Con alcuni mesi di ritardo rispetto alla data prevista a causa dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood è uscito nelle sale italiane l’atteso Dune-Parte Due, il sequel di Dune, uscito nel 2021. Il regista Denis Villeneuve ci regala nuovamente un capolavoro, fatto di colpi di scene e attimi commuoventi, trasportando lo spettatore in un altro mondo.

La storia, basata sull’omonimo romanzo di Frank Hebert, riprende dal punto in cui si è interrotta nel primo film quando, distrutta la casa Atreides per mano della famiglia Harkonnen, quest’ultima tenta di conquistare il pianeta Arrakis, noto anche come Dune, importante perché è lì che viene prodotta dai vermi che lo abitano la cosiddetta spezia, quella che è a tutti gli effetti una droga. Il protagonista Paul, interpretato da Timothèe Chalamet, unitosi ai Fremen, la popolazione che abita Arrakis, tenta di proteggere il pianeta dal dominio degli Harkonnen, attraverso una serie di scontri e battaglie in cui combatte una popolazione divisa, spinta dalla venuta di una messia che secondo alcuni è proprio Paul.

Guardando Dune assistiamo a quello che possiamo definire sicuramente un capolavoro cinematografico, nelle grafiche e nella fotografia soprattutto, che ci regalando un alternarsi di colori saturi a freddi bianco e neri; purtroppo non sempre il modo in cui gli eventi si susseguono tra di loro rende chiara la vicenda e, soprattutto per chi cerca un film leggero da vedere e pensa di potersi distrarre anche solo una manciata di secondi, questa non è la pellicola ideale.

Inoltre, nonostante Villenevue abbia “diviso” il romanzo per trarre da esso due diverse pellicole e approfondire nel migliore dei modi la complessità di vicende che avvengono in questo universo distopico, a questo sequel sembra proprio mancare la profondità, che tanto era cercata dal regista, per privilegiare invece la dimensione narrativa in un film di quasi tre ore in cui invece la possibilità di farlo c’era.

È evidente però sicuramente l’estrema cura del dettaglio, sia nelle dinamiche sia negli effetti sonori; quest’ultimi, che avevano fatto vincere a Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill e Ron Bartlett l’Oscar per il miglior sonoro, sono anche, in questo secondo episodio, frutto  di uno studio accuratissimo, sia nei momenti in cui questi effettivamente sono presenti, dai gridi di battaglia al rumore degli elicotteri, sia quando a regnare nelle scene è invece il silenzio.

Sicuramente interessante è lo studio sulle lingue, il cui suono tenta comunque di avvicinarsi a lingue a noi conosciute: lo stesso Hebert nel libro unì l’inglese e il russo per dare vita alla lingua galach, parlato in tutto l’universo di Dune.

Il trucco e i costumi, che due anni fa avevano fatto ottenere due candidature agli Oscar per il primo film, si riconfermano eccezionali e mozzafiato, curati nei dettagli e con lo scopo di sottolineare sicuramente la natura del personaggio.

Il cast durante la premiere del film

Bellissima anche la colonna sonora composta da Hans Zimmer, che già aveva lavorato a quella del primo film, vincendo un Oscar per la migliore colonna sonora nel 2022.

Il cast, il medesimo del precedente film, ha compiuto un lavoro eccezionale riuscendo a far emozionare nuovamente gli spettatori:, tantissimi grandi nomi come Christopher Walken e altri dei quali molto famosi anche ai più giovani tra i quali Timothée Chalamet, Zendaya, Austin Butler  e Florence Pugh.

Dune non può essere quindi definito un film riuscito male, anzi, presenta tutte le carte in regola per essere definito un film quasi straordinario, ma manca di un qualcosa che lo possa portare ad essere definito un film che rimarrà nella storia.

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