Dietro ad ogni lavoro ben riuscito, c’è sempre tanta fatica e impegno. Se questa  legge la si considera vera, allora chissà quanto tempo e quante prove comporta la messa in scena di uno spettacolo teatrale, figuriamoci poi al Maggio Musicale Fiorentino. Noi del Leomagazine abbiamo avuto l’ occasione di assistere alle prove di Un mari à la porte che andrà in scena insieme a Cavalleria Rusticana da Martedì 12 Febbraio 2019 a Giovedì 21 Febbraio, per un totale di quattro recite. Un’unione di due opere diverse fra loro nel contenuto e nello stile, essendo di due compositori del tutto diversi : Pietro Mascagni (la Cavalleria Rusticana) e Jacques Offenbach (Un mari à la porte). La connessione fra le due è il tema della gelosia, affrontato in modi differenti: da una parte gag inaspettate e divertenti e dall’ altra un crescendo sconvolgente e drammatico. Il dittico verrà diretto dal maestro Valerio Galli con la regia curata da Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi.

Nelle prove  di Un mari à la porte è stato interessante vedere come sia difficile per il direttore d’ orchestra riuscire a coordinare scena, strumenti e cantanti. Più volte il maestro ha deciso di ripetere una stessa battuta che ad occhi non esperti poteva sembrare buona, ma che in realtà presentava, seppur piccole, imprecisioni. E fosse solo una battuta … a volte anche una scena intera e non una sola volta. Come ci è stato detto dal Direttore Artistico del Maggio, il Maestro Pierangelo Conte, questa tipologia di prova che viene chiamata “Prova d’ assieme” è forse la più complessa e delicata. “E’ la fase finale, quella che precede le prove generali”, spiega il Maestro. Prove di regia e prove musicali, vengono svolte in luoghi separati e viaggiando sullo stesso piano arrivano poi ad incontrarsi nell’ assieme. E’ la prima volta in cui gli attori – cantanti devono mettersi alla prova realmente ricordando tutto ciò che hanno appreso fini a quel momento. Difficoltà è quindi l’ ostacolo a cui gli attori devono far fronte;  ma non soltanto loro. Un continuo via vai di tecnici con copioni e oggetti, all’ interno di un teatro vuoto e concentrato sul palcoscenico. Un equipe di scenografi impegnati a controllare che tutto vada come si deve.”

La commedia in sé è semplice, un unico atto ed un’ unica scena, quattro personaggi ed una trama a lieto fine. Florestan è un compositore di operetta, che a causa dei suoi scarsi guadagni si ritrova uno strozzino alle calcagna, ingaggiato da un uomo. Gli altri protagonisti sono Suzanne, una moglie in lite con il marito per un futile pretesto che proprio nel giorno delle nozze si chiude per dispetto nel suo boudoir, Rosita, l’amica del cuore che tenta di placare gli animi  e infine Henri Martel, l’ufficiale giudiziario nonché il marito. La sorte vuole che il compositore cada attraverso il camino nella stanza da letto della moglie dello strozzino. Da qui, con in mano la parola di sua zia che se si fosse sposato avrebbe pensato lei ai suoi debiti, conquista Rosalita che decide di sposarlo. Tutto rappresentato appunto in un unico atto con arie, duetti e terzetti, nella stanza della donna, una camera di quelle molto strane, immersa nei colori e con un enorme letto e grandi finestre. Stile Offenbach, insomma!

Nel prossimo articolo il nostro incontro con i protagonisti dell’evento.

 

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