“Stelle, spegnetevi! Non rivelate il nero fondo dei miei pensieri. L’occhio non veda ciò che fa la mano.” Parole di Macbeth, il nobile scozzese protagonista dell’omonima tragedia di William Shakespeare, presentata dal LeonLab, diretto e coordinato dalla prof. Lucia Manfredi al teatro di Rifredi il 20 e il 21 maggio. Il primo ed unico atto (la riduzione e la regia era dei bravissimi e collaudati Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda) si apre con l’entrata in scena delle tre streghe (Bianca ColucciStella ContiSabrina Di BlasiTeresa La MuragliaFederica Nativi e Mariarosa Tomaiuolo)  artefici della profezia che porterà il barone e sua moglie a diventare dei terribili carnefici. Le tre attrici hanno interpretato il ruolo come se fossero un’unica e malefica entità. Gli interpreti ,fulcro dello spettacolo, sono stati Joe Manganas ed Elena Pilo, rispettivamente Macbeth e Lady Macbeth ( in alternanza conSalomè Baldion ) che, dopo il presagio delle tre donne, danno inizio ad un teatro di sangue e delitti. La prima vittima della moglie è il re Duncan (Andrea Patara e Alessandro Zucconi), del quale prenderà il posto. Fa la stessa fine l’amico Banquo (Filippo Castellucci e Giulio Valente), che non scompare dalla scena ma ritorna spesso come fantasma  a perseguitare l’uomo. Macbeth, sentendosi ormai colto da un’onda di tremenda follia, perde la testa e acquista il ruolo del tiranno. La carneficina continua con il figlio e la moglie di un altro nobile, Macduff (Leonardo Degl’Innocenti). L’apice dell’intera tragedia viene raggiunto quando Lady Macbeth, tormentata dal sangue che aveva sparso, parla nel sonno e tenta di eliminare ossessivamente le tracce dei delitti dalle sue mani. Dopo aver riferito tutta la verità si uccide in preda alla disperazione. Giustizia viene fatta anche su Macbeth, decapitato da Macduff. 

Lo spettacolo con la sua sceneggiatura è stato molto apprezzato dall’intero pubblico. Belle anche le scenografia a cura dell’artistico Leon Battista Alberti. Le interpretazioni dei ragazzi sono state eccezionali: le note più belle sono state i monologhi dei due protagonisti, che hanno colmato perfettamente la scena prendendo pieno e sicuro possesso del palco. La passione e l’enfasi con cui hanno interpretato il loro ruolo ha fatto sì che il personaggio non sembrasse solo un semplice e momentaneo travestimento. Altri personaggi, anche se minori, non hanno fatto da semplice cornice, ma da fili conduttori di uno spettacolo coinvolgente e perfettamente riuscito.

E dietro le quinte …ecco il parere i alcuni dei giovani attori.

Joe Manganas, com’è stato interpretare il ruolo del protagonista?

“Interpretare il ruolo del protagonista è stata un’emozione difficile da descrivere. L’esperienza è stata assolutamente positiva e di grande impatto emotivo perchè si tratta di un personaggio così profondo, sfaccettato e attuale che calarsi al cento per cento nella parte è stata un’esperienza di vita. Ho imparato a capire il modo di ragionare di un personaggio così controverso e penso che a volte tendiamo ad avere una parte di lui dentro di noi. Interpretare e immedesimarsi in un personaggio così è difficile soprattutto all’inizio. Capire i passaggi logici che fa durante la sua trasformazione ed evoluzione, anche se potremmo definirla involuzione, perchè all’inizio è un generale scozzese e poi finisce divorato e consumato dalla sua stessa avidità di potere, cattiveria e follia.

Per me è stato un onore, ma anche un onere, perchè ovviamente interpretare il personaggio principale comporta una serie di responsabilità molto grandi che altri personaggi non hanno. È stata quindi un’esperienza fortissima, carica di emozioni e anche d’aiuto per l’evoluzione della mia emotività e della mia sensibilità rispetto ad alcuni argomenti, infatti mentre lui cambiava, cambiavo anch’io, cambiavo il modo di vedere alcune cose.”

Un pregio e un difetto della personalità di Macbeth?

“Trovare dei lati positivi nella personalità di Macbeth è molto difficile, però la prima cosa che mi viene in mente è la sua volontà di non essere soltanto una pedina nelle mani di un’entità superiore che gioca a proprio piacimento con le vite degli uomini, anche se poi in realtà succederà proprio questo e lui non potrà impedirlo. In Macbeth c’è il tema del fato, del destino degli uomini che è inevitabile, ma nonostante questo, lui dall’inizio alla fine vuole essere il fautore del proprio destino, vuole avere, come tutti noi, in mano la propria vita, vuole avere la libertà di scegliere il bene e il male e vuole essere lui a compiere questa decisione, non vuole essere uno strumento nelle mani di qualcuno, anche se poi si vedrà che la situazione degenererà.

Invece di lati negativi della sua personalità ce ne sono molti. Uno principale è la meschinità, cioè il fatto che alla fine tradirà tutte le persone a lui più care solo per la sete di potere.”

Teresa Lamuraglia, ti rispecchi, anche se in parte, nel tuo personaggio?

“Mi sono divertita molto a interpretare questo ruolo, nonostante non mi ci rispecchi molto, essendo ovviamente distante dalla mia persona, dato che si tratta di una creatura magica di migliaia di anni che si risveglia e fa delle profezie a Macbeth. Nonostante questo, però, è stato molto bello distaccarsi dalla realtà, dal mio corpo di ragazza e provare a entrare in questo personaggio ricreando le sue azioni e il suo modo di parlare.”

Hai trovato difficoltà nello studio del copione?

“Per quanto riguarda la memoria, non ho avuto molte difficoltà nello studio del copione, perchè non si trattava di un testo molto lungo. La cosa più difficile probabilmente è stato il fatto che le streghe, dovendo fare profezie e dovendo recitare formule magiche, facevano dei discorsi un po’ distaccati da tutto il resto dello spettacolo, e quindi si è trattato di studiare frasi sconnesse fra loro ed era quindi importante dare senso a ogni singola parola per la buona riuscita dello spettacolo. Infine è stato fondamentale far parte di un gruppo molto unito, infatti ci siamo spesso aiutati a vicenda nella ricerca del nostro personaggio.”


Lorenzo Benedetti, quali ruoli hai interpretato e quale hai preferito?

“Ho interpretato due ruoli: quello del portiere, che comprendeva il monologo da ubriaco e la staffetta, ovvero colui che avvisava Macbeth dell’arrivo della foresta. Mi sono piaciuti entrambi, ma sprattutto il primo perché ho avuto modo di confrontarmi con un altro me.”

È stato complicato dover imparare le parti di due personaggi?

“No, tutt’altro. Ho iniziato dal personaggio con più battute, imparandole a memoria e successivamente sono passato al secondo. La cosa più difficile non è stata la memoria, bensì il riuscire a immedesimarsi in due personaggi così diversi.”

Gaia Giovannini (Ecate, regina delle streghe), raccontaci la tua esperienza teatro.

“È un’esperienza bellissima, perché si crea sempre un gruppo in cui le persone sono disposte ad aiutarsi, dal semplice allacciarsi il costume dietro le quinte, al ripassare le battute. Si tratta di un’esperienza che in più aiuta a togliersi alcune insicurezze, perché comunque ci siamo ritrovati su un palco davanti a duecento persone, e che quindi consiglio a tutti, anche se impegnativa.”

 

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