Quanti ricordano il primo bacio? Tutti. Quanti però sanno con precisione com’erano vestiti quel giorno? Che giorno era? Che ora era? Pochissimi. Forse le persone più romantiche, d’altronde si tratta di un giorno speciale, ma di un giorno qualsiasi chi rammenta i vari dettagli?

Quasi nessuno, se non gli ipertimesici (o persone dotate di super-memoria).

I medici chiamano ipertimesia o supermemoria autobiografica, la qualità che impedisce di scordare tutto ciò a cui si è connessi personalmente durante la vita. Quindi le nostre giornate, le nostre emozioni, gli eventi pubblici dai quali siamo rimasti scossi, i volti delle persone a cui abbiamo voluto bene e quelle che ci hanno fatto soffrire…

Le memorie dei soggetti con questa caratteristica iniziano ad una determinata età, di solito da bambini, e da quel momento in poi la loro mente registra il film della loro vita. Per loro è come se ieri, fosse oggi.

L’ipertimesia non consente di decidere cosa ricordare: quando viene nominata una data, ad esempio, tutti gli episodi legati a quel giorno possono ripassare davanti agli occhi di quella persona, che lei lo voglia o meno.

È una caratteristica rarissima. In Italia sono stati riscontrati 10 casi, mentre negli USA una settantina.

Per la prima volta al mondo la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma ha avviato uno studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per capire i meccanismi neurobiologici che stanno dietro a questa straordinarietà. Una ricerca seguita da Valerio Santangelo, Simone Macrì e Patrizia Campolongo, che ha coinvolto centri come l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Perugia, l’Università della California Irvine e Sapienza Università di Roma. Dai risultati, i neurologi descrivono la porzione destra dell’amigdala dei pazienti leggermente più grande rispetto a quella dei soggetti “normali”, e una maggiore connettività tra la porzione destra dell’amigdala e l’ippocampo, come pure tra regioni corticali e subcorticali.

Per cui è come se avessero uno sgabuzzino più spazioso per le loro memorie ed una connessione ad internet più veloce per scaricarle. L’fMRI mostra come in genere per rievocare un ricordo si impiegano 6-7 secondi, loro ne usano 1 o 2.

Uno dei primi casi fu l’americana Jill Price, autrice di “The Woman who can’t forget”. Scrisse una mail ai neurologi James McGaugh e Larry Cahill, i quali interessati le fecero varie analisi e controlli per scoprire se dicesse la verità, e senza dubbio era sincera: Jill conosce tutte le date del giorno di Pasqua dal 1980, il 25 maggio 1979 avvenne un incidente aereo a Chicago, il 19 ottobre 1979 è tornata da scuola e ha mangiato della zuppa perché era insolitamente freddo quel giorno, il 30 agosto 1978 fu la prima volta che portò l’auto a lavare.

(Gli eventi personali li hanno verificati sul suo diario segreto che scrive da quando ha 10 anni).

Incredibilmente tuttavia questi soggetti non hanno un quoziente intellettivo superiore alla media, né andavano/vanno in genere bene a scuola. Per loro imparare a memoria una poesia è un’impresa difficilissima. Questo perché la loro memoria è automatica, non strategica. Tutti ricordano bene una festa alla quale ci si diverte tantissimo. È facile rammentare le forti emozioni. Gli ipertimesici non dimenticano nemmeno quelle più deboli,“quotidiane”, come la noia durante la lezione di geografia. La loro memoria è potenziata. Come le memorie siano legate ai sentimenti lo spiega Patrizia Campolongo (docente di farmacologia alla Sapienza di Roma)  specificando come siano gli ormoni dello stress, l’epinefrina e il cortisolo, ma anche l’adrenalina a modulare lo stimolo emozionale di un ricordo e il successivo consolidamento di questo nella memoria. Questa ricerca permette ai medici nuove rotte verso le cure per ripristinare i sistemi di memoria in condizioni patologiche, verso nuove conoscenze della memoria e verso nuovi metodi per potenziarla.

Tuttavia Jill Price non scrisse ai neurologi solo per conoscere come funzionasse la sua mente, la sua era una sorta di richiesta d’aiuto. Si sentiva imprigionata dal suo passato.

Pensare al giorno più brutto della nostra vita…

La separazione dei genitori…o forse la morte del nonno…oppure la più grande delusione d’amore. Quel giorno si vorrebbe dimenticare. In quel giorno si soffre, ma poi si supera. Nuove giornate allegre e spensierate fanno tornare l’ottimismo.

E se invece si potesse rivivere quelle emozioni a distanza di anni, come se si fosse fermato il tempo a quel giorno? Senza via di fuga. Una lotta contro i tuoi stessi ricordi. Chi è il vincitore? Da brividi.

 

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