Il 7 settembre 2018 si è sentita l’aria del cambiamento al Teatro del Maggio Fiorentino; durante una conferenza stampa sono state annunciate 3 nuove produzioni: Rigoletto, Trovatore e Traviata. Una proposta culturale di altissimo profilo che mira al cuore degli Italiani.

Paolo Antonio Klun, capo ufficio stampa,  dichiara con orgoglio che ormai il teatro è giunto a lavorare in un modo impensabile rispetto a poco fa, quando faticavano a guardare all’indomani.

La regia e la drammaturgia di questo progetto sono state affidate al regista Francesco Micheli, direttore artistico del Macerata Opera Festival dal 2012 al 2017 e direttore artistico della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo dal 2014. Tre assistenti lo accompagneranno: Paolo Rota in Trovatore, Benedetto Sicca in Rigoletto e Valentino Villa in Traviata.

La musica è invece curata dal maestro Fabio Luisi, direttore stabile al Teatro dell’Opera di Zurigo, direttore principale della Danish National Symphony Orchestra di Copenaghen e direttore musicale del Maggio Musicale Fiorentino dall’aprile del 2018.

Il primo appuntamento è il 13 settembre con la prima del Trovatore, le repliche saranno il 16, il 19 e il 22. Per quanto riguarda il Rigoletto la prima sarà il 15 e verrà riproposto il 20, il 26 e il 29; mentre quella de La Traviata sarà il 21, e a seguire il 23, il 25, il 27 e il 30.

Un mese di settembre molto intenso.

Ciascuna opera presenta vicende, luoghi e tempi molto diversi fra loro: Il Trovatore è ambientato nel Tardo Medioevo, Rigoletto nel Rinascimento del nord Italia e Traviata nell’800 francese.

Allora come trovare un filo conduttore? Francesco Micheli, con la passione nella voce, risponde illustrando il primo dei tre elementi che le accomuna: il coro.

Un elemento  che di solito non viene messa in risalto, anzi ha una funzione di commento. Questa volta il regista ha voluto cambiare le carte in tavola facendolo scintillare, risaltare: il coro è la voce del popolo, siamo noi, rappresenta le nostre opinioni. Quest’ultimo ci fa capire lo sguardo che la comunità dà ai fatti.

Micheli lo vede come una radiografia dei temi che queste opere toccano.

Luisi interviene per parlare di un concetto fondamentale, che è anche il secondo elemento unificatore: la libertà sia individuale che collettiva.

Tutti i protagonisti sono prigionieri dei pregiudizi e delle regole della società. Il maestro li definisce trasgressivi, perché tutti aspirano alla libertà: Gilda è innamorata di un uomo che le è stato vietato di amare; Rigoletto esce dal suo ruolo di buffone; Violetta è una prostituta quindi deve essere al servizio di tutti, non può attaccarsi solo ad una persona.

Considerando il momento delicato che l’Italia sta vivendo, è bene ricordare i personaggi verdiani che vanno contro corrente.

Vediamo quindi la regia fare un collegamento fra presente e passato: sottolinea in queste opere quel desiderio così moderno e attuale di essere se stessi, senza essere malvisti e senza temere di non rientrare in una categoria. Ammirevole il modo in cui riescono a coinvolgere il pubblico, proponendo temi che premono la maggior parte degli spettatori… come se lanciassero fini “frecciatine” che provengono da situazioni antiche.

Colpiscono le parole di Micheli: “Tutti questi giovani che faticano a trovare uno spazio nella vita sono l’emblema di una società che non riesce a far contenti i propri figli.”

Luisi spiega come la musica esplichi i moti psicologici di questi personaggi più di quanto la trama possa fare.

Il terzo elemento comune è la mancanza di verità, quindi la menzogna. La parola torna al regista che racconta come infatti tutti i protagonisti debbano mentire per evitare la rovina. Un esempio eclatante è la povera Violetta, la quale fingerà che il suo amore sia finito per salvare l’onore del suo innamorato; questa bugia la porterà a una morte in solitudine.

Micheli continua rapportandosi all’Italia, un paese in cui, ammette, la verità è purtroppo cosa rara. Hanno perciò voluto sottolineare questo terzo elemento, studiando dei mezzi per tradurre teatralmente la bugia: in Trovatore appariranno delle marionette, in Rigoletto tutti indosseranno delle maschere, in Traviata la donna ricorderà una bambola.

La scelta di questi attrezzi di scena (che verranno realizzati in cartapesta dallo scenografo Jacopo Allegrucci) non è lasciata al caso: ciascuno di essi infatti fu inventato nei rispettivi periodi storici.

Le epoche saranno ricordate anche dagli importanti fondali (firmati da Federica Parolini): ci sarà una vetrata gotica per Il Trovatore, degli elementi architettonici classici nel Rigoletto ed una composizione di camelie nella Traviata.

Dei costumi se ne occuperà Alessio Rosati, mentre delle luci Daniele Naldi.

Un’ulteriore novità sarà la presenza di una sorta di “prologo” nel Trovatore: Giuseppe Verdi, il “Padre della Patria”, salirà sul palco incarnato da Ferrando, assieme alle sue 3 marionette (Leonora, Manrico e Conte di Luna) per raccontarci una storia polverosa. Non si tratta di uno stravolgimento della vicenda, ma di una lettura molto particolare della prima scena.

La scelta dei cantanti è ricaduta su molti giovani:

Trovatore:

  • Jennifer Rowley per Leonora;
  • Olesya Petrova per Azucena;
  • Piero Pretti per Manrico;
  • Massimo Cavalletti per il Conte di Luna.

Rigoletto:

  • Yngve Søberg per Rigoletto;
  • Ivan Ayon Rivas per il Duca di Mantova;
  • Jessica Nuccio per Gilda.

Traviata:

  • Zuzana Markova per Violetta;
  • Matteo Lippi per Alfredo.

 

Micheli si mostra emozionato ed onorato di partecipare ad un tale progetto, spera di essere all’altezza del Teatro Maggio Fiorentino e confessa come tutti gli artefici degli spettacoli ci stiano mettendo l’anima.

 

 

 

 

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