É proprio questo il “mezzo titolo”, così è stato definito, della Fondazione Teatro della Toscana, presentato mercoledì 13 febbraio presso il Teatro della Pergola a Firenze. Alla presentazione erano presenti in funzione di relatori: Marco Giorgetti, direttore generale del Teatro della Toscana, Pier Paolo Pacini, regista e responsabile del teatro sull’area Fiorentina, Elisabetta di Mambro, produttrice, Juan Carlos Martel Bayod, nuovo direttore del Teatre Lliure di Barcelona, e Serge Von Arx, architetto, direttore artistico e docente di scenografia alla Norwegian Theatre Academy. Erano presenti tra il pubblico anche Emanuele Pellicanò e Elisabetta Vivoli, in ordine direttore e responsabile relazioni interne dell’azienda pubblica Servizi alla Persona Montedomini, che nel corso di questa nuova stagione collaborano e collaboreranno ad alcuni progetti.

Di che progetto si tratta?

Come emerso fin da subito, la Fondazione Teatro della Toscana sta continuando nell’intento di rendere al teatro il suo ruolo attivo nella società, facendo sì che il teatro per il pubblico sia lo strumento di partecipazione agli eventi della società stessa. Proprio sul ruolo attivo del teatro nella società, è in atto al Teatro della Pergola il primo di una lunga serie di appuntamenti di questo progetto, intitolato “Catalysts and the Urban Sensory” che sarà in corso fino a domenica 17 febbraio. Durante questo incontro la città di Firenze viene interrogata per capire i bisogni teatrali dei cittadini e far capire come riesce il teatro può realmente “fare comunità”.

Molto accentuata e curata anche l’attività internazionale di questo progetto, che vede uniti alcuni dei più importanti teatri europei come il Teatre Lliure di Barcelona, la Norwegian Theatre Academy, il Theatre de la Ville di Parigi e il Watermill Center di Bob Wilson a New York; altri accordi con altri teatri e istituzioni si stanno ancora definendo. Una collaborazione che sarà ricca di giovani artisti e personalità riconosciute e affermate a livello mondiale, al fine di far crescere e formare i giovani. 

Ma perché si parla di mezzo titolo?

Come riportato anche da Elisabetta di Mambro si parla di mezzo titolo perché neanche loro sanno bene come definire questo progetto innovativo. È stato definito come un’avventura dove tutto è ancora da scoprire, un viaggio senza una meta ben precisa. Se ci fosse infatti un titolo completo si riuscirebbe a definire precisamente questo progetto, ma l’obiettivo dei fautori di questo progetto è proprio quello di non avere definizioni precise. Così ha inizio questa stagione teatrale che proseguirà a marzo con collaborazioni anche con Euripides Laskaridis , a maggio con Pablo Messiez e infine a ottobre con Isabelle Huppert che insieme alla regia di Bob Wilson parteciperà al debutto nazionale alla Pergola dello spettacolo “Mary Said What She Said”. 

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