Grande serata quella dell’8 maggio per il teatro dell’opera di Firenze che riempie quasi tutte le poltrone per la rappresentazione del Don Carlo di Schiller, musicato da Giuseppe Verdi, mentre il libretto è di due autori francesi: François-Joseph Mèry e Camille Du Locle. La versione originale andò in scena in 5 atti all’Opèra nel 1867, quella italiana, in quattro atti, nel 1884 alla Scala.

Sotto la direzione del maestro Zubin Mehta, lo spettacolo attrae un vasto ed eterogeneo pubblico che non ha certo paura di manifestare il suo apprezzamento con applausi esplosivi e prolungati, a volte persino sin troppo!

La direzione ha infatti saputo regalare attimi di innaturale tensione e momenti di incredibile esplosività ed energia. Un crescendo di intensità durante tutta l’opera riflette l’esperienza e la bravura del direttore che ha saputo ben guidare archi, fiati, percussioni e tastiere durante ogni scena. Sempre mantenuto il gran coordinamento con cantanti e coro, quest’ultimo in particolare, come suo solito, ha reso scene come l’Auto da Fè ancora più suggestive ed emozionanti. L’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino, sotto la salda giuda di un maestro tanto celebre quanto amato, sono riusciti come sempre a regalare emozioni profonde.

Nota di merito ai costumi di Jesùs Ruiz, dettagliati e squisitamente fedeli al panorama Romantico nel quale si ambienta la vicenda. Lo stesso dicesi per la scenografia: statue, foreste, interni di stanze e lo stesso Gran crocifisso realizzati magnificamente e incredibilmente realistici. Alla ritrattistica corrente si adegua anche la scelta di presentare la Principessa Eboli, interpretata da Ekaterina Gubanova, con la benda nera sull’occhio perso in gioventù, come si vede in molti quadri che la ritraggono.

Sul cast svetta la californiana Julianna Di Giacomo con una bella voce di notevole e interpretazione intensa: gli applausi più calorosi, dopo quelli tributati a Mehta, sono stati per lei. Applauditi anche Roberto Aronica (Don Carlo) e Eric Halfvarson, che, nonostante la sua imprevista indisposizione, ha comunque cantato e ha avuto un impatto più che soddisfacente tra le file del pubblico grazie a un Grande Inquisitore più diabolico che …domenicano. Discreto vocalmente anche il Filippo II di Dmitry Beloselskiy, ma il personaggio avrebbe meritato una caratterizzazione più approfondita e profonda.

Unica nota a sfavore delle spettacolo la troppo statica regia di Giancarlo Del Monaco: non incalzante dove invece dovrebbe accompagnare il canto con movimenti e gestualità fondamentale per una migliore scioltezza e dinamicità.

Repliche giovedì 11 maggio alle 20 e domenica 14 alle 15.30 (con Sergio Escobar al posto di Roberto Aronica).

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