Il 3 maggio 2022 è stata rinvenuto a Roma un nuovo tesoro archeologico, nel quartiere dell’Appio Latino, durante alcuni scavi effettuati a pochi passi dalla via Luigi Tosti: sono stati scoperti tre piccoli mausolei risalenti ad oltre 1900 anni fa. 

La società Acea li ha scoperti durante un lavoro di bonifica idrica e ha subito avvisato la Soprintendenza del Ministero della Cultura che si occupa della scoperta e tutela dei beni archeologici. 

Gli archeologi hanno portato alla luce un’ara funeraria in marmo bianco, dei frammenti di un sarcofago ed un colombario.

Il reperto che sul momento è parso più significativo dal punto di vista storico è l’ara funeraria in marmo bianco. È stata trovata in ottime condizioni, tanto che è stato subito possibile apprezzare anche i più piccoli particolari, tra cui una decorazione nella parte alta, raffigurante della frutta. 

Ancor più importante è la seguente iscrizione in latino presente su di essa: “Valeria P F Laeta vixit annis XIII m VII” traducibile in “Valeria Laeta figlia di P. visse 13 anni e 7 mesi“.

Grazie ad essa è stato possibile comprendere il periodo in cui è vissuta Valeria, ovvero il II secolo d.c., e che ella è morta in giovane età. Ciò ci indica chiaramente che i genitori e familiari di Valeria furono molto colpiti da questo triste evento, tanto da dedicarle una tomba di particolare pregio e fattura.

Del sarcofago sono stati rinvenuti solo alcuni frammenti che fanno presumere che potesse trattarsi di un sarcofago di Lenòs in marmo bianco a forma di vasca con angoli stondati. Su di esso è presente un bassorilievo raffigurante una battuta di caccia con una leonessa a sinistra del cavallo del cacciatore – purtroppo dell’animalerimangono visibili solo le zampe anteriori. Alla sua destra è invece presente un mastino nell’atto di inseguire la belva.

L’ultimo reperto rinvenuto è il colombario che, a differenza degli altri due reperti, è stato realizzato in tufo. Non ci stupisce affatto l’utilizzo del tufo in quanto insieme al travertino è stato uno dei materiali più utilizzati dall’antica popolazione latina, sia per la vicinanza delle cave da cui lo estraevano che per la leggerezza del tufo. Esso raggiunge appena i quattro metri per tre ed è ricoperto da un paramento in mattoni detto “opus latericium” che tradotto significa “costruzione in mattoni”. 

I primi studi hanno evidenziato che le pareti del manufatto erano probabilmente rivestite di intonaco dipinto di giallo e rosso per assomigliare a delle lastre marmoree. L’edificio è stato trovatofortemente danneggiato.

Gli studiosi hanno ipotizzato che le tombe potessero appartenere alla grande Necropoli della via latina. Lì vicino difatti è situato l’ipogeo di via Dino Compagni, che è una famosa catacomba scoperta nel 1956.

Tutti i materiali scoperti sono stati prelevati e collocati nel deposito della Soprintendenza per proteggerli da possibili rischi di furti; nonostante sino ancora oggetto di studio, da una valutazione preliminare e dalla scritta rinvenuta è già possibile datare i ritrovamenti al II secolo dopo Cristo.

È affascinante pensare che ancora oggi a quasi due millenni di distanza, in una metropoli fortemente urbanizzata, in occasione di semplici scavi per la realizzazione di lavori pubblici, possano essere ritrovati reperti di particolare interesse storico culturale e questa è una delle particolarità che rende l’Italia un paese unico al mondo.

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