RIPARTE IL CALCIO

Dopo più di 3 mesi è ripartito il calcio con 3 sfide di alto livello, seguite da casa da 15 milioni di Italiani! Tutto questo è stato possibile grazie ad un lavoro continuo del ministro Spadafora e del presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Le partite viste fin’ora hanno evidenziato come diverse squadre siano alle prese con problemi sia atletici sia tecnici, probabilmente causati dal lungo stop sia di allenamenti che di partite.

Il clima allo stadio è totalmente diverso: si sente l’assenza del pubblico. Gli spalti vuoti, come raramente avevamo visto, hanno avuto un impatto sia sui giocatori sia su chi la vedeva da casa. Infatti data l’assenza di pubblico è stato possibile sentire ogni parola di allenatori e calciatori, un po’ come nel calcio di provincia. Da brividi è sicuramente stato anche il minuto di silenzio pre-partita per ricordare le vittime di Covid, con un silenzio spettrale in uno stadio come l’Olimpico sempre gremito di tifosi.

La scelta di mettere con una sorta di effetto ottico un pubblico virtuale nella finale ha fatto capire come sia diverso, anche solo come impatto visivo, la presenza del pubblico in un evento così seguito come la finale di Coppa Italia.


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LA PARTITA

In una partita che si preannunciava piena di emozioni per tutti, le emozioni sono state davvero poche. Sarri, che affrontava il suo passato, nella formazione iniziale ha preferito Cuadrado a Danilo proprio per dare una scossa ad un attacco che nella semifinale contro il Milan si era già mostrato troppo spento. Gattuso invece ha schierato i suoi con 3 cambi rispetto alla semifinale vinta con l’Inter: Meret in porta al posto dello squalificato Ospina, Mario Rui al posto di Hysay e Fabian Ruiz al posto di Elmas.

La partita ha davvero avuto poche emozioni: il Napoli si faceva attaccare da una Juve molto lontana da quella vista prima della pausa. La prima occasione è stata per la Juve con un recupero palla al limite dell’area di Dybala che ha messo la palla sul destro di Cristiano Ronaldo, che si è fatto parare il tiro da un ottimo Meret. Degna di nota è sicuramente la punizione di Lorenzo Insigne che, calciata molto bene, è andata a infrangersi sul palo con Buffon che comunque era sulla palla. Da segnalare la percussione di Demme nel finale che si è visto chiudere la porta da un Buffon che dimostra almeno 10 anni meno di quelli che l’anagrafe gli attribuisce. Sul finire del primo tempo il Napoli è iniziato a crescere e ad aumentare la velocità di gioco mentre la Juve dopo una mezz’ora ad un buon livello ha iniziato a mano a mano a calare. Nel secondo tempo i cambi fatti dai due allenatori si sono mostrati pressoché ininfluenti, fatta eccezione per Matteo Politano che è entrato bene in partita ed ha creato due occasioni da gol. Bernardeschi ancora una volta, così come Ramsey, si è dimostrato inutile e inadeguato alla causa bianconera: chiamato a dare una scossa, non è riuscito a combinare niente. Il secondo tempo, con diverse occasioni da goal per i partenopei, è terminato con la più grande occasione da goal di tutta la partita: sugli sviluppi di un calcio piazzato, il neoentrato Elmas ha staccato di testa verso la porta, Buffon ha respinto e sulla respinta 3 giocatori del Napoli a meno di un metro dalla porta bianconera non riescono a finalizzare. Ai rigori sbaglia incredibilmente Dybala, rigorista della Juve prima di CR7, e poi Danilo con un tiro alto sopra la traversa. Il gol vittoria del Napoli è realizzato da Milik che spiazza Buffon e porta la vittoria al Napoli.


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La Juventus di Maurizio Sarri, dopo una prestazione sottotono con il Milan in semifinale, si conferma all’Olimpico come una macchina da guerra ancora inceppata. Cristiano Ronaldo, nonostante la tensione che aveva dal riscaldamento, si ritrova come un pesce fuor d’acqua nell’attacco juventino e ancora lontano dai suoi standard; Pjanić, metronomo della Juve, non riesce mai o quasi mai a velocizzare la manovra bianconera, risultando il più delle volte troppo macchinoso; poche parole per descrivere la sontuosa prestazione di Buffon che ha mostrato che all’età di 42 anni sa ancora giocare ad altissimi livelli; Bentancur e Dybala probabilmente sono quelli più in forma di una Juve sottotono e fuori forma con un Douglas Costa che ormai conta più risonanze magnetiche che presenze, analisi confermata dallo stesso Sarri nella conferenza stampa post-partita che afferma come in questa Juve manchi il guizzo del campione che risolve le partite.

Il Napoli al contrario sembra aver perfettamente incamerato la filosofia di calcio di Gattuso fondata sul concetto mai vecchio di catenaccio e ripartenza veloce. Insigne ha confermato la buona condizione atletica della gara con l’Inter in cui aveva fornito uno splendido assist a Mertens, in omra contro la Juve, dopo uno scatto di 70 metri palla al piede; Demme si è dimostrato ancora una volta fondamentale negli schemi di Gattuso e ormai ha preso il posto di un irriconoscibile Allan subentrato nel finale; Fabian Ruiz mostra ancora qualche ruggine dovuta al lungo stop dovuto sia alla pandemia che all’infortunio muscolare; Meret si è dimostrato un ottimo portiere parando un rigore molto difficile a Dybala e con un ottimo intervento su tiro insidioso di Ronaldo a inizio partita.

Toccanti le dichiarazioni e il discorso alla squadra di Gattuso a fine partita così come il gesto del presidente della Juventus Andrea Agnelli che, accanto al presidente del Napoli De Laurentis, ha messo al collo dei giocatori del Napoli le medaglie, dimostrando ancora una volta di essere un uomo di sport prima che il presidente della Juventus.

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