« Questo teatro edificato a spese del Comune e dedicato al nome immortale di VINCENZO BELLINI fu solennemente aperto la sera del X Novembre MDCCCLXXXII ad ammaestramento e sollazzo del popolo e a perenne decoro della città.»

Così scriveva Mario Rapisardi, ma il perenne decoro oggi non sembra più tale.

Il Teatro Massimo Vincenzo Bellini fu inaugurato nel 1890 e escluse le pause determinate dalla guerre è sempre stato in attività, ma quello che da anni era solo un incubo lontano, ora sembrerebbe essere ben vicino e concreto. Non solo il teatro, ma anche tutti i suoi lavoratori sembrano arrivati ai titoli di coda, dopo una storia più che centenaria di opere, concerti e successi.


Prima gestito a livello comunale, dal 1986 con la legge regionale n. 19 la Regione decide di istituire l’Ente lirico autonomo regionale del Teatro Massimo Bellini come un ente pubblico e lirico regionale ed è l’unico considerato tale in Italia. Di conseguenza i fondi provengono al 90 % dalla Regione Sicilia, e il restante 10% dal FUS (fondo unico per lo spettacolo).

Dal 2009 a oggi la Regione Sicilia ha progressivamente diminuito i contributi, fino ad arrivare a dimezzare quella che era la parte iniziale. L’ ultimo contributo pieno è stato nel 2009 di 21,7 milioni di euro: da lì via via sempre a calare.

Anche se sulla carta il Teatro Bellini non è una fondazione nazionale, per le sue produzioni e per come lavora lo si potrebbe considerare tale senza alcun dubbio, infatti a  Catania si lavora con lo stesso numero di masse stabili (orchestra,coro,tecnici ecc…) di qualsiasi altro grande teatro e pure lo stesso numero di spettacoli messi in scena è lo stesso. Questo almeno finché il contributo era pieno, adesso la situazione è critica tanto da non poter più nemmeno garantire il posto a masse stabili e di conseguenza anche la produzione ne risente anche se finora è riuscita a reggere.

Su una pianta organica prevista di 400 persone per le masse stabili, e con un numero effettivo di partenza di circa 270 siamo scesi a poco meno di 200 e fra due anni questo numero vedrà un altro picco in calo.

Al momento ancora nulla sembra essere cambiato: la situazione è vincolata alla approvazione del bilancio regionale, che al momento non è ancora passato in quanto ciò avverrà il 13 Dicembre. Ma comunque si prevede un bilancio “zoppo” più che mai, perché la situazione economica, in tutta Italia del resto, è quella che è. Stando così le cose, Il Bellini sarà costretto inevitabilmente a chiudere poiché  gli enti pubblici per legge nazionale n. 118, devono fare un bilancio triennale e la regione Sicilia per questo triennio 19-20-21 ha assegnato rispettivamente contribuzioni per :

– 11,6 milioni di euro nel 2019,

– 8,9  per il 2020

– 0 per il 2021

Il che significa ovviamente chiusura certa e nemmeno la possibilità di fare il bilancio triennale perché con 0 nel 2021 il bilancio non potrà  mai andare in pareggio e di conseguenza, a meno che non avvengano modifiche da parte della Regione, la fine tragica diverrà realtà.

Ci si chiede quale possa essere il motivo di questo taglio di fondi a un teatro; se in più vediamo che ha un seguito pari a quello delle altre fondazioni, la cosa trova ancora meno senso. Se vogliamo fare un paragone solo a livello di dati tra una fondazione nazionale come quella del Teatro Massimo di Palermo le differenze saltano subito all’ occhio. Tenendo costo del piano triennale per Il Bellini, il Teatro Massimo di Palermo riceve dalla regione Sicilia circa 6,5 milioni, dal comune e dall’area metropolitana circa 3 milioni e della Stato oltre 14 milioni. Non si capisce perché a parità di pubblico e numeri, a Catania si lavori con meno della metà dei fondi.

Nel periodo che va dal 1986 (anno in cui si istituisce l’ente regionale) al 2009, hanno calcato il palcoscenico del Bellini i più grandi artisti della scena mondiale, a tutti i livelli: cantanti, registi e direttori d’orchestra sono passati dal Bellini. Per citarne alcuni Giuseppe Giacomini, Daniela Dessi, Leo Nucci, Ghena Dimitrova, Riccardo Muti, Stefano Ranzani, Daniel Oren, e ancora Hugo de Ana, Giuliana Montaldo, Michele Mirabella.

Tutto ciò fino appunto a qualche anno fa fino a quando per questioni finanziarie non è più stato possibile per il teatro permettersi il meglio, dovendo virare di conseguenza su cast, scenografie e regie di costi più bassi. Però guardando il lato positivo un vantaggio è stato ottenuto, il Bellini è il teatro che produce a più basso costo in campo della lirica in Italia.

L’opinione pubblica di Catania non era consapevole del problema fino a qualche settimana fa. È lo stesso teatro che sta diffondendo anche tramite i social media ciò che sta succedendo. In questo momento è presente un gruppo social che conta circa quarantamila iscritti. C’è l’ attenzione mass mediatica locale, ma purtroppo ancora ben poco a livello nazionale.

Forte è stato il sostegno degli altri teatri italiani, tra cui la Scala e Il Maggio Musicale Fiorentino: tutti hanno fatto un comunicato e lo hanno letto ad ogni spettacolo al pubblico, in sostegno del Bellini. Intanto su Youtube si moltiplicano gli appelli a favore del teatro.

Dopo tutto questo però il Teatro Massimo Vincenzo Bellini non si arrende e nel comunicato stampa dello scorso 31 Ottobre ha rilasciato quanto segue:


“Ricominciare nel segno e nel nome di Vincenzo Bellini. Con forte senso di orgoglio, identità, appartenenza, il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania si accinge a riprendere l’attività artistica e a rilanciare la ricca programmazione di opere e concerti prevista per il 2019.”

Il Leomagazine spera che la situazione possa risolversi al più presto nel migliore dei modi e che il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania possa tornare ai suoi anni d’oro. Ci stringiamo attorno a coloro che si vedono davanti un futuro incerto e contribuiscono alla vita dell’arte e della cultura italiana.

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