Il 21 aprile 2025 si è spento Papa Francesco, il primo pontefice sudamericano, gesuita e “fuori dagli schemi” della storia moderna della Chiesa.
La sua figura, amata e discussa, ha segnato un’epoca di profondi cambiamenti, dialogo interreligioso, attenzione agli ultimi e coraggiose riforme.
Ecco la sua straordinaria vicenda umana e spirituale, le curiosità che lo hanno reso unico, i suoi viaggi che hanno toccato i cinque continenti, e le circostanze della sua morte, lasciando uno sguardo sull’eredità che consegna al futuro.
Le Origini: Un Ragazzo di Buenos Aires
Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre 1936 nel quartiere di Flores, a Buenos Aires, da una famiglia di origini piemontesi. Il padre Mario, ferroviere, e la madre Regina Sivori, casalinga, trasmettono ai cinque figli la fede cattolica, la laboriosità e il senso della comunità. L’infanzia di Jorge è quella di tanti ragazzi argentini: scuola, giochi in strada, la passione per il calcio (era tifoso del San Lorenzo), le tradizioni italiane a tavola e la musica popolare.
Fin da giovane si distingue per intelligenza vivace, curiosità e una certa timidezza. Frequenta la scuola tecnica e si diploma come perito chimico. Lavora per un breve periodo in un laboratorio alimentare, esperienza che gli insegna disciplina e concretezza. Ma la sua vita prende una svolta inattesa a 17 anni, quando, entrando per caso in una chiesa il giorno di San Matteo, sente una chiamata interiore durante una confessione: “Mi sentii afferrato dalla misericordia di Dio”, racconterà anni dopo.
Nel 1958 entra come novizio nella Compagnia di Gesù, l’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola. Qui si forma tra studi filosofici e teologici, insegnamento e attività pastorale. La spiritualità ignaziana, basata sul discernimento e sul servizio, lo segna profondamente. Studia in Cile, si laurea in filosofia, insegna letteratura e psicologia, e si distingue per capacità di ascolto e attenzione ai più fragili.
Nel 1969 viene ordinato sacerdote.
Gli anni ’70 sono difficili per l’Argentina: la dittatura militare, la repressione, la povertà crescente. Bergoglio diventa provinciale dei gesuiti a soli 36 anni, guida l’ordine in un periodo turbolento, protegge molti perseguitati dal regime, ma non mancano critiche e polemiche sulla sua prudenza. In seguito si ritira a Cordoba, vivendo un periodo di riflessione e silenzio che lui stesso definirà “un tempo di purificazione”.
Dall’Argentina al Soglio di Pietro
Nel 1992 viene nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, poi arcivescovo nel 1998.
Da subito rifiuta ogni privilegio: vive in un piccolo appartamento, si sposta in bus o metro, cucina da solo. La sua pastorale è “in uscita”: visita le villas miseria, i quartieri poveri, incontra tossicodipendenti, carcerati, malati di AIDS.
La sua omelia del Giovedì Santo, in cui lava i piedi ai carcerati, diventa simbolo di una Chiesa vicina agli ultimi.
Nel 2001 Giovanni Paolo II lo crea cardinale. Bergoglio si distingue per umiltà, sobrietà e capacità di dialogo. Incuriosisce il suo stile: niente abiti sontuosi, preferisce la talare nera, spesso lo si vede con la borsa a tracolla. Nel conclave del 2005 è già tra i papabili, ma viene eletto Benedetto XVI. Otto anni dopo, nel marzo 2013, dopo la storica rinuncia di Ratzinger, il suo nome emerge come figura di mediazione e rinnovamento.
L’Elezione: “Fratelli e Sorelle, Buonasera!”
Il 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, Jorge Mario Bergoglio viene eletto 266° Papa della Chiesa cattolica. Sceglie il nome Francesco, mai usato prima, in onore di San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà, pace e amore per il creato. Si affaccia dalla loggia di San Pietro con un semplice “Fratelli e sorelle, buonasera!”, chiedendo prima la benedizione del popolo. È subito chiaro che qualcosa è cambiato.
Il suo stile rompe i protocolli: rifiuta la croce d’oro, indossa quella di ferro, saluta con calore, si ferma a parlare con i fedeli, telefona personalmente a chi gli scrive.
Sceglie di vivere a Santa Marta, la residenza per gli ospiti, invece degli appartamenti papali. “Non sono un principe”, dirà più volte.
Le Grandi Riforme: Una Chiesa in Uscita
Il pontificato di Francesco si distingue per una spinta riformatrice senza precedenti dai tempi del Concilio Vaticano II. Tra i primi atti, istituisce un consiglio di cardinali per riformare la Curia romana, culminata nella costituzione “Praedicate Evangelium” (2022), che apre ruoli chiave anche ai laici e alle donne.
Lotta agli Abusi
Papa Francesco affronta con decisione la piaga degli abusi sessuali nella Chiesa. Promuove la tolleranza zero, istituisce la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, incontra vittime e chiede perdono pubblicamente. Rimuove vescovi responsabili di insabbiamenti, avviando un lento ma inesorabile processo di trasparenza.
Economia e Trasparenza
Sotto il suo pontificato vengono avviate indagini e processi sugli scandali finanziari vaticani. Francesco promuove la trasparenza, riforma lo IOR (la banca vaticana), e chiede una gestione più etica delle risorse. La sua enciclica “Laudato si’” (2015) diventa un manifesto globale per l’ecologia integrale, richiamando la responsabilità verso il pianeta e i poveri.
Apertura e Inclusione
Egli si distingue per un linguaggio inclusivo: “Chi sono io per giudicare?” dice a proposito degli omosessuali. Promuove il dialogo con le altre religioni, incontra leader musulmani, ebrei, buddisti, ortodossi. Si impegna per la pace in Siria, Ucraina, Terra Santa, e denuncia le guerre come “follia”.
I Viaggi Apostolici: Un Pontefice Globale
Nonostante l’età, Papa Francesco ha compiuto 47 viaggi internazionali, visitando 66 Paesi in tutti i continenti, e 40 viaggi pastorali in Italia.
Viaggi Simbolo:
Brasile 2013: La prima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, con milioni di giovani sulla spiaggia di Copacabana.
Terra Santa 2014: Incontro storico con il Patriarca Bartolomeo, abbraccio tra cristiani d’Oriente e d’Occidente.
Filippine 2015: A Manila, raduna la più grande folla mai vista per un Papa (oltre 6 milioni di persone).
Africa 2015: Visita in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, dove apre la Porta Santa del Giubileo nella cattedrale di Bangui.
Svezia 2016: Partecipa alle celebrazioni per i 500 anni della Riforma luterana, segno di riconciliazione ecumenica.
Myanmar e Bangladesh 2017: Incontra i rifugiati Rohingya, condanna la persecuzione religiosa.
Iraq 2021: Primo Papa a visitare la terra di Abramo, a Mosul prega tra le rovine della guerra.
Cipro e Grecia 2021: Dialogo con il mondo ortodosso e visita ai migranti sull’isola di Lesbo.
Viaggio in Asia e Oceania 2024: L’ultimo grande viaggio, tra Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore, a 87 anni, per incontrare le piccole comunità cattoliche e promuovere la pace interreligiosa.
Lussemburgo e Belgio 2024: L’ultimo viaggio apostolico, segnato da incontri con giovani, universitari e operatori sociali.
In ogni viaggio, Francesco ha portato un messaggio di speranza, dialogo e attenzione ai poveri, visitando spesso periferie, carceri, ospedali, campi profughi.
Gli Anni Finali e la Morte
Negli ultimi anni, la salute di Papa Francesco si era progressivamente indebolita. Nel 2022 aveva subito un intervento al colon, nel 2023 una polmonite bilaterale, e soffriva di diabete e ipertensione. Nonostante ciò, aveva continuato a lavorare, ricevere ambasciatori, celebrare messe e scrivere documenti.
Il 21 aprile 2025, alle 7:35, Papa Francesco si è spento serenamente nella sua stanza a Santa Marta. Accanto a lui, alcuni collaboratori, il suo segretario personale e alcuni familiari argentini. Il certificato ufficiale parla di ictus cerebrale seguito da coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile, aggravato dalle patologie croniche.
La notizia della morte ha fatto il giro del mondo. In poche ore, migliaia di persone si sono radunate in Piazza San Pietro per pregare, mentre leader religiosi e politici di ogni fede hanno espresso cordoglio e gratitudine per il suo esempio.
Il Lascito Spirituale e Storico
Papa Francesco lascia un’eredità profonda e complessa. Ha riportato la Chiesa al centro del dibattito globale sui temi della giustizia sociale, della pace, dell’ambiente, dell’accoglienza dei migranti. Ha promosso una Chiesa “in uscita”, più vicina ai poveri, meno autoreferenziale, più attenta alle periferie esistenziali.
Ha saputo parlare al cuore di credenti e non credenti, usando un linguaggio semplice ma profondo, capace di toccare le coscienze. Ha affrontato con coraggio le sfide interne, dagli abusi agli scandali finanziari, pur tra resistenze e difficoltà. Ha aperto la strada a una maggiore partecipazione dei laici e delle donne, e ha promosso il dialogo interreligioso come via per la pace.
Il suo motto episcopale, “Miserando atque eligendo” (“Guardò con misericordia e lo scelse”), riassume la sua visione: una Chiesa che non giudica, ma accoglie, che non esclude, ma accompagna. Il suo esempio di umiltà, vicinanza, attenzione ai piccoli gesti quotidiani resterà un modello per le future generazioni.
foto di Annett_Klingner (da Pixabay free download): si ringrazia