Il contropiede nel calcio dà spesso origine ad azioni straordinarie, quelle che vengono ricordate nel tempo anche grazie alle clip che passano sui social. Basti pensare al gol di Messi all’ultimo minuto del Clasico del 2017 o a quello di Troy Deenay del Watford durante la semifinale di Championship del 2013 segnato dopo 20 secondi dal rigore sbagliato del Leicester, i piú esperti avranno nelle orecchie ancora il commento del telecronista inglese (“Here’s Hogg…DEENAY!”) e negli occhi l’esultanza di Gianfranco Zola, all’epoca allenatore del Watford. Spesso il contropiede è legato all’antica regola non scritta del pallone che recita “Gol sbagliato, gol subito“, una sorta di legge di Murphy ma anche un invito alla cinismo, al non sprecare le chance che hai, specie dopo che la squadra si è scoperta perché subire un gol in contropiede, per alcuni, è un umiliazione, un colpo subito quando le difese sono più sguarnite. È un gol che taglia le gambe, sia alla squadra che lo subisce sia ai tifosi che la sostengono che nel giro di pochi secondi devono passare dalla speranza di segnare un gol alla delusione di subirne uno: dalla speranza alla deludente realtà, un po’ come gli studi di Emile Durkheim sul suicidio. Senza voler ovviamente parlare di questo orribile fenomeno sociale, diciamo però che uno dei motivi della rabbia del subire gol in contropiede deriva proprio da qui: il poco tempo a disposizione del tifoso per passare dalla speranza alla realizzazione che questa non solo non si è avverata, ma che alla fine è andata anche peggio.

La scorsa sera la Fiorentina, durante la semifinale di andata di Conference League contro il Club Brugge, ha subito un gol che ha fatto arrabbiare alcuni tifosi e discutere alcuni “esperti”. L’azione inizia con un pallone rilanciato a caso dalla difesa dei belgi dopo l’errore davanti alla porta di Belotti, i due difensori della Fiorentina, rimasti da soli contro la punta del Brugge, effettuano una pessima lettura di gioco e di comprensione del pericolo favorendo il gol del centravanti. “L’ennesimo gol preso in contropiede preso da Italiano! Un allenatore pessimo!” tuonano alcuni tifosi e non solo. Questo articolo non si propone di difendere a spada tratta Vincenzo Italiano, per quello basta semplicemente vedere i numeri e le statistiche delle sue tre stagioni, compararle agli anni precedenti della Fiorentina e vedere, infine, la reale forza dell’organico a sua disposizione; non dovrebbe essere difficile. L’articolo vuole difendere un’ idea di calcio che ha i suoi pregi e i suoi difetti. L’accusa mossa verso Italiano è quella di subire sempre gli stessi gol in contropiede come, ahimè, quello della finale di Conference League dello scorso anno. Detto che Italiano ha i suoi limiti (come tutti gli allenatori) e che è vero che la Fiorentina subisce spesso gol in contropiede in virtù del suo stile di gioco, è sbagliato sottolineare sempre e solo questo aspetto negativo. “Si prendono tanti gol perché la difesa sta alta” dice il tifoso, l’esperto però gli controbatte “Si prendono pochi gol perché la difesa sta alta”, infatti, numeri alla mano (ciò che alla fine conta più di tutto) la Fiorentina ha la quinta miglior difesa della Serie A per gol subiti. La squadra di Italiano, a livello di forza dei singoli giocatori, è forse la quinta miglior difesa? Assolutamente no, forse si aggira attorno all’ottavo o decimo posto, ma poco importa al tifoso medio perché anziché arroccarsi in difesa dopo aver fatto un gol la Fiorentina continua a costruire calcio, a voler dominare il gioco e ad accettare i rischi derivanti dallo scoprirsi. Ci sono state occasioni in cui sarebbe stato meglio coprirsi anziché restare con la difesa alta? Si, probabile, ma non si tratta di una cosa così facile come si crede, si tratterebbe di snaturare una squadra e un’idea di gioco. “Si ok, ma in certe occasioni farebbe davvero meglio a coprirsi e a basarsi sulle singole individualità in attacco” dice ancora il tifoso, scordandosi del cammino, dello stile di gioco che ha portato una squadra a potersi giocare partite importanti e soprattutto del fatto che la Fiorentina è formata per la maggior parte da giocatori normali che, grazie all’allenatore e alle sue idee, sembrano più forti di quello che sono realmente. Chiariamoci, il tifoso ha ovviamente le sue ragioni per criticare, ma dato che il dibattito è ciò che anima questo sport e che la provocazione è dappertutto all’ordine del giorno diciamo che quando siamo davanti a una rivoluzione culturale del calcio (di cui Italiano è protagonista) può dover essere necessario assecondarla, nei pregi e nei difetti.

“Se noi giocassimo solo in difesa, stasera saremmo usciti con 3 o 4 gol sul groppone, come spesso succede alle squadre italiane. È chiaro che giocando all’attacco concedi un paio di situazioni in contropiede, ma globalmente gli abbiamo impedito di costruire tante occasioni da gol”. Non sono le parole di Italiano, ma quelle di Gasperini, allenatore dell’Atalanta, dopo la semifinale di Europa League contro l’Olympique Marsiglia e sono molto utili per l’oggetto del discorso. Le squadra moderne, come l’Atalanta di Gasperini, quelle che vincono nonostante l’assenza di grandi capitali alle spalle, giocano questo tipo di calcio: un calcio divertente, fatto di possesso palla, un calcio offensivo che punta a dominare l’avversario, un calcio che difende con aggressività, tentando di recuperare la palla il prima possibile e che tiene la linea difensiva molto alta. Per molti è inconcepibile il fatto che, per alcune squadre, sia meno rischioso difendere in questo modo rispetto al vecchio e caro catenaccio. Si guardi il Bayer Leverkusen o lo Stoccarda in Germania, il Girona in Spagna, l’Aston Villa in Inghilterra o il Bologna, il Monza e l’Atalanta in Italia. È questo il nuovo calcio. È questo il nuovo calcio vincente, soprattutto in quei casi dove la società non dispone di così tanto capitale da poter acquistare dei grandissimi campioni ma è necessario basarsi sul vecchio detto “L’unione fa la forza“. È questo, inoltre, il nuovo calcio che cercano anche le grandi squadre, sempre più interessate ad ingaggiare i nuovi allenatori emergenti che bilanciano l’assenza di esperienza con la forza delle idee. Non si sta dicendo che questo sia il miglior stile di gioco esistito e che mai esisterà, il punto del discorso è che come ogni stile ha i suoi punti deboli (i gol in contropiede) che non emergono però a caso, ma sono semplicemente la diretta conseguenza dell’idea alla base e che, tornando a parlare di Fiorentina, risulta praticamente impossibile eliminare per tante ragioni in quanto significherebbe cambiare totalmente l’idea di gioco alle base. Allo stesso tempo, una squadra come la Juventus che basa le sue ultime partite sulla forza della difesa a oltranza, ha il punto debole di non riuscire spesso a mettere in atto azioni manovrate ed articolate. Alcuni diranno “E a che serve girare palla, attaccare e scoprirsi se vinco lo stesso con un gol su calcio d’angolo e restando in difesa per 90 minuti?” Tutto vero, ma alla lunga sarà certo che, nel nuovo calcio che sta nascendo, questo sarà un ragionamento obsoleto e destinato a naufragare.

Se il costo di vedere una squadra che gioca un calcio divertente e offensivo che non faccia addormentare i tifosi sulla poltrona è quello di essere pronti a subire qualche gol in contropiede, allora diciamo (per provocare un po’) viva i gol subiti in contropiede!.

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