambi degli atti, compiuti tutti a sipario aperto. Il palcoscenico all’apertura risulta abbastanza spoglio, ma, quando la storia inizia a prendere piede, si movimenta grazie all’introduzione di lenzuoli bianchi che simulano il sipario del fittizio teatro in cui gli attori si trovano. Inoltre i cambi scena, resi molto semplici dalla schiettezza dell’allestimento, sono fatti anche essi a sipario aperto e messi in atto attraverso dei divertenti sketch, ricchi di riflessioni su temi di attualità, come quelli sul razzismo, quelli riguardanti le problematiche della vita sociale femminile, oltre alla velata critica alla società capitalista in cui oggi viviamo. Le scene pensate da Carlo Sala, vengono maggiormente enfatizzate dalle coloratissime, ma non invadenti luci di Luca Barbati, che riesce a trasmettere al meglio tutte le emozioni che i personaggi in scena possono provare, illuminando il muro grigio invecchiato presente dietro il teatro artificioso; la scena viene resa ancora più colorata grazie ai costumi ideati dallo stesso Carlo Sala, ispirati alle tradizionali maschere della commedia dell’arte. Per quanto riguarda la parte recitativa tutti gli attori si sono dimostrati all’altezza del ruolo affidatogli e sono risultati tutti simpatici e divertenti. Molti applausi per Andrea Pennacchi, che, con la sua interpretazione di un atipico Arlecchino, è riuscito a dare animo all’opera, facendo ridere a crepapelle sin dalla sua prima apparizione sul palco, merito anche delle gestualità pensate da Marco Bagliani. Di uguale calibro l’esecuzione degli altri attori a partire da Federica Girardello con la sua prestazione nei panni della divertente Beatrice, negli abiti del fratello defunto; buona anche la prestazione di Marco Artusi, che interpreta Brighella, il simpatico locandiere opportunista, complice nel piano di Beatrice; esilarante Miguel Gobbo Diaz, che con la sua interpretazione di ben 3 personaggi, tra cui quello di Silvio, riesce a trasmettere simpaticamente alcuni degli spunti di riflessione dell’opera, come quelli riguardanti il razzismo; ugualmente brave Margherita Mannino e Anna Tringali, rispettivamente nei panni di Clarice e Smeraldina, che oltre ad essere divertenti durante tutto il corso dell’opera, riescono anche loro a dare ottimi principi di riflessione come quelli relativi al ruolo della donna nella società; in fine bravo anche Valerio Mazzuccato, nell’interpretazione di Pantalone, oltre che a quella dell’impresario della compagnia di attori. Bella la performance musicale anche di Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolin, che con le loro melodie pop attualizzano la rappresentazione, trasformando a tratti l’opera in un divertentissimo musical. Le prossime repliche dell’opera, molto apprezzata dal pubblico saranno l’8 febbraio alle ore 19.00; il 9 e il 10 febbraio alle 21.00 e in fine l’11 febbraio alle ore 16.00.

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