•Ci troviamo ormai in una situazione abbastanza critica, la presenza del coronavirus ha cambiato del tutto il modo di trascorrere le nostre giornate. Ma pensiamo che mentre noi combattiamo la guerra contro la pandemia del covid-19 da ormai un anno, la Somalia, dopo quasi quindici anni, si ritrova ad andare incontro a una continua guerra contro un movimento giovanile estremista. Un gruppo terroristico che si fa chiamare Al-Shabaab, (tradotto: “la gioventù”).


Creata dopo la fine dell’unione delle due corti islamiche, il gruppo degli al-Shabaab, è un’organizzazione giovanile che da anni è contro il governo della capitale somala, Mogadiscio. Il loro intento è quello di creare uno stato autonomo così da essere liberi di dettare le proprie leggi negando la pace alla Somalia. Il capo del giovane gruppo è Hamad Omar e il suo obbiettivo è quello di riprendersi le terre che inizialmente facevano parte del territorio Islamico. Tale gruppo terroristico, composto da veri e propri pirati che mettono continuamente in pericolo il paese africano, nacque a seguito dell’anarchia che da decenni governa la Somalia, ed è proprio questo che spinge il  gruppo alla libertà di agire.


Armati di mitragliatrici e svariate armi, i pirati della Somalia, prendono spesso in ostaggio i capitani delle navi (spesso navi americane) che attraversano le acque Somale, in cambio di un prezzo scelto da loro. Le acque che circondano la Somalia da anni vengono utilizzate come discariche di rifiuti da altri paesi e questo di sicuro non ha aiutato a placare l’ira dei pirati.
Il paese oltre al terrorismo deve andare incontro ad altri problemi interni come la povertà, i cambiamenti climatici e la pandemia globale (oltre alle svariate malattie che colpiscono ogni anno). Un mondo dove prevale la legge del più forte, un mondo che per noi è quasi inimmaginabile nonostante faccia parte del nostro stesso mondo.

 All’interno del gruppo terroristico, però, ci sono stati alcuni cambiamenti. Infatti nel 2017 in una conferenza stampa nell’hotel di Mogadiscio un ex componente dell’organizzazione Al-Shabaab dichiara di essersi completamente distaccato dal mondo del terrorismo con testuali parole: “ho lasciato Al-Shabaab 5 anni e 7 mesi fa e faccio appello ai militanti affinché facciano lo stesso. Ho rotto con Al-Shabaab per disaccordi e visioni divergenti rispetto al loro credo, che non serve né alla causa dell’islam, né a quello della gente, nè a quella di questo paese. ringrazio, inoltre, il governo ed i suoi alleati a livello internazionale per il ruolo svolto nel poter arrivare a questo punto.”


 Adesso non resta che porci una domanda: Se tali atti non vengono suggeriti dalla religione, perché le persone fanno attentati in nome di quest’ultima? Non è semplice rispondere a questa domanda ma oggi viene usato un termine preciso. Si tratta di terrorismo religioso ovvero un tipo di violenza religiosa in cui il terrorismo viene utilizzato per fini religiosi o comunque influenzati dall’identità religiosa. In altre parole gli atti compiuti vengono quasi giustificati dalle parole contenute in un libro sacro.  
Tutto ciò ci fa capire il mondo in cui viviamo e la diversità del modo di pensare delle persone. Una terra che tutti noi condividiamo ma nonostante ciò ognuno di noi vuole distinguersi dall’altro.

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