Maggio 1993

“Il rumore dei vetri sotto i piedi, il  cigolio degli infissi, il tonfo sordo dei mattoni accantonati. Poi il silenzio, silenzio e lacrime, ma ci sono le moli incongrue delle unità mobili televisive , le parabole puntate verso i satelliti, e gli ingombri dei mezzi di soccorso affiancati gli uni agli altri, appena utilizzati o in procinto di esserlo. Ci sono le transenne, all’imbocco di via Lambertesca, che proteggono il lavoro di un’autoscala dei pompieri, in cima alla quale i vigili lavorano con cautela, e si passano manoscritti antichi  estratti dalle rovine dall’Accademia dei Georgofili. Tutt’intorno, stretto a ridosso dell’area colpita, si avverte l’abbraccio della città, e si odono gli echi degli slogan provenienti dai cortei che l’attraversano in lungo e in largo. Sembra davvero di non esserci mai stati, a Firenze, né nati né vissuti: sembra a tutti così, perché in fondo è così, questa non è più Firenze.”

Così scrivevano i giornali nelle ore successive all’esplosione dell’autobomba imbottita con circa 277 chilogrammi di esplosivo, la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 alle ore 1:04 in via dei Georgofili, nel pieno centro di Firenze. L’esplosione provocò la morte di ben cinque persone, 48 feriti e 12 ettari di città danneggiata. Oggi, 28 anni dopo il terribile giorno, ricordiamo i nomi dei deceduti: i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le due figlie Nadia Nencioni e Caterina Nencioni, e lo studente ventiduenne Dario Capolicchio.  

La torre del Pulci venne quasi completamente distrutta e la Galleria degli Uffizi subì notevoli danni: tre dipinti furono perduti per sempre e 173  opere danneggiate, insieme a 42 busti e 16 statue anch’essi rovinati. Per fortuna si salvarono i capolavori di Michelangelo, Raffaello e Botticelli , simboli della Galleria.

Come anche scritto nel capitolo secondo della sentenza di primo grado del 6.06.1998 l’attentato di Via dei Georgofili fa parte di una scia di stragi che aveva come obiettivo quello di destabilizzare il funzionamento delle istituzioni democratiche e la vita civile del paese.

Tutto ebbe inizio con l’uccisione del parlamentare europeo ed ex sindaco di Palermo Salvo Lima il 12 Marzo 1992. Il 23 maggio ci fu l’attentato terroristico-mafioso di Capaci dove venne ucciso il magistrato antimafia Giovanni Falcone con sua moglie e tre agenti di scorta. Due mesi più tardi, il 19 luglio, venne ucciso il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Questi ultimi tre fatti sconcertanti fungono da “anticamera” e preannunciano gli attentati del 1993.

Il 14 maggio del 1993 un’autobomba esplose a Roma in via Fauro  poco dopo il passaggio della vettura del giornalista Maurizio Costanzo che rimase illeso. Poi il 27 maggio toccò a Firenze con l’attentato di via dei Georgofili. Nei giorni 27 e 28 luglio venne colpita Milano in via Palestro e due Chiese di Roma, San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. Il 23 Gennaio del 1994 – per concomitanze non ancora chiare alle carte – non fu portata a termine l’esplosione di una bomba imbottita con oltre 120 chili di esplosivi, parcheggiata nelle vicinanze dello Stadio Olimpico a Roma; sarebbe potuta essere la strage più devastante. A Formello, paese della provincia romana, il 14 aprile venne invece ritrovato dell’esplosivo sotto il ciglio di una strada dove solitamente passava il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno; attentato sfatato?

A questi seguirono trent’anni circa di indagini, depistaggi e conclusioni mai soddisfacenti…

Grazie all’impegno di magistrati coraggiosi, tra cui Gabriele Chelazzi e Pier Luigi Vigna, l’inchiesta giudiziaria acquisì la certezza che la strage di Via dei Georgofili , come le altre già elencate, fu di natura mafiosa. L’obiettivo  di Cosa Nostra fu la precisa volontà di condizionare la vita politica italiana – a cui seguì la cosiddetta trattativa Stato-mafia – per ottenere privilegi  per i boss detenuti nelle carceri di massima sicurezza.  Ancora si attende una completa e esaustiva ricostruzione storica e politica di quei tragici eventi, anche se un ulteriore importante passo avanti è stato fatto grazie alla sentenza di Palermo proprio sulla trattativa Stato-mafia.

Per quanto riguarda Firenze , la città rispose immediatamente all’attentato con una mobilitazione compatta e unitaria. Ogni anno la strage viene ricordata con una cerimonia che si svolge nella notte tra il 26 e il 27 maggio e con altre iniziative promosse e sostenute dall’Associazione che raccoglie i familiari delle vittime.

Ieri, 26 maggio 2021, le commemorazioni sono cominciate alle  ore 16 con il Webinar dall’auditorium di Santa Apollonia; la celebrazione è proseguita alle 19:30 nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio con interventi istituzionali e contributi artistico-culturali; il tutto si è concluso con un corteo silenzioso partito da Palazzo Vecchio fino al punto esatto dell’esplosione con la deposizione di una corona floreale alle 1:04 del 27 maggio.

Al Webinar pomeridiano ci sono stati i saluti istituzionali del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dell’assessore alla legalità regione Toscana, Stefano Ciuoffo, del sindaco di Firenze Dario Nardella e dell’assessore alla legalità del Comune di Firenze, Alessandro Martini. Poi i relatori Federico Cafiero De Raho –  procuratore Nazionale antimafia – , Giuseppe Creazzo –  Procuratore capo di Firenze – , Luca Guido Tescaroli –  procuratore aggiunto di Firenze –  e Danilo Ammannato –  legale dell’Associazione familiari Vittime Strage Georgofili – , hanno analizzato e ricordato le stragi del 1993 e le sentenze ad esse collegate.                                                                                          

Infine, dopo l’intervento del presidente dell’Associazione  familiari delle vittime di Via dei Georgofili, Luigi Dainelli , la redazione del LeoMagazine del Liceo Scientifico statale Leonardo Da Vinci, guidata dal Prof. Domenico Del Nero,  dal caporedattore Edoardo Benelli e dagli studenti-collaboratori, Edoardo Di Rocco, Filippo Sanzò, Tommaso Bertellini, Alice Bertini, Giulio Nastri, Valentino Masetti e Claudio Piazzai ha presentato un Video commemorativo ed esplicativo della strage con diverse interviste.  Queste  interviste hanno riguardato Maurizio Gori (ex poliziotto),il Dott. Giovanni Pallanti (ex vicesindaco di Firenze), l’Avv. Danilo Ammannato (legale dell’Associazione familiari Vittime Strage Georgofili) e i due testimoni diretti Massimo Masetti e Pierluigi Prosperi.

Le celebrazioni sono poi proseguite in Palazzo Vecchio e alla ora esatta dell’esplosione, dopo l’una di notte, è stata deposta come tutti gli anni una corona commemorativa sul luogo dell’esplosione. Durante la cerimonia in Palazzo Vecchio è stata proiettata la bellissima lettura teatrale del LeonLab, il laboratorio teatrale del liceo da Vinci curato prima dalla prof. Lucia Manfredi, oggi dalle prof. Livia Morescalchi e Chiara Masini, che ricostruisce l’attentato in forma drammatica, con colloqui tra gli autori della strage, realizzata alla loggia dei Lanzi: “Sguardi di guerra in tempo di pace” del drammaturgo fiorentino Eugenio Niccolini, attraverso cui la notte dei Georgofili rivive con gli studenti del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze. Le riprese sono state realizzate da Luca Dal Canto, regista, videomaker e video editor, che collabora con il LeonLab.

Con oggi sono passati ben 28 anni, ovvero 10220 giorni, dall’esplosione che sconquassò quella che sembrava una tranquilla notte fiorentina, sotto la Torre de’ Pulci nel centro storico della città; la verità non è del tutto venuta a galla. QUESTO È INACCETTABILE!!!

<<…Il diritto alla verità è un diritto fondamentale, è la base/il perno/ il pilastro della nostra democrazia e della nostra Costituzione, è un diritto sovrannazionale, anche la corte europea dei diritti dell’uomo difende il diritto alla verità ; è un diritto, un vero e proprio diritto al quale non si può venir meno… >> così conclude il suo intervento il Procuratore Cafiero De Raho.

Da qui l’importanza di una divulgazione della storia – se pur incompleta –  che punti ad una verità piena, se mai ci sarà…

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