Il ciclismo italiano è in lutto, Luigi Arienti muore a 87 anni nella notte del 7 febbraio a Desio. Il ciclista fu protagonista delle Olimpiadi di Roma del 1960, della cavalcata d’oro del quartetto dell’inseguimento a squadre, insieme a Marino Vigna, Franco Testa e Mario Vallotto.

Nato il 6 gennaio del 1937 a Desio, in provincia di Monza e della Brianza, si innamora del ciclismo lavorando in un negozio di riparazione di biciclette. Un giorno nello stesso negozio vede entrare Fausto Coppi e la sua vita cambia. Luigi corse la sua prima gara a 16 anni come esordiente per la Salus di Seregno e sempre in quella stagione guadagna la sua prima vittoria. Da allievo ed al suo primo anno furono sei le vincite, mentre l’anno successivo, le vittorie divennero quattordici coi colori del Pedale Cambiaghese, quindici successi nel 1959 e ben quarantuno nel 1960, quando vinse quasi tutto, con l’oro ai Giochi del Mediterraneo su pista e con vittorie nel campionato lombardo e laziale sempre su pista e ciclocross; Arienti era uno dei migliori ciclisti dilettanti italiani quando fu selezionato per correre nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Roma con Testa, Vallotto e Vigna, compiendo l’impresa eccezionale vincendo la medaglia d’oro. Rimontando in finale, gli italiani hanno sconfitto la Germania per quasi cinque secondi e si sono aggiudicati l’oro.

Il ciclista si dedicò subito alle corse professionistiche su strada, ma ritornò a praticare ciclismo su pista, che è un genere di ciclismo che si svolge in un velodromo, utilizzando biciclette particolari (un ciclista che pratica competizioni su pista è chiamato pistard). Riguardo la vittoria di Roma, in un’intervista del 2015 dice : Ero abituato a vincere spesso su pista, non mi sembrava neanche che fosse così importante, riferendosi all’oro, mentre adesso dopo le Olimpiadi, dopo 50 anni, la gente si ricorda di me, e io sono orgoglioso di questo. Arienti poi passò professionista dal 1961 fino al 1972, alla Molteni diretta dal monzese Giorgio, poi anche dalla Ignis, G.B.C. Zimba, Amaro 18 Isolabella-Casagrande, Vittadello, da individuale nel 1969, Baby Terraneo per chiudere nuovamente la carriera al G.B.C. Sony; fu anche direttore sportivo della squadra Juniores della Salus Seregno.

Dal 1961 al 1965 arrivò secondo nel campionato italiano di inseguimento individuale, dietro all’ex campione olimpico Leandro Faggin. È stato attivo anche nelle gare della sei giorni, in particolare la Sei giorni di Milano che era sempre una competizione su pista, e ha partecipato due volte ai Campionati del mondo nella 50 km.

Concluse la carriera nel 1972, ritirandosi definitivamente. In onore dei suoi successi sportivi, il ciclista venne insignito della Medaglia d’Oro dal Comitato Olimpico Italiano: Nel 2015 il Coni lo premia con il Collare d’Oro, la massima onorificenza dello sport italiano a suggellare il suo prezioso contributo alla gloria dell’attività del Paese nel mondo. Il Presidente del Coni Giovanni Malagò, interpretando i sentimenti dell’intero movimento sportivo, si unisce al cordoglio della famiglia e di tutto lo sport italiano, il comunicato del Comitato Olimpico. Arienti amava il ciclismo, la bicicletta era la sua passione più grande; da grandioso pistard che è stato, in particolare amava la Sei Giorni. Trascorse anni molto belli con Giacomo Fornoni, fu anche lui un oro a Roma nel quartetto a cronometro, e anche l’amico Marino Vigna, suo compagno di squadra del 1960. Le esequie si sono celebrate nella chiesa di San Carlo di Seregno lo scorso sabato, dove è stato ricordato come un grande uomo di sport.

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